Intervento di Marco Mascia in ricordo del Professor Antonio Papisca pronunciato al termine della Messa nel Duomo di Padova, 19 maggio 2017
Chi vi parla ha avuto il privilegio di lavorare per oltre 30 anni a fianco del professor Antonio Papisca, emerito dell’Università di Padova, e di beneficiare della sua scienza, della sua sconfinata cultura, anche teologica, della sua intensa umanità, della sua incondizionata fede in Dio, del suo amore per la musica, dei suoi sorrisi. Ringrazio il Signore per questo grande dono che mi confonde nella mia pochezza. Ricordare Antonio Papisca mi carica di responsabilità.
I suoi primi passi li ha mossi come Presidente della GIAC parrocchiale a Reggio Calabria per poi entrare a far parte della Presidenza centrale ed essere eletto nel dicembre del 1959, a Buenos Aires, al termine dell’Assemblea Generale della Fédération Internationale de la Jeunesse Catholique (FIJC), Segretario Generale della Federazione.
Assistente ordinario di Organizzazione internazionale presso l’Università di Parma nel 1965, dove nel 1968 durante le contestazioni ha fondato il coro “Ildebrando Pizzetti”, e poco dopo Libero Docente di Diritto internazionale e professore incaricato presso le Università di Parma e di Catania.
Nel 1966 è partito per New York, dove è rimasto per un anno, con una fellowship intitolata ad “Adlai Stevenson”, presso l’UNITAR, l’Istituto delle Nazioni Unite per la formazione e la ricerca.
Nel 1971, sotto la guida del suo padre spirituale, l'Arcivescovo di Reggio Calabria Mons. Giovanni Ferro, ha fondato e diretto per diversi anni l’Istituto Superiore Europeo di Studi Politici (ISESP) di Reggio Calabria, e nel 1976 il Centro di Documentazione Europea, CDE, presso lo stesso Istituto.
Nel 1975 ha vinto il concorso per la cattedra di Scienza Politica-Relazioni internazionali nella Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Catania. E’ stato chiamato a Padova nel 1978 a ricoprire presso la Facoltà di Scienze Politiche la cattedra di Relazioni Internazionali e nel 1980 fu eletto Preside.
Nell’Università di Padova ha insegnato Tutela internazionale dei diritti umani e Organizzazione internazionale dei diritti umani e della pace. E’ stato titolare della Cattedra Unesco “Diritti Umani, Democrazia e Pace”, professore Jean Monnet ad honorem, Direttore della Rivista “Pace diritti umani – Peace human rights”, Direttore dell’”Annuario italiano dei diritti umani”. Ha fondato e coordinato per dodici anni (1983-1995) il Dottorato di ricerca in Relazioni Internazionali. Ha fondato nel 1982 il Concentus Musicus Patavinus dell’Università di Padova.
Con la creazione nel 1982 del Centro Diritti Umani, nel 1985 del Corso (annuale) di perfezionamento sui diritti della persona e dei popoli, nel 1988 della Scuola (triennale) di specializzazione in Istituzioni e tecniche di tutela dei diritti umani e nel 1997 del Master europeo in diritti umani e democratizzazione al quale oggi aderiscono 41 prestigiose università europee, l’appello contenuto nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani di promuovere “con l’insegnamento e l’educazione” il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali veniva istituzionalmente raccolto e incardinato nell’antico Ateneo patavino il cui celebre motto è Universa universis patavina libertas.
Oggi, grazie al suo impegno, è attiva nell’Università di Padova un’intera filiera formativa dedicata alle relazioni internazionali e ai diritti umani: la Laurea triennale in Scienze politiche, relazioni internazionali, diritti umani, la Laurea magistrale in Human Rights and Multi-level Governance, il Dottorato internazionale in Human Rights, Society, and Multi-level Governance.
L’obiettivo strategico di inserire nell’ordinamento universitario italiano l’insegnamento dei diritti umani è raggiunto.
Convinto federalista, Antonio Papisca nel 1975 ha fatto parte del Gruppo di esperti del Primo Ministro del Belgio Leo Tindemans per la preparazione del “Rapporto sull’Unione Europea” e nel 1982 la Facoltà di Scienze Politiche di Padova su sua proposta ha conferito la laurea honoris causa ad Altiero Spinelli. Nel 1989 ha dato vita all’Associazione Universitaria di Studi Europei e, fin dalla sua istituzione nel 1990, è stato membro del Consiglio universitario europeo per il Programma Jean Monnet dell’Unione Europea (Bruxelles).
A partire dal 2002 ha contribuito alla riflessione della Commissione Europea sul dialogo interculturale come strumento utile all’arricchimento dei diritti umani e alla conoscenza e comprensione reciproca tra i paesi dell’Unione e i paesi dall’area mediterranea e del Medioriente. Per il suo impegno in questo settore la Commissione europea nel 2007 gli ha attribuito il riconoscimento “Jean Monnet Successful Stories”.
In omaggio alla verità, nel 2004 su sua proposta la Facoltà di Scienze politiche ha conferito la laurea honoris causa ad Hans Blix già Direttore della Missione di ispezione delle Nazioni Unite in Iraq.
Il suo lavoro di ricerca si è distinto per la particolare attenzione portata alla tematica dell’organizzazione internazionale, delle Nazioni Unite e dell’integrazione europea in particolare. Gli studi politologici sull’integrazione europea lo hanno portato ad occuparsi del tema della democrazia internazionale e a quello strettamente correlato dei diritti umani e dell’ordine mondiale. Più recenti sono i suoi lavori sulla cittadinanza plurale ed inclusiva, la city diplomacy, la multi-level governance.
Antonio Papisca, Maestro di scienza e di vita, ha saputo unire il rigore scientifico con l’impegno civile. Ha fatto parte del Gruppo di Esperti UNESCO “per la elucidazione di idee e principi relativi ai diritti dei popoli” (Parigi, 1989), nonché membro del Gruppo dei nove Esperti nominati dal Ministro degli Affari Esteri per la preparazione dello Statuto del Tribunale Internazionale per i crimini nella ex Jugoslavia (1993) e del gruppo di lavoro del MIUR per l’insegnamento “Cittadinanza e Costituzione” (2009). E’ stato membro del Consiglio Scientifico della Società Italiana per l’Organizzazione Internazionale (SIOI) e tra i soci fondatori della Società Italiana di Scienza Politica (1981), di cui è stato membro del primo Comitato direttivo. E’ stato altresì membro dell’Istituto Affari Internazionali (1978-1984), membro onorario del Comitato Consultivo dei Diritti Umani della SIOI e del Centro Internazionale di Studi Gentiliani.
Nel 1988 Antonio Papisca ha dato il suo contributo al Consiglio regionale del Veneto nella preparazione della prima legge regionale in italiana dedicata alla pace e ai diritti umani, la legge 30 marzo 1988, n. 18 “Interventi regionali per la promozione di una cultura di pace”, che diventerà paradigmatica per analoghe leggi adottate da altre regioni italiane, in particolare alla stesura dell’art. 1, il cui testo recita:
“1. La Regione del Veneto, in coerenza con i principi costituzionali che sanciscono il ripudio della guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali, la promozione dei diritti umani, delle libertà democratiche e della cooperazione internazionale, riconosce nella pace un diritto fondamentale degli uomini e dei popoli. 2. A tal fine promuove la cultura della pace mediante iniziative culturali e di ricerca, di educazione, di cooperazione e di informazione che tendono a fare del Veneto una terra di pace. 3.Per il conseguimento di questi obiettivi la Regione assume iniziative dirette e favorisce interventi di enti locali, organismi associativi, istituzioni culturali, gruppi di volontariato e di cooperazione internazionale presenti nella Regione”.
Nel 1991 insieme a Padre Ernesto Balducci ha lanciato da Perugia la campagna per l'inserimento della norma "pace-diritti umani" negli statuti di Comuni, Province e Regioni italiane, promuovendo l'impegno per la via istituzionale alla pace e per la city diplomacy degli Enti Locali e delle Regioni. L’anno successivo allo scoppio della prima guerra nel Golfo con l’Appello per la pace e la democratizzazione dell’ONU (che ha tra i suoi primi firmatari Norberto Bobbio e don Tonino Bello), promosso dall'Associazione per la pace e redatto dal Centro Diritti Umani all’insegna di “L’ONU che vogliamo è l’ONU dei popoli, non l’ONU degli stati sovrani armati”, ha preso avvio una massiccia mobilitazione per denunciare la violazione della Carta delle Nazioni Unite e del Diritto internazionale dei diritti umani, il Diritto della dignità umana.
Antonio Papisca è stato un intellettuale impegnato come pochi altri nelle organizzazioni e nei movimenti transnazionali di società civile solidarista. Un “persuaso” per usare una espressione di Aldo Capitini. Uno Human Rights Defender. Negli anni ottanta ha ispirato e dato spessore teorico alle posizioni innovative della Sezione italiana di Amnesty International, dialogando con il Presidente di allora, Cesare Pogliano, suo amico personale. Ha fatto parte del Consiglio scientifico della Fondazione “E. Zancan” guidata da Mons. Giovanni Nervo, fondatore della Caritas italiana. E’ stato membro del Consiglio direttivo di Mani Tese, partecipando attivamente alle attività formative dell'associazione. E’ stato responsabile della Commissione Diritti Umani della “Helsinki Citizens Assembly”, fondata da Vaclav Havel nel 1990. Nel 1996 ha partecipato alla costituzione della Tavola della Pace avvenuta all’interno del Sacro Convento di Assisi con la fraterna ospitalità del Custode, p. Nicola Giandomenico.
Con la Tavola della Pace, ha scritto Papisca, il movimento pacifista in Italia fa un considerevole balzo in avanti nel manifestarsi quale soggetto di società civile capace di attivare sinergismi per la costruzione di una nuova cultura politica, segnata dall’orientamento all’azione, da una forte dimensione internazionale, da una altrettanto forte sensibilità per il destino delle istituzioni, e, soprattutto, dal solido ancoraggio al paradigma etico-giuridico dei diritti umani internazionalmente riconosciuti.
Con i suoi scritti e le sue idee Antonio Papisca ha accompagnato i Beati i Costruttori di Pace che rompevano l’assedio di Sarajevo, gli obiettori di coscienza della Comunità Papa Giovanni XXIII che partivano per la ex Jugoslavia, la Tavola della pace e il Coordinamento nazionale degli Enti Locali per la pace e i diritti umani nelle Assemblee dell’ONU dei Popoli e nella marcia per la pace Perugia-Assisi, la Fondazione Opera Campana dei Caduti di Rovereto nella creazione della Università Internazionale delle Istituzioni dei Popoli per la Pace, l’UNICEF a scrivere la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del bambino, il movimento globale delle persone con disabilità a scrivere la convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, i Difensori civici nella elucidazione del loro ruolo di magistrati naturali dei diritti umani; gli enti del servizio civile e le associazioni pacifiste nel promuovere l’esperienza dei Corpi civili di pace ...
Come ogni grande Maestro attorno alle sue idee ha costruito una Scuola frequentata da studenti, insegnanti, amministratori locali, volontari.
Non si risparmiava, andava a parlare nelle scuole, nelle università, nelle parrocchie, nelle associazioni di volontariato, nei consigli comunali ...
Il suo ultimo grande impegno è stato il lancio in Italia di una capillare campagna a sostegno del lavoro del Consiglio Diritti Umani delle Nazioni Unite per il riconoscimento della pace come diritto fondamentale della persona e dei popoli.
Ha improntato la sua missione accademica ad un approccio assio-pratico, che significa coniugare insieme valori e azioni concrete.
Di fronte al singolo caso umano o ad un avvenimento sociale, sapeva tradurre le sue conoscenze culturali e scientifiche in consigli di vita, in azioni di servizio alla persona, in vibranti denunce contro le prevaricazioni dei potenti, in strenue prese di posizione contro la guerra, a difesa della pace, della dignità umana, dei diritti dei più deboli e vulnerabili. Stava a disagio coi potenti. Era un uomo libero.
La visione di Antonio Papisca era quella di un umanesimo integrale da realizzarsi nello spazio dilatato dei diritti umani internazionalmente riconosciuti, nella costante tensione a costruire un ordine di pace, dalla Città all’ONU, in cui vita e pace, stato di diritto e stato sociale sono assunti come due facce della stessa medaglia. Interdipendenti e indivisibili.
Ricordava sempre che i diritti umani esistono anche senza le istituzioni, le precedono, ma senza le istituzioni non c’è la garanzia. La sua ultima opera l’ha intitolata “Noi, diritti umani. Rappresentazione di dignità umana et di pace”.
Scriveva: “Ovunque si attenti alla vita e alla libertà, non importa in quale parte della terra, là si leva il grido: diritti umani. E’ la coscienza profonda dei membri della famiglia umana che si fa tribunale supremo”.
Antonio Papisca pensava strategicamente a come far penetrare nei giovani una cultura civica e politica nuova, glocale, saldamente ancorata a valori umani universali, quali la dignità della persona, la solidarietà, la giustizia economica e sociale, la democrazia interna e internazionale, la pace positiva, la nonviolenza.
Ci ha insegnato che i valori non sono un optional, che l'educazione è lo strumento primario per promuovere il rispetto dei diritti umani e la cittadinanza plurale e inclusiva, che il multilateralismo e la democrazia internazionale sono l’unica via per fermare le guerre, che il diritto deve prevalere sulla forza, che la lotta per la promozione dei diritti umani non ha confini.
E’ stato un professore molto amato dagli studenti. Le mail che ho ricevuto in questi giorni non si contano. Una studentessa in ricordo del professore Papisca ha scritto: “Quando interrogava non era lì per darci un voto ma era lì per ascoltarci e confrontarsi con noi”. Un altro studente “Il fatto accaduto ieri è stata una doccia congelata per moltissimi di noi, sconvolti che una persona come il professor Papisca non avesse acquisito anche il dono dell'immortalità. Rimarrà vivo, eccome, il suo pensiero”. Così un suo laureato: “a me Papisca ha cambiato la vita e le prospettive! Le sue idee me le porto nel cuore”.
L'impegno che tutti insieme assumiamo è di continuare - sulla via tracciata dal nostro indimenticabile Maestro Antonio Papisca – a lottare per la realizzazione di quel Nuovo ordine internazionale democratico, panumano, che lui aveva disegnato con i suoi scritti e il suo pensiero.
E’ una perdita immensa per la famiglia, per la comunità scientifica, per la Chiesa, per il movimento transnazionale per la pace e i diritti umani. Ci danno conforto le parole di Papa Francesco all'udienza generale dell’altro giorno incentrata su Maria Maddalena Apostola della Speranza, quando afferma: "I legami più autentici non sono spezzati nemmeno dalla morte: c’è chi continua a voler bene, anche se la persona amata se n’è andata per sempre".
Grazie Antonio, operatore di pace, figlio di Dio.