Iran: gli esperti dell’ONU individuano una violazione dei diritti umani nelle disposizioni previste dalla nuova Legge sulla Protezione della Famiglia attraverso la Promozione della Cultura della Castità e del Hijab
Nel dicembre scorso nello stato iraniano è entrata in vigore la Legge sulla Protezione della Famiglia attraverso la Promozione della Cultura della Castità e del Hijab, che inasprisce ulteriormente le sanzioni economiche e la pena detentiva già previste dal Codice Penale Islamico, rendendo le prime più gravose e aumentando la durata della seconda fino a 15 anni di reclusione, per tutte le persone maggiori di 12 anni che si astengano dall’indossare l’hijab, incoraggino la nudità o abbiano un abbigliamento non consono. Introduce inoltre la pena di morte per il reato di “corruzione in terra”.
Numerosi esperti indipendenti delle Nazioni Unite* non hanno esitato a denunciarne gli aspetti problematici che rappresentano una minaccia per i diritti umani e la libertà delle cittadine e dei cittadini iraniani. Nello specifico la legge va a ledere i diritti fondamentali delle donne privandole della possibilità di autodeterminarsi, della propria privacy e sicurezza e delle loro libertà di espressione e religiosa, attraverso un maggiore controllo da parte dello stato sui loro corpi, e l’imposizione e la diffusione capillare di valori propri della cosiddetta “cultura della castità” e di un’idea di famiglia patriarcale. Secondo gli esperti ciò contribuirà a peggiorare la condizione delle donne esposte ad una crescente violenza, e a rendere ancor più strutturalmente discriminatoria e segregata la società iraniana.
Infine la legge attribuisce ai civili la facoltà di denunciare i casi di mancata ottemperanza, danneggiando le relazioni di fiducia interne alle singole comunità. Dinanzi a tali violazioni dei diritti umani fondamentali, gli esperti hanno esortato il governo iraniano ad agire urgentemente verso l’abrogazione di tale norma.
*Gli esperti ONU che si sono espressi sono: Mai Sato, Special Rapporteur sulla situazione dei Diritti Umani nella Repubblica Islamica dell’Iran; Nazila Ghanea, Special Rapporteur sulla libertà di religione o credo; Reem Alsalem, Special Rapporteur sulla violenza contro donne e ragazze, le sue cause e conseguenze; Laura Nyirinkindi, Claudia Flores, Dorothy Estrada Tanck, Ivana Krstić, and Haina Lu, componenti del Working group sulla discriminazione contro donne e ragazze; Alexandra Xanthaki, Special Rapporteur nel campo dei diritti culturali; Irene Khan, Special Rapporteur sul diritto di libertà di opinion ed espressione.