L’ingiustizia economica e climatica nel Rapporto annuale di Amnesty International 2025

A fine aprile 2025 è stato pubblicato il Rapporto annuale di Amnesty International 2024-25 sulla situazione dei diritti umani nel mondo, tra i temi trattati c’è anche quello dell'ingiustizia economica e climatica che rappresenta una delle sfide più pressanti del nostro tempo, con implicazioni profonde per i diritti umani, l'equità globale e la sostenibilità del nostro pianeta. Il quadro delineato nel rapporto evidenzia una serie di problematiche interconnesse che richiedono un'azione urgente e coordinata a livello internazionale.
Il cambiamento climatico sta accelerando a un ritmo allarmante, con il mondo che si avvia verso un riscaldamento di 3°C entro la fine del secolo, ben oltre l'obiettivo di 1,5°C stabilito dall'Accordo di Parigi. Già nel 2024, gli effetti del cambiamento climatico sono stati devastanti, con un aumento di eventi meteorologici estremi come uragani, cicloni, incendi boschivi e inondazioni. Questi disastri hanno causato un numero crescente di morti, sfollamenti forzati e carestie, violando i diritti umani fondamentali di milioni di persone.
Le inondazioni in Bangladesh e India nel 2024 hanno sfollato centinaia di migliaia di persone, mentre in Africa il cambiamento climatico ha costretto sempre più persone ad abbandonare le proprie case, esacerbando le crisi di sfollamento già esistenti. Questi eventi dimostrano che i costi umani del cambiamento climatico sono già inaccettabilmente elevati, anche ai livelli di riscaldamento attuali.
Nonostante l'urgenza della situazione, molti governi continuano a perseguire politiche economiche che danneggiano l'ambiente e i diritti umani. Investimenti in settori come l'industria dei combustibili fossili, spesso scarsamente regolamentati, incoraggiano le aziende a massimizzare i profitti a scapito dei diritti umani e dell'ambiente. I governi hanno continuato a fornire sussidi significativi all'industria dei combustibili fossili, nonostante il suo ruolo centrale nel causare danni ai diritti umani a livello globale.
Inoltre, alcune soluzioni proposte per affrontare la crisi climatica, come la cattura e lo stoccaggio del carbonio e la produzione di idrogeno, potrebbero comportare ulteriori violazioni dei diritti umani nella loro implementazione. Progetti di sviluppo su larga scala, come quelli turistici, hanno in alcuni casi portato a sgomberi forzati, inquinamento significativo e altri danni ai diritti umani.
Un aspetto particolarmente preoccupante è che i paesi maggiormente responsabili delle emissioni di carbonio sono anche quelli che contribuiscono meno alla finanza climatica per l'adattamento dei paesi a basso reddito. Questi ultimi sono spesso in prima linea nell'affrontare gli impatti più gravi del cambiamento climatico. L'adattamento climatico, che include l'implementazione di sistemi di allerta precoce, sistemi sanitari resilienti e infrastrutture di risposta alle emergenze, è cruciale per ridurre al minimo la perdita di vite umane e altri danni ai diritti umani. Tuttavia, molti finanziamenti per l'adattamento sono basati su prestiti che indebitano ulteriormente i paesi a basso reddito, perpetuando un ciclo di dipendenza economica.
In risposta a questa situazione, attivisti e comunità hanno intensificato le loro richieste di giustizia climatica. Alcuni hanno fatto ricorso a meccanismi giudiziari interni o internazionali per costringere i governi a impegnarsi in una più rapida eliminazione dei combustibili fossili. Tuttavia, l'implementazione delle sentenze giudiziarie risultanti è stata spesso carente.
Le decisioni della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo (CEDU) nell'aprile 2024 hanno fornito chiarimenti importanti sugli obblighi degli stati in materia di diritti umani nel contesto della crisi climatica. Tuttavia, l'esempio della Svizzera, dove il parlamento ha votato per respingere una sentenza che stabiliva il mancato rispetto degli obblighi di riduzione delle emissioni, dimostra la resistenza politica a tali decisioni.
La crisi climatica si inserisce in un contesto economico globale già complesso, caratterizzato da conflitti, inflazione elevata, ripagamento del debito e abusi fiscali diffusi. Nel 2024, il ripagamento del debito dei paesi a basso reddito ha raggiunto i livelli più alti degli ultimi 30 anni, riducendo drasticamente i bilanci per settori cruciali come la sanità e l'istruzione.
Sistemi fiscali iniqui e l'incapacità di controllare l'elusione e l'evasione fiscale hanno ulteriormente privato i governi delle risorse necessarie per realizzare una vasta gamma di diritti. Di conseguenza, la povertà estrema e le disuguaglianze hanno continuato ad aggravarsi. La combinazione di povertà, conflitti e disastri climatici ha portato a gravi situazioni di insicurezza alimentare, con carestie dichiarate in paesi come Gaza, Haiti e Sudan nel 2024.
In risposta a queste sfide, si sono verificate proteste e azioni di disobbedienza civile in tutto il mondo, spesso affrontando una crescente criminalizzazione. Un passo positivo è stato l'adozione dei termini di riferimento per una futura Convenzione quadro delle Nazioni Unite sulla cooperazione fiscale internazionale. Questa convenzione potrebbe gettare le basi per un sistema fiscale globale più equo, fondamentale per garantire ai governi le risorse necessarie per investire nei diritti alla salute, all'istruzione e alla sicurezza sociale.
Per affrontare efficacemente l'ingiustizia economica e climatica, è necessaria un'azione urgente e coordinata a livello globale. I governi dovrebbero:
- Implementare una rapida, equa e finanziata eliminazione dei combustibili fossili.
- Cessare i sussidi all'industria dei combustibili fossili.
- Aumentare significativamente i finanziamenti per l'adattamento climatico nei paesi a basso reddito, preferibilmente attraverso sovvenzioni piuttosto che prestiti.
- Elaborare, adottare e implementare rapidamente la Convenzione sulla cooperazione fiscale internazionale.
- Intraprendere azioni immediate per prevenire gli abusi fiscali e creare sistemi fiscali più equi.
- Investire in sistemi di protezione sociale, sanità e istruzione robusti e resilienti al clima.
- Rispettare e implementare le sentenze giudiziarie relative al cambiamento climatico e ai diritti umani.
- Promuovere una transizione giusta verso energie rinnovabili, considerando attentamente i potenziali impatti sui diritti umani.
Solo attraverso un impegno concertato e una cooperazione internazionale rafforzata sarà possibile affrontare le sfide interconnesse dell'ingiustizia economica e climatica, garantendo un futuro sostenibile, equo e rispettoso dei diritti umani per tutti.