Partecipazione giovanile alle Conferenze ONU sul clima: un percorso negli anni
Negli ultimi due decenni, i giovani e le giovani sono passati/e dall’essere osservatori ed osservatrici delle Conferenze ONU sul Clima ad essere voci attive nel plasmare le politiche climatiche globali. La Conferenza delle Parti delle Nazioni Unite, nota come COP, è un evento annuale organizzato nell’ambito della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC), in cui i Paesi valutano i progressi compiuti verso gli obiettivi climatici. La prima COP si è tenuta nel 1995, a seguito dell’adozione dell’UNFCCC nel 1992. Da allora, attivisti ed attiviste e organizzazioni giovanili hanno costantemente esercitato pressione affinché fosse garantita una maggiore partecipazione e un ruolo decisionale ai giovani e alle giovani nelle COP, per diverse motivazioni.
Innanzitutto, i giovani e le giovani rappresentano la generazione che dovrà affrontare le conseguenze del riscaldamento globale; pertanto, il loro coinvolgimento nelle discussioni permette loro di acquisire conoscenze, competenze ed esperienze in materia di policy e di comprendere come affrontare i cambiamenti climatici, contribuendo così alla formazione di leader attuali e futuri capaci di gestire efficacemente le sfide climatiche. Inoltre, i giovani e le giovani tendono ad apportare nuove idee e soluzioni innovative, come dimostra la storia, e hanno maggiori probabilità di adottare e promuovere tecnologie, pratiche e comportamenti sostenibili, sfidando quelli che sono gli approcci tradizionali. Il loro attivismo sembra sensibilizzare, infatti, l’opinione pubblica e genera pressione per azioni climatiche più incisive. Proteste guidate da giovani hanno storicamente portato a cambiamenti significativi nelle leggi e nelle politiche a livello globale.
Nel 2009, la COP15 si è svolta a Copenhagen, in Danimarca, con la partecipazione di circa 1.500 giovani. Alcuni hanno fatto parte delle delegazioni nazionali, in particolare del Regno Unito, del Canada, della Danimarca e delle Filippine, ottenendo accesso diretto alle sale delle trattative, mentre altri/e hanno partecipato come osservatori ed osservatrici attraverso YOUNGO (la componente giovanile ufficiale dell’UNFCCC), ONG giovanili e gruppi della società civile. Un risultato importante di quell’anno è stato, infatti, che questa è stata la prima COP a vedere la partecipazione formale di YOUNGO, riconosciuta come componente ufficiale. Negli anni successivi, i giovani e le giovani, collaborando con ONG, università e coalizioni sul cambiamento climatico, hanno redatto proposte per il coinvolgimento formale delle giovani generazioni e hanno presentato dichiarazioni al Segretariato dell’UNFCCC, sottolineando l’importanza di dedicare un giorno ufficiale ai giovani e alle giovani e alle generazioni future. Ciò ha portato all’istituzione del “Giorno dei e delle Giovani” come parte dei giorni tematici della COP21 di Parigi nel 2015, un’occasione in cui i giovani e le giovani hanno avuto la possibilità di presentare le proprie richieste incontrando ministri e alti rappresentanti di diversi Paesi.
La COP26 di Glasgow (Regno Unito) ha segnato il massimo livello di partecipazione giovanile registrato fino a quel momento, con circa 3.000 delegati giovanili accreditati all’interno del sito ufficiale della COP. Durante i giorni della conferenza, si sono svolte diverse iniziative sia all’interno sia all’esterno della sede, tra cui proteste giovanili, tavole rotonde, proiezioni di film che hanno illustrato il lavoro svolto dai giovani e dalle giovani nei loro Paesi ed eventi collaterali in cui le loro voci sono state ascoltate. Un altro traguardo importante si è verificato durante la COP27 a Sharm El-Sheikh nel 2022, che ha incluso per la prima volta il Children and Youth Pavilion, uno spazio interamente gestito dai giovani e dalle giovani, con panel, attività e ospitalità organizzati dai e dalle partecipanti stessi/e.
Come si può osservare nel corso degli anni, le giovani generazioni hanno avuto un impatto significativo sulle COP, esercitando una pressione costante per il loro coinvolgimento. Hanno contribuito all’inclusione di idee chiave come l’equità intergenerazionale (riconosciuta nel preambolo dell’Accordo di Parigi), l’educazione e l’empowerment giovanile nell’ambito di ACE, perdite e danni e giustizia climatica, temi per i quali i movimenti giovanili si sono espressi con forza. Nonostante questi passi fatti nel corso degli anni, con l’avvicinarsi della COP30 a Belém, in Brasile, dal 6 al 21 novembre 2025, è importante soffermarsi a riflettere sul fatto che i giovani e le giovani continuano a fronteggiare sfide e barriere alla partecipazione, come il limitato potere formale o l’accesso ai tavoli negoziali, dove spesso hanno richiesto di avere un ruolo decisionale reale e non solo simbolico.
Quest’anno, i giovani e le giovani si stanno, infatti, mobilitando con iniziative concrete. La “COP30 Youth Task Force” ha già realizzato attività come la piantumazione di alberelli e sta costruendo slancio per azioni climatiche guidate dai e dalle giovani in vista della COP30, mentre vengono preparate le articolazioni delle richieste politiche. Ad esempio, il comunicato giovanile alla COP30 sollecita un aumento urgente dei finanziamenti per l’adattamento. I giovani e le giovani a Bonn hanno richiesto una loro inclusione più significativa nei processi decisionali climatici e hanno proposto raccomandazioni chiave, tra cui:
- Governance permanente e vincolante, con consigli giovanili operanti a livello nazionale e locale;
- Finanziamenti strutturati per azioni climatiche guidate dai giovani e dalle giovani;
- Materiali accessibili e tradotti, con linguaggio adatto alle diverse fasce di età e contesti;
- Formazione continua e regionale, incentrata sullo sviluppo di competenze e sulla literacy climatica;
- Inclusione intersezionale, rispettando la diversità delle esperienze tra i giovani e le giovani.
Queste sono solo alcune delle iniziative intraprese dai giovani e dalle giovani per far sentire la propria voce e incidere concretamente sulle questioni climatiche. La loro volontà di essere maggiormente coinvolti nelle conversazioni sul cambiamento climatico rappresenta, infatti, una storia di resilienza, determinazione e passione per un futuro migliore; perciò è essenziale che i Paesi li coinvolgano nella propria agenda, affinché possano apprendere gli uni dagli altri per un presente migliore e un futuro più sicuro.