Nazioni Unite: il Terzo comitato analizza il Rapporto sul processo di institution-building del Consiglio diritti umani

 

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Il Comitato sociale, umanitario e culturale dell’Assemblea Generale (d’ora in poi Terzo comitato) ha analizzato, durante la seduta del 5-6 novembre, il rapporto del Consiglio diritti umani A/62/L.32, contenente, tra l’altro, la bozza di risoluzione 5/1 sul processo di institution building del Consiglio.

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Il rapporto è stato presentato dal Presidente del Consiglio diritti umani, Amb. Doru Romulus Costea, il quale ha affermato che a partire dal 2008 il Consiglio avrà la possibilità di uscire dall’attuale fase transitoria di institution-building e implementare pienamente i nuovi meccanismi adottati, in particolare la procedura di Revisione periodica universale (UPR), che costituisce l’innovazione principale dell’intero sistema.

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Durante la discussione sono intervenuti circa 40 Stati, che hanno espresso parere generalmente favorevole nei confronti del documento adottato. Sono tuttavia riemerse numerose critiche su alcuni punti specifici della riforma, in particolare:

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·        alcuni Stati hanno ribadito la loro opposizione ai mandati specifici per Paese (Bangladesh, Bielorussia e Malesia);

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·        altri Stati, al contrario, (Paesi Bassi, Polonia e Regno Unito) si sono rammaricati per la cancellazione dei mandati specifici per Cuba e Bielorussia, nonostante le continue denunce da parte vari osservatori internazionali su violazioni dei diritti umani da parte dei Paesi in questione. Questa decisione, in realtà, è frutto di un compromesso attraverso il quale è stato possibile ottenere il consenso di tutti gli Stati sul mantenimento degli altri mandati che riguardano la Birmania/Myanmar, il Congo, Haiti, la Korea del nord, la Somalia e il Sudan;

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·        Stati Uniti, Regno Unito e Paesi Bassi hanno infine criticato l’inserimento nell’agenda del Consiglio di uno specifico item sulla situazione dei diritti umani nei Territori palestinesi occupati.

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Apprezzamento quasi unanime è stato invece manifestato nei confronti della nuova procedura di Revisione periodica universale (UPR), mentre alcuni Stati hanno giudicato positivamente anche  l’adozione del Codice di condotta per le Procedure speciali (soltanto i Paesi Bassi hanno criticato questo testo, giudicandolo non necessario e “indesiderabile”, poiché interferisce con l’applicazione dei mandati speciali).

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Complessivamente, dunque, gli Stati hanno chiesto di rispettare le decisioni adottate dal Consiglio diritti umani in materia di riforma e di non riaprire la fase di negoziazione in sede di Assemblea Generale.

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Soltanto Israele (che non era membro del Consiglio nel momento in cui veniva discussa e approvata la risoluzione 5/1) ha duramente criticato l’intera struttura della riforma, annunciando che in Assemblea Generale chiederà il ricorso al voto nel momento in cui si tratterà di adottare la bozza di risoluzione sul processo di institution building del Consiglio. Nessuno Stato membro, tuttavia, ha offerto supporto alla posizione israeliana.

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A causa di questi atteggiamenti critici espressi da numerosi Stati, si prevede che l’Assemblea Generale adotterà la risoluzione sull’institution building del Consiglio ricorrendo al voto, e non per consenso, cosicché ciascuno Stato membro sarà tenuto a manifestare il proprio appoggio o la propria opposizione rispetto ai contenuti della riforma.

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Documenti di riferimento:

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·        Rapporto del Consiglio diritti umani all’Assemblea Generale: documento A/62/L.32

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·        Discorso del rappresentante israeliano durante la seduta del 6 novembre 2007 - Terzo Comitato dell’Assemblea Generale

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·        Comunicato stampa di “Reporter senza frontiere”

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Per ulteriori informazioni:

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www.un.org/ga/third/index.shtml

www.ishr.ch