Negato l'accesso all'aborto alle rifugiate ucraine in Polonia
Un network di 60 ONG nazionali e internazionali sta cercando di portare l’attenzione sulle molte difficoltà incontrate dalle donne ucraine rifugiate in Polonia che cercano di avere accesso all’aborto.
L’Ufficio dell’Alto Commissario per i Rifugiati ha dato eco a questa ricerca di attenzione, sottolineando come la legislazione molto limitante sull’accesso all’aborto in Polonia costituisca un ostacolo all’assistenza umanitaria.
La legge nazionale polacca sull’aborto permette l’interruzione di gravidanza nelle prime 12 settimane, e solo nei casi in cui la gravidana rappresenti un rischio per la vita o la salute della madre, o nel caso in cui la gravidanza sia il risultato di incesto o stupro.
Questa definizione restrittiva pone già di per sé dei grandi limiti all’accesso, inaspriti da due ulteriori sfide che si verificano nel momento in cui si prova ad avere effettivo accesso all’IVG.
La prima è rappresentata dal fatto che, nel caso di stupro, c’è bisogno di un certificato medico che ne attesti l’avvenimento. Questo può essere particolarmente difficile da ottenere, prima di tutto per i stringenti limiti di tempo imposti, poco compatibili con la lunghezza delle pratiche burocratiche, inoltre lo stupro è un’evento traumatizzante di cui la vittima potrebbe non voler parlare o descrivere neli dettagli poco tempo dopo l’accaduto.
La seconda è rappresentata dalla possibilità dei medici di praticare l’obiezione di coscienza.
Come ha sottolineato l’Alto Commissario per i Rifugiati, un accesso così ristretto all’aborto è un fenomeno preoccupante in situazioni di conflitto armato, dove la violenza di genere e la violenza sessuale vengono spesso utilizzate come arma di guerra.
La società civile ucraina e polacca si sono mobilitate per permettere l’accesso all’aborto alle rifugate ucraine in Polonia. Fra loro, un servizio di assistenza telefonica legato all’ONG polacca “Federa” che permette di ordinare la pillola del giorno dopo dall’estero, l’ONG “Aborto senza Frontiere”, che organizza viaggi per abortire in Paesi con una legislazione più permissiva, l’ONG “Dottori per le Donne” che prescrive pillole contraccettive e per la conttraccezione di emergenza per le donne i cui medici di base hanno rifiutato di farlo, e il network “Day After Collectoive” che distribuisce pillole contraccettive gratuitamente, iul numero verde “Martynka” che cerca di dare aiuto e sostegno di varia natura alle donne vittime di stupro.