Organizzazione Internazionale del Lavoro – Il Comitato di esperti sull’applicazione delle convenzioni e raccomandazioni richiama l’Italia al rispetto della Convenzione sui lavoratori migranti
Nel suo rapporto annuale, il Comitato di esperti sull’applicazione delle convenzioni e raccomandazioni dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO) ha espresso preoccupazione per il clima di crescente ostilità nei confronti dei lavoratori migranti e delle persone straniere residenti in Italia (in particolare appartenenti alle comunità Rom), richiamando i responsabili del Governo al rispetto degli obblighi internazionali sanciti nella Convenzione dell’ILO sui lavoratori migranti (Supplementary Provisions, No. 143 - ratificata dall’Italia nel 1981).
Riportiamo qui di seguito la traduzione in italiano, a cura del Centro diritti umani, del capitolo del rapporto relativo all’Italia
Convenzione sui lavoratori migranti (Supplementary Provisions), 1975 (No. 143)
Ratifica: 1981
Non discriminazione e protezione dei diritti umani fondamentali di tutti i lavoratori migranti
Il Comitato prende atto del rapporto preparato dal Governo in cui viene ribadito l’impegno a proteggere e rispettare pienamente i diritti e la dignità dei migranti sul territorio italiano.
Si rileva, in particolare, il decreto legislativo N. 215/2003, in materia di parità di trattamento indipendentemente da razza ed etnia, inteso a recepire la direttiva della Comunità Europea N. 2000/43 in conformità all’Atto della Comunità Europea del 2001 (Atto N. 39 dell’1 marzo 2002), nonché la creazione di un Ufficio per la promozione dell’uguaglianza di trattamento e l’eliminazione della discriminazione basata sulla razza e l’origine etnica (UNAR), nel novembre 2004. L'UNAR è incaricato di promuovere la parità di trattamento per eliminare tutte le forme di discriminazione basate sulla razza o sull’origine etnica, di fornire assistenza legale alle persone che si dichiarano vittime di tali discriminazioni, e di sensibilizzare l'opinione pubblica rispetto all’integrazione razziale. Inoltre, il Governo ha istituito il Dipartimento dei diritti e delle pari opportunità, presso l'Ufficio del Presidente del Consiglio dei Ministri, che ha ampie competenze nel settore della promozione dei diritti umani, della prevenzione e rimozione di qualsiasi forma di discriminazione.
Nonostante l'esistenza di una legislazione sui diritti umani e in materia di contrasto alla discriminazione, e la creazione di organi consultivi e amministrativi, il Comitato rileva l'elevata presenza di evidenti discriminazioni e violazioni dei diritti umani fondamentali della popolazione immigrata nel Paese. Esso prende atto, a partire dalle conclusioni adottate dal Comitato consultivo sulla Convenzione quadro per la protezione delle minoranze nazionali(ACFC), che il razzismo e la xenofobia che colpiscono gli immigrati, i richiedenti asilo e i rifugiati –compresi i Rom – persistono nel Paese e generano un clima negativo attorno a queste persone. L’ACFC fa riferimento anche alle (a volte) difficili condizioni di detenzione degli immigrati irregolari, in attesa di espulsione nel loro paese di origine (ACFC/INF/OP/II2005003, 25 ottobre 2005).
Il Comitato, inoltre, richiama le osservazioni conclusive del Comitato delle Nazioni Unite sull'eliminazione della discriminazione razziale (CERD/C/ITA/CO/15, marzo 2008), che esprime preoccupazione per le notizie di gravi violazioni dei diritti umani dei lavoratori migranti privi di documenti, in particolare di quelli provenienti da Africa, Europa orientale e Asia, inclusi maltrattamenti, bassi salari ricevuti con considerevole ritardo, lunghe ore di lavoro e situazioni di lavoro coatto in cui parte dei salari sono trattenuti dai datori di lavoro a titolo di pagamento per sistemazione in alloggi sovraffollati, senza elettricità o acqua corrente. Il CERD fa anche riferimento a discorsi razzisti e xenofobi che colpiscono essenzialmente gli immigrati extracomunitari, a casi di incitamento all’odio nei confronti di cittadini stranieri e Rom, così come a notizie di maltrattamenti dei Rom, in particolare di quelli di origine rumena, compiuti dalle forze di polizia durante i blitz nei campi rom, in particolare in seguito all’emanazione del Decreto presidenziale, nel novembre 2007, D.l. n. 181/07, in materia di espulsione di stranieri.
Rispetto alla problematica in oggetto, il Comitato rileva che, il 15 luglio 2008, il Relatore Speciale delle Nazioni Unite sul razzismo, l'Esperto Indipendente delle Nazioni Unite sulle questioni relative alle minoranze, e il Relatore Speciale delle Nazioni Unite sui diritti umani dei migranti hanno rilasciato una dichiarazione nella quale hanno espresso seria preoccupazione per le recenti azioni, dichiarazioni e misure proposte in Italia, dirette alle comunità Rom ed ai migranti, in particolare la proposta di rilevare le impronte digitali alle persone di origine Rom, al fine di individuare tutti gli individui privi di documenti che vivono in Italia. Gli stessi hanno inoltre condannato la retorica aggressiva e discriminatoria usata dai leader politici, che associa esplicitamente i Rom alla criminalità, creando un clima di ostilità, antagonismo e stigmatizzazione tra la popolazione.
Il Comitato è profondamente preoccupato per i predetti Rapporti che riportano violazioni dei diritti umani fondamentali, in particolare nei confronti dei migranti privi di documenti provenienti dall’Africa, dall’Asia e dall’Europa orientale; allo stesso modo, il Comitato è allarmato dal clima di crescente intolleranza, violenza e discriminazione nei confronti della popolazione immigrata, in particolare dei Rom di origine rumena. Dato che questi temi hanno un impatto sui livelli essenziali di tutela dei diritti umani e dei lavoratori, nonché sulle condizioni di vita e di lavoro della popolazione immigrata in Italia, il Comitato ritiene che essi sollevino gravi problemi di mancata applicazione della Convenzione. Il Comitato ricorda che il Governo, ai sensi dell'articolo 1 della Convenzione, ha l'obbligo di rispettare i diritti umani fondamentali di tutti i lavoratori migranti, a prescindere dal loro status di “migrante”. Inoltre, ai sensi dell'articolo 9(1), il Governo ha l'obbligo di garantire che i lavoratori migranti, anche quelli impiegati illegalmente, non siano privati dei loro diritti in relazione al lavoro che effettivamente svolgono, sia in termini di retribuzione, di sicurezza e di altri benefici. Il Comitato ricorda, inoltre, che il Governo ha l'obbligo, ai sensi degli articoli 10 e 12 della Convenzione, di adottare misure che garantiscano la parità di trattamento riguardo alle condizioni di lavoro per tutti i lavoratori migranti presenti legalmente nel Paese, come pure ha il dovere di prendere adeguate misure volte a informare ed educare la popolazione, al fine di aumentare il grado di consapevolezza rispetto alla discriminazione, per modificarne atteggiamenti e comportamenti. Tali misure non devono riguardare solo le politiche anti-discriminatorie in generale, ma devono assicurare che l’intera popolazione accetti i lavoratori migranti e le loro famiglie come membri a pieno titolo della società (General Survey del 1999 sui lavoratori migranti, par. 426).
Il Comitato auspica che il Governo sarà in grado di agire in modo efficace per affrontare l'evidente clima di intolleranza, violenza e discriminazione nei confronti della popolazione immigrata in Italia, compresi i Rom, e per garantire l’effettiva protezione, nel diritto e nella pratica, dei diritti umani fondamentali di tutti i lavoratori migranti, indipendentemente dal loro status. Il Comitato si augura che verranno adottare le misure necessarie per aiutare le vittime a far valere i propri diritti e per garantire che le disposizioni legislative in materia di discriminazione siano meglio comprese e rispettate, e che la violazione di tali norme sia effettivamente sanzionata. Il Comitato auspica che il prossimo rapporto contenga informazioni dettagliate rispetto alle attività intraprese in questo ambito, ivi comprese le iniziative dell'Ufficio per la promozione della parità di trattamento e per l'eliminazione delle discriminazioni basate sulla razza e sull'origine etnica, e del Dipartimento dei diritti e delle pari opportunità. Il Comitato richiama il Governo anche al rispetto degli impegni assunti ai sensi della Convenzione sulla discriminazione (impiego e occupazione), 1958 (n. 111).
Il Comitato sta sviluppando altri punti tramite richiesta indirizzata direttamente al Governo.
[Il Governo è invitato a rispondere nel dettaglio alla presente osservazione entro il 2009.]