persone con disabilità

Primo Rapporto “Disabilità e povertà nelle famiglie italiane” di CBM e Fondazione Zancan: Il disagio sociale e culturale risulta più opprimente di quello economico

Una persona in sedia a rotelle in controluce

La CBM, nota organizzazione umanitaria impegnata nell'ambito dell’inclusione delle persone con disabilità nel Sud del mondo e in Italia e Fondazione Zancan (Centro Studi e Ricerca Sociale) hanno presentato il 31 gennaio in sede istituzionale il 1° rapporto su “Disabilità e povertà nelle famiglie italiane”, nel più ampio contesto del ciclo di incontri La Pedagogia della Costituzione” – L’art. 3. Policies, ricerca sociale, ascolto, evento celebrativo del 75° anniversario della Costituzione Italiana. Durante il seminario sono state esaminate le relazioni tra queste condizioni e presentati i risultati e le indicazioni emersi dalla ricerca conclusasi nel 2023, disponibile sia in forma integrale o di abstract a questo link.

Gli ultimi dati ISTAT mettono in luce un preoccupante aumento della povertà nel nostro Paese. Al contempo la letteratura, fin dagli anni ’90, evidenzia le connessioni tra povertà e condizione di disabilità, dimensioni che si alimentano a vicenda incrementando vulnerabilità ed esclusione.

Ma qual è la rilevanza di questa indagine?

Vista l’evidente carenza sul nostro territorio di rilevazioni statistiche sociali sistematiche sul fenomeno, gli autori hanno realizzato questo studio proprio per quantificare la dimensione povertà tra le persone con disabilità e le loro famiglie, approfondendo connessioni e conoscenze rispetto a queste condizioni. L’obiettivo finale è quello di spezzare il circolo vizioso per cui si rafforzano a vicenda, alla luce del fatto che “non esiste cura senza conoscenza”. Come affermato da Massimo Maggio, direttore di CBM Italia “con questa ricerca sociale si è voluto fornire uno strumento utile a favorire la cultura dell’inclusione” e a progettare percorsi concretamente inclusivi.

L’indagine si è svolta attraverso l’ascolto e il dialogo con quasi 300 persone con disabilità e le loro famiglie residenti nelle diverse regioni del territorio italiano, con l’intenzione di dare voce alle persone direttamente coinvolte più che ai ricercatori. Per l’indagine quantitativa è stato somministrato a tutte un questionario per il profilo sociodemografico della persona con disabilità e degli altri familiari conviventi; le condizioni di disabilità della persona; i principali interventi e servizi di cui la persona beneficia e di cui la persona (e la sua famiglia) avrebbe bisogno ma che sono assenti o inadeguati nel contesto di riferimento; la condizione economica della famiglia; le reti su cui la famiglia può contare; gli aiuti forniti dalla famiglia verso l’esterno. Inoltre 57 persone con disabilità e/o famiglie si sono rese disponibili per un approfondimento qualitativo realizzato su: i principali bisogni della persona con disabilità e del nucleo familiare; la capacità del sistema di aiuti esistente di sostenere la persona e la famiglia nel fronteggiare questi bisogni; le connessioni esistenti tra disabilità e povertà/vulnerabilità socioeconomica della persona e della famiglia, considerando l’eterogeneità della “disabilità” e le diverse possibili dimensioni della condizione di povertà e svantaggio; le risorse, in termini di capacità, competenze, conoscenze, possedute dalla persona e dai suoi familiari, lette anche in termini di possibile attivazione verso gli altri.

Gli esiti e le indicazioni forniti dalla ricerca evidenziano come in Italia le famiglie che versano in una situazione di povertà e in cui è presente una o più persone con disabilità vivono in una condizione di isolamento creata da muri relazionali, istituzionali e di contesto.

Ma cosa é richiesto per raggiungere una migliore qualità di vita? Un po’ inaspettatamente 9 su 10 desiderano innanzitutto servizi umanizzati che pongano la persona al centro per una presa in carico globale. La CBM in questo modo  commenta i risultati della ricerca: «Da anni parliamo di quanto debba essere sostenuto e alimentato il protagonismo delle persone con disabilità. Il risultato della nostra ricerca va ancora in questa direzione: le voci delle famiglie che abbiamo ascoltato ci confermano che il disagio sociale e culturale è più opprimente di quello economico. I servizi umanizzati che vengono richiesti devono entrare nel progetto di vita delle persone, per questo dobbiamo pensarli partendo dal riconoscere le risorse ed evidenziare il valore delle famiglie, per ridurre lo stigma e creare opportunità di inclusione. Il tutto per affrontare e favorire il “Durante e Dopo di Noi” affinché diventi “Con Noi”»

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