Rapporto alla Commissione diritti umani sulla situazione dei detenuti a Guantanamo


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E’ stato presentato il rapporto congiunto dei responsabili di cinque Procedure speciali della Commissione diritti umani delle Nazioni Unite sulla situazione delle persone detenute nelle strutture statunitensi situate presso la Baia di Guantanamo.

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Il documento – che dovrebbe essere discusso nell’ambito della 62a sessione della Commissione diritti umani – è firmato da Leila Zerrougui, Presidente del Gruppo di lavoro della Commissione sulle detenzioni arbitrarie, Leandro Despouy, Relatore speciale sull’indipendenza di giudici e avvocati, Manfred Nowak, Relatore speciale sulla tortura e altre forme di trattamento o punizione crudeli, inumane o degradanti, Asma Jahangir, Relatrice speciale sulla libertà di religione o credo e Paul Hunt, Relatore speciale sul diritto di ciascuno a godere dei più alti standard di salute fisica e mentale. Il rapporto si articola in una parte generale riguardante le obbligazioni internazionali degli Stati Uniti in materia di promozione e protezione dei diritti umani, nella trattazione degli elementi riguardanti ciascun mandato e in una seria di conclusioni e raccomandazioni comuni.

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I cinque esperti affermano nel rapporto di aver seguito il caso “Guantanamo” sin dal 2002 e di aver presentato nel 2004 al Governo americano la richiesta di poter svolgere una missione di monitoraggio della situazione dei diritti umani nella base navale. Gli Stati Uniti diedero il loro consenso perché tre dei cinque esperti potessero visitare per un giorno le strutture di Guantanamo, senza tuttavia avere la possibilità di incontrare i reclusi privatamente né d’intervistarli. Ritenendo che a tali condizioni la visita non potesse rispettare le condizioni procedurali previste per le missioni di monitoraggio delle Procedure speciali della Commissione, i cinque esperti comunicano agli USA la loro intenzione di non intraprendere il viaggio.

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Pertanto, il rapporto si basa principalmente su una serie di interviste a persone che sono state recluse nella base e che oggi si trovano in condizioni di libertà o di detenzione in Spagna, Francia e Regno Unito nonché sulle risposte a questionari compilate dai legali di alcuni detenuti della base.

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Richiamando il Commento generale 31 del Comitato diritti umani, comunque gli esperti sottolineano come il contenuto del Patto internazionale sui diritti civili e politici trovi applicazione in caso di conflitto armato; gli esperti mettono in evidenza inoltre come l’approccio della complementarità tra diritto internazionale umanitario e diritto internazionale dei diritti umani sia condiviso dalla Corte internazionale di giustizia, con riferimento all’opinione su Legalità della minaccia o dell’uso di armi nucleari e all’opinione sulle Conseguenze legali della costruzione di un muro nei territori palestinesi occupati.

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Nelle conclusioni si mette in luce come lo stato di detenzione delle persone recluse a Guantanamo determini la violazione da parte degli Stati Uniti di una serie di norme contenute nel Patto internazionale sui diritti civili e politici, tra cui l’art. 9 (il quale, al para. 3, prevede che “Chiunque sia arrestato o detenuto in base ad un’accusa di carattere penale deve essere tradotto al più presto dinanzi a un giudice”) e l’art. 14 (“Tutti sono eguali dinanzi ai tribunali e alle corti di giustizia. Ogni individuo ha diritto ad un’equa epubblica udienza dinanzi a un tribunale competente, indipendente e imparziale, stabilito dalla legge,…”, cfr.para. 1).

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Gli esperti delle Nazioni Unite sottolineano quindi come “le interrogazioni tecniche autorizzate dal Dipartimento della Difesa (…) corrispondono a trattamenti degradanti in violazione dell’art. 7 del Patto internazionale sui diritti civili e politici e dell’art. 16 della Convenzione contro la tortura.

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Inoltre, la pratica documentata da parte degli Stati Uniti di consegnare una parte delle persone in stato di privazione della libertà – in quanto considerate “nemici combattenti” - a Paesi in cui vi è un sostanziale rischio di tortura, determina la violazione del principio di non-refoulement ed è contrario all’art. 3 della Convenzione contro la tortura e all art. 7 del Patto internazionale sui diritti civili e politici.

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Nelle raccomandazioni conclusive, i cinque esperti invitano gli Stati Uniti a sottoporre i reclusi nella base di Guantanamo a giusto processo, coerentemente con quanto espresso dagli artt. 9.3 e 14 del Patto internazionale sui diritti civili e politici o rilasciarli senza ulteriore attesa.

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Perciò, i cinque responsabili delle Procedure speciali (para. 96 del rapporto) si dicono del parere che “il Governo degli Stati Uniti dovrebbe chiudere le strutture di detenzione di Guantanamo senza ulteriore attesa”.

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 Download del Rapporto congiunto nel sito dell'Alto Commisariato per i diritti umani delle Nazioni Unite:
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http://www.ohchr.org/english/bodies/chr/docs/62chr/E.CN.4.2006.120_.pdf