Rapporto sulle violazioni dei diritti umani in Birmania

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E’ stato presentato venerdì 20 maggio in Thailandia ai rappresentanti di Stati Uniti, Canada, Regno Unito, Olanda il rapporto sulla situazione dei diritti umani in Birmania stilato da un ricercato re britannico, Guy Horton. Il rapporto di 600 pagine dal titolo : “Dying Alive: A Legal Assessment of Human Rights Violations in Burma” è stato finanziato dal governo dei Paesi Bassi e da un’organizzazione non governativa britannica, la cui identità non è stata resa pubblica.

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In alcuni articoli della stampa internazionale, si legga in particolare l’International Herald Tribune, sono apparsi alcuni passi chiave del rapporto. L’autore ha infatti sostenuto che non solo in Myanmar sono stati compiuti crimini contro l’umanità ma è possibile persino utilizzare il termine genocidio. Due sono le proposte essenziali del rapporto: la prima chiede che sui crimini compiuti dalla giunta militare in Myanmar si pronunci la Corte penale internazionale: per quanto lo Stato non abbia ratificato lo Statuto, il Consiglio di sicurezza potrebbe comunque riferire la situazione alla Corte. La seconda proposta suggerisce la via del ricorso di uno Stato alla Corte internazionale di giustizia sulla base dell’art. 9 della Convenzione sul genocidio del 1948 (di cui Myanmar è stato parte), il quale stabilisce:

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“Le controversie tra le Parti contraenti, relative all'interpretazione, all'applicazione o all'esecuzione della presente Convenzione, comprese quelle relative alla responsabilità di uno Stato per atti di genocidio o per uno degli altri atti elencati nell'articolo III, saranno sottoposte alla Corte internazionale di Giustizia, su richiesta di una delle parti alla controversia.”

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Links:
- http://www.bbc.co.uk/burmese/highlights/story/2005/05/050520_horton_humanrights_burma.shtml
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- http://www.legalaffairs.org/printerfriendly.msp?id=759


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