RDC: sentenza nei confronti di sette militari responsabili di crimini contro l'umanità


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Lo scorso 12 aprile 2006, il Tribunale militare del comparto militare della regione dell’Ituri, nella Repubblica Democratica del Congo, ha condannato all’ergastolo sette militari congolesi ritenuti responsabili di violenze sessuali collettive, qualificate dalla Corte come “crimini contro l’umanità”, ai danni di 119 donne e bambine della comunità di Songo Mboyo, situata a 500 km a Nord-Est di Mbandaka.

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Secondo Luc Henkinbrant, funzionario della componente diritti umani di MONUC – la Missione delle Nazioni Unite in Repubblica Democratica del Congo – “si tratta della prima volta in Congo che lo stupro viene qualificato come crimine contro l’umanità, coerentemente con i criteri della Corte Penale Internazionale; il fatto che la Giustizia congolese abbia adottato tali criteri rappresenta un fatto assai positivo nella lotta contro l’impunità in Congo”.

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I fatti risalgono al 2003, quando gli accusati facevano parte del IX battaglione delle Forze armate, costituito principalmente da fuoriusciti dal Movimento di liberazione del Congo (guidato da Jean-Pierre Bemba), con sede a Songo Mboyo. Nella notte tra il 21 ed il 22 dicembre 2003, il mancato arrivo di alimenti supplementari per la vigilia natalizia sarebbe stato all’origine di una rivolta tra i militari, i quali avrebbero cominciato ad irrompere nelle abitazioni private del vicino villaggio e a saccheggiare le case.

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Il Governo congolese, ritenuto responsabile in solido, è stato condannato a versare 10.000 dollari statunitensi alla famiglia di una donna deceduta in seguito alle violenze sessuali e 5000 dollari a tutte le altre vittime.