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Rete D.i.Re: “Il cambiamento che vogliamo” a 25 anni dalla Conferenza mondiale di Pechino

Copertina - Il cambiamento che vogliamo, luglio 2020 - D.i.Re
© D.i.Re

A 25 anni dalla storica Conferenza mondiale sulle Donne di Pechino, la rete nazionale dei centri antiviolenza D.i.Re che coordina un gruppo eterogeneo di associazioni femminili e femministe, ong ed esperte, ha stilato un Position Paper di sette punti dal titolo “Il cambiamento che vogliamo”. Nell’ottica di ricostruire una società e un’economia post-Covid più eque, le donne tornano a prendere posizione e a far sentire la propria voce con proposte finalizzate a “contrastare le disuguaglianze sociali, economiche e di genere, sempre più profonde”.

La 64° sessione della Commissione delle Nazioni Unite sulla condizione delle donne a New York di marzo 2020, è stata annullata a causa dello scoppio della pandemia Covid-19, ma l’attivismo femminista attorno a Pechino+25 prosegue con azioni locali e internazionali di advocacy.

I sette punti in cui si articola il documento ricalcano lo schema delle 7 aree critiche della Conferenza di Pechino proposto dalle Nazioni Unite agli Stati per rendicontare i progressi compiuti dopo 25 anni, sottolineando le interconnessioni con l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile.

Il quinto punto, in particolare - Società pacifiche e inclusive - è dedicato all’attuazione dell’Agenda Donne Pace e Sicurezza e al nuovo piano d’azione, che dovrebbe focalizzarsi sia sulla dimensione nazionale che su quella internazionale, sostenendo il ruolo delle organizzazioni di donne, “soggetti chiave” nelle situazioni di conflitto e nei processi di pace.

Il quarto Piano di Azione Nazionale dell’Italia in attuazione della Risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite 1325 in materia di Donne, Pace e Sicurezza della cui elaborazione si sta occupando il Comitato Interministeriale per i Diritti Umani (Cidu), dovrebbe – si auspica nel documento - rafforzare in termini di operatività i seguenti punti: il focus sulle giovani e sull’impatto della discriminazione multipla ed intersezionale; investire in servizi, percorsi, reti di prevenzione e supporto a favore delle donne e ragazze con vissuti di violenza maschile, con riguardo ai diritti riproduttivi delle donne e ragazze; misure di prevenzione di stupri e violenze sessuali nelle situazioni di conflitto.

Il documento sottolinea, inoltre, l’importanza della formazione dei componenti delle forze armate “valorizzando al contempo la presenza delle donne nelle Forze Armate e assicurando che possano accedere – in assenza di discriminazione e attraverso processi trasparenti – alle posizioni decisionali apicali nei processi politici e di pace nei quali è direttamente coinvolto il nostro Paese, così come nei processi di prevenzione e risoluzione dei conflitti, incluse le mediazioni e le negoziazioni”.

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