Ricordo di Padre Nicola Giandomenico, ispiratore della Tavola della Pace, ad un anno dalla sua scomparsa
Il 13 novembre 2009 moriva Padre Nicola Giandomenico, già custode del Sacro convento di Assisi, uomo di pace e fondatore della Tavola della Pace. In occasione delle commemorazioni per l'anniversario della sua dipartita Flavio Lotti, coordinatore nazionale della Tavola della pace, ricorda la sua lezione di vita attraverso un breve articolo:
Un anno fa moriva padre Nicola Giandomenico, fondatore della Tavola della pace.
La sua lezione di vita nel ricordo di Flavio Lotti.
“Fini lo va a trovare spesso. Buttiglione e Veltroni pure. Berlusconi ha già prenotato un appuntamento. Ma la lista degli ospiti eccellenti di fra’ Giandomenico è molto più lunga e comincia lontano, fin da quando il suo convento era meta dei pellegrinaggi di Enrico Berlinguer”. A poche settimane dal terremoto che colpirà duramente l’Umbria e Assisi, il Corriere della Sera lo presenta così: come un grande politico e diplomatico, pazientemente impegnato a tessere la tela della pace e della giustizia, in Italia come nel mondo. Ma padre Nicola Giandomenico era molto, molto di più. Lo voglio ricordare oggi, ad un anno dalla sua scomparsa, per tutti i giovani che non hanno avuto la fortuna di conoscerlo.
Nicola era un uomo di pace. Un autentico uomo di pace. Altro che “il contrario della guerra”! Per Nicola “la pace è un modo di essere, di pensare, di vivere. Un nuovo stile di vita, un nuovo modo di relazionarsi tra singoli, tra popoli, tra nazioni.” O la vivi o non esiste. O te la porti dentro o è uno slogan.
Alla pace Nicola ha dedicato tutta la sua vita impegnandosi per mettere fine alla guerra fredda e all’occupazione israeliana dei territori palestinesi, per fermare la guerra in Iraq e per il dialogo con Cuba, per i diritti dei più poveri e per il disarmo nucleare, per il rafforzamento dell’Onu e per la difesa dell’ambiente, trasformando il Sacro Convento d’Assisi in uno straordinario cantiere della pace e del dialogo con tutti. Grazie a lui, il 13 gennaio 1996, nascerà la Tavola della pace.
Per la pace Nicola ci ha messo la faccia, senza mai voltarsi indietro, senza mai curarsi delle critiche strumentali e delle accuse vergognose che, via via, gli sono state scaricate addosso. Nicola aveva capito che non basta parlare di pace, non basta nemmeno predicarla: uno ci deve lavorare. Seriamente. In prima persona. In relazione con tutte le donne e gli uomini di buona volontà, senza esclusioni politiche, religiose e culturali. Condividendo le responsabilità. Assumendosi anche la responsabilità delle cose più grandi.
Nicola lo ha fatto sempre con una grande dose di umiltà, una delle virtù più preziose e introvabili del nostro tempo. Dice di lui padre Giuseppe: “Nonostante fosse il nostro ‘ministro degli esteri’, a noi più giovani ha sempre donato la lezione del distacco interiore dal culto dell’immagine e dell’interesse personale, dell’essere strumento finché si è utili, di essere mezzo e non fine, di essere uno e non l’unico”.
Anche per questo, forse, Nicola è un uomo poco noto. Perché non ha mai cercato le vetrine, perché ha sempre dato senza mai tenere nulla per sé, perché “non si è mai fatto prendere dal vortice sfrenato dell’emergere, del primeggiare”.
Il 12 novembre 2009 Nicola Giandomenico si è spento in silenzio dopo dieci lunghissimi anni di sofferenze e amarezze. Se n’è andato dopo un’ultima notte soffocante come il tempo triste che stiamo vivendo. Se n’è andato verso mezzogiorno, quando la luce e il ritmo della vita si fanno più intensi, invitandoci a fermarci e a riflettere. Dove stiamo correndo? Siamo sicuri di essere sulla strada giusta?
Padre Nicola non c’è più. Quello che resta è la sua testimonianza di vita. Quella di un uomo e di un frate che si è fatto strumento umile della pace. Una testimonianza capace di parlare a tutti, credenti e non credenti. Una testimonianza che l’Umbria e l’Italia non si possono permettere di disperdere.
PS. Nicola era un frate cresciuto alla scuola di San Francesco. Dai suoi scritti e dalla sua vita col tempo aveva ricavato “dieci regole d’oro” che suggerisco di trascrivere e tenere sempre in tasca. 1) Credere nel positivo. 2) Rifiutare ogni pregiudizio. 3) Riannodare i fili rotti. 4) Trascendenza della pace e vitalità della preghiera. 5) Osare per la pace. 6) Spazio alla fantasia e alla creatività. 7) Credere nella possibilità del cambiamento. 8) La pace ha la sua strada: la solidarietà, il dialogo, la fraternità. 9) La pace ha delle basi: la verità, la giustizia, l’amore, la libertà. 10) La pace è sempre un punto di arrivo e un punto di partenza.
Flavio Lotti, coordinatore nazionale della Tavola della pace
Perugia, 12 novembre 2010
Un anno fa moriva padre Nicola Giandomenico, fondatore della Tavola della pace.
La sua lezione di vita nel ricordo di Flavio Lotti.
“Fini lo va a trovare spesso. Buttiglione e Veltroni pure. Berlusconi ha già prenotato un appuntamento. Ma la lista degli ospiti eccellenti di fra’ Giandomenico è molto più lunga e comincia lontano, fin da quando il suo convento era meta dei pellegrinaggi di Enrico Berlinguer”. A poche settimane dal terremoto che colpirà duramente l’Umbria e Assisi, il Corriere della Sera lo presenta così: come un grande politico e diplomatico, pazientemente impegnato a tessere la tela della pace e della giustizia, in Italia come nel mondo. Ma padre Nicola Giandomenico era molto, molto di più. Lo voglio ricordare oggi, ad un anno dalla sua scomparsa, per tutti i giovani che non hanno avuto la fortuna di conoscerlo.
Nicola era un uomo di pace. Un autentico uomo di pace. Altro che “il contrario della guerra”! Per Nicola “la pace è un modo di essere, di pensare, di vivere. Un nuovo stile di vita, un nuovo modo di relazionarsi tra singoli, tra popoli, tra nazioni.” O la vivi o non esiste. O te la porti dentro o è uno slogan.
Alla pace Nicola ha dedicato tutta la sua vita impegnandosi per mettere fine alla guerra fredda e all’occupazione israeliana dei territori palestinesi, per fermare la guerra in Iraq e per il dialogo con Cuba, per i diritti dei più poveri e per il disarmo nucleare, per il rafforzamento dell’Onu e per la difesa dell’ambiente, trasformando il Sacro Convento d’Assisi in uno straordinario cantiere della pace e del dialogo con tutti. Grazie a lui, il 13 gennaio 1996, nascerà la Tavola della pace.
Per la pace Nicola ci ha messo la faccia, senza mai voltarsi indietro, senza mai curarsi delle critiche strumentali e delle accuse vergognose che, via via, gli sono state scaricate addosso. Nicola aveva capito che non basta parlare di pace, non basta nemmeno predicarla: uno ci deve lavorare. Seriamente. In prima persona. In relazione con tutte le donne e gli uomini di buona volontà, senza esclusioni politiche, religiose e culturali. Condividendo le responsabilità. Assumendosi anche la responsabilità delle cose più grandi.
Nicola lo ha fatto sempre con una grande dose di umiltà, una delle virtù più preziose e introvabili del nostro tempo. Dice di lui padre Giuseppe: “Nonostante fosse il nostro ‘ministro degli esteri’, a noi più giovani ha sempre donato la lezione del distacco interiore dal culto dell’immagine e dell’interesse personale, dell’essere strumento finché si è utili, di essere mezzo e non fine, di essere uno e non l’unico”.
Anche per questo, forse, Nicola è un uomo poco noto. Perché non ha mai cercato le vetrine, perché ha sempre dato senza mai tenere nulla per sé, perché “non si è mai fatto prendere dal vortice sfrenato dell’emergere, del primeggiare”.
Il 12 novembre 2009 Nicola Giandomenico si è spento in silenzio dopo dieci lunghissimi anni di sofferenze e amarezze. Se n’è andato dopo un’ultima notte soffocante come il tempo triste che stiamo vivendo. Se n’è andato verso mezzogiorno, quando la luce e il ritmo della vita si fanno più intensi, invitandoci a fermarci e a riflettere. Dove stiamo correndo? Siamo sicuri di essere sulla strada giusta?
Padre Nicola non c’è più. Quello che resta è la sua testimonianza di vita. Quella di un uomo e di un frate che si è fatto strumento umile della pace. Una testimonianza capace di parlare a tutti, credenti e non credenti. Una testimonianza che l’Umbria e l’Italia non si possono permettere di disperdere.
PS. Nicola era un frate cresciuto alla scuola di San Francesco. Dai suoi scritti e dalla sua vita col tempo aveva ricavato “dieci regole d’oro” che suggerisco di trascrivere e tenere sempre in tasca. 1) Credere nel positivo. 2) Rifiutare ogni pregiudizio. 3) Riannodare i fili rotti. 4) Trascendenza della pace e vitalità della preghiera. 5) Osare per la pace. 6) Spazio alla fantasia e alla creatività. 7) Credere nella possibilità del cambiamento. 8) La pace ha la sua strada: la solidarietà, il dialogo, la fraternità. 9) La pace ha delle basi: la verità, la giustizia, l’amore, la libertà. 10) La pace è sempre un punto di arrivo e un punto di partenza.
Flavio Lotti, coordinatore nazionale della Tavola della pace
Perugia, 12 novembre 2010
Ricordo di Padre Nicola Giandomenico, ispiratore della Tavola della Pace, ad un anno dalla sua scomparsa
Il 13 novembre 2009 moriva Padre Nicola Giandomenico, già custode del Sacro convento di Assisi, uomo di pace e fondatore della Tavola della Pace. In occasione delle commemorazioni per l'anniversario della sua dipartita Flavio Lotti, coordinatore nazionale della Tavola della pace ricorda la sua lezione di vita attraverso un breve articolo.
Un anno fa moriva padre Nicola Giandomenico, fondatore della Tavola della pace.
La sua lezione di vita nel ricordo di Flavio Lotti.
“Fini lo va a trovare spesso. Buttiglione e Veltroni pure. Berlusconi ha già prenotato un appuntamento. Ma la lista degli ospiti eccellenti di fra’ Giandomenico è molto più lunga e comincia lontano, fin da quando il suo convento era meta dei pellegrinaggi di Enrico Berlinguer”. A poche settimane dal terremoto che colpirà duramente l’Umbria e Assisi, il Corriere della Sera lo presenta così: come un grande politico e diplomatico, pazientemente impegnato a tessere la tela della pace e della giustizia, in Italia come nel mondo. Ma padre Nicola Giandomenico era molto, molto di più. Lo voglio ricordare oggi, ad un anno dalla sua scomparsa, per tutti i giovani che non hanno avuto la fortuna di conoscerlo.
Nicola era un uomo di pace. Un autentico uomo di pace. Altro che “il contrario della guerra”! Per Nicola “la pace è un modo di essere, di pensare, di vivere. Un nuovo stile di vita, un nuovo modo di relazionarsi tra singoli, tra popoli, tra nazioni.” O la vivi o non esiste. O te la porti dentro o è uno slogan.
Alla pace Nicola ha dedicato tutta la sua vita impegnandosi per mettere fine alla guerra fredda e all’occupazione israeliana dei territori palestinesi, per fermare la guerra in Iraq e per il dialogo con Cuba, per i diritti dei più poveri e per il disarmo nucleare, per il rafforzamento dell’Onu e per la difesa dell’ambiente, trasformando il Sacro Convento d’Assisi in uno straordinario cantiere della pace e del dialogo con tutti. Grazie a lui, il 13 gennaio 1996, nascerà la Tavola della pace.
Per la pace Nicola ci ha messo la faccia, senza mai voltarsi indietro, senza mai curarsi delle critiche strumentali e delle accuse vergognose che, via via, gli sono state scaricate addosso. Nicola aveva capito che non basta parlare di pace, non basta nemmeno predicarla: uno ci deve lavorare. Seriamente. In prima persona. In relazione con tutte le donne e gli uomini di buona volontà, senza esclusioni politiche, religiose e culturali. Condividendo le responsabilità. Assumendosi anche la responsabilità delle cose più grandi.
Nicola lo ha fatto sempre con una grande dose di umiltà, una delle virtù più preziose e introvabili del nostro tempo. Dice di lui padre Giuseppe: “Nonostante fosse il nostro ‘ministro degli esteri’, a noi più giovani ha sempre donato la lezione del distacco interiore dal culto dell’immagine e dell’interesse personale, dell’essere strumento finché si è utili, di essere mezzo e non fine, di essere uno e non l’unico”.
Anche per questo, forse, Nicola è un uomo poco noto. Perché non ha mai cercato le vetrine, perché ha sempre dato senza mai tenere nulla per sé, perché “non si è mai fatto prendere dal vortice sfrenato dell’emergere, del primeggiare”.
Il 12 novembre 2009 Nicola Giandomenico si è spento in silenzio dopo dieci lunghissimi anni di sofferenze e amarezze. Se n’è andato dopo un’ultima notte soffocante come il tempo triste che stiamo vivendo. Se n’è andato verso mezzogiorno, quando la luce e il ritmo della vita si fanno più intensi, invitandoci a fermarci e a riflettere. Dove stiamo correndo? Siamo sicuri di essere sulla strada giusta?
Padre Nicola non c’è più. Quello che resta è la sua testimonianza di vita. Quella di un uomo e di un frate che si è fatto strumento umile della pace. Una testimonianza capace di parlare a tutti, credenti e non credenti. Una testimonianza che l’Umbria e l’Italia non si possono permettere di disperdere.
PS. Nicola era un frate cresciuto alla scuola di San Francesco. Dai suoi scritti e dalla sua vita col tempo aveva ricavato “dieci regole d’oro” che suggerisco di trascrivere e tenere sempre in tasca. 1) Credere nel positivo. 2) Rifiutare ogni pregiudizio. 3) Riannodare i fili rotti. 4) Trascendenza della pace e vitalità della preghiera. 5) Osare per la pace. 6) Spazio alla fantasia e alla creatività. 7) Credere nella possibilità del cambiamento. 8) La pace ha la sua strada: la solidarietà, il dialogo, la fraternità. 9) La pace ha delle basi: la verità, la giustizia, l’amore, la libertà. 10) La pace è sempre un punto di arrivo e un punto di partenza.
Flavio Lotti, coordinatore nazionale della Tavola della pace
Perugia, 12 novembre 2010