Siria

Siria: la reazione delle Nazioni Unite alla caduta del regime di Bashar Al-Assad

Geir Pedersen, inviato speciale del Segretario generale per la Siria, informa il Consiglio di sicurezza sulla situazione in Medio Oriente (Siria).
© UN Photo/Eskinder Debebe

A distanza di 13 anni dallo scoppio della guerra in Siria, iniziata con le manifestazioni pacifiche dei civili contro il governo e la loro feroce repressione messa in atto da quest’ultimo, per poi assumere una dimensione più ampia con il coinvolgimento di attori regionali e internazionali, il regime dittatoriale del Presidente Bashar Al-Assad è capitolato con la conquista di Damasco da parte delle forze di opposizione unite sotto la guida del gruppo armato Hayat Tahrir Al-Sham (HTS), riconosciuto come gruppo terroristico dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. La notizia è giunta a una settimana dalla dichiarazione dello Special Envoy delle Nazioni Unite per la Siria, Geir O. Pedersen, che denunciava la pericolosità, sia per la popolazione civile sia per gli equilibri regionali, dei drammatici sviluppi degli scontri armati nel Governatorato di Aleppo e in alcune aree dei Governatorati di Idlib e Hama, interessati dall’avanzata delle milizie di HTS e dall’inasprimento dei bombardamenti aerei dell’esercito governativo.

Dinanzi a questa repentina evoluzione del conflitto il Segretario Generale dell’ONU António Guterres ha affermato che il popolo siriano è chiamato a stabilire il futuro del paese e ha pertanto sottolineato l’importanza di assicurare il rispetto dei diritti di tutti e tutte e una transizione politica pacifica con il supporto del suo Special Envoy. A sua volta, Pedersen ha espresso la necessità di portare urgentemente la questione siriana sul tavolo di lavoro dell’ONU. Inoltre ha invitato i ribelli che hanno assunto il potere nella capitale ad osservare la volontà dei siriani di preservare le istituzioni del Paese. In occasione del Forum di Doha Pedersen ha discusso con Turchia, Iran e Russia, i quali, pochi giorni prima, con i Ministri degli Esteri di Arabia Saudita, Egitto, Giordania, Iraq e Qatar avevano manifestato la loro disponibilità a sostenere il lavoro delle Nazioni Unite per l’implementazione della risoluzione 2254, adottata nel 2015 dal Consiglio di Sicurezza, che pose le basi per la realizzazione del processo di pace in Siria. Infine la Commissione Internazionale Indipendente d’inchiesta sulla Repubblica arabo siriana ha richiesto a tutte le parti coinvolte di garantire la protezione delle prove dei crimini compiuti dal regime e l’accesso nel paese a tutti gli organi indipendenti di monitoraggio dei diritti umani.

Nonostante la sospensione dei combattimenti, l’aumento del numero di vittime civili, soprattutto tra i soggetti più vulnerabili, la saturazione della capacità degli ospedali e l’incertezza dello scenario politico che ha indotto le Nazioni Unite a trasferire in via precauzionale il personale ritenuto non strettamente necessario per il proseguimento dell’assistenza umanitaria essenziale, contribuiscono a mantenere la situazione umanitaria critica. La recente escalation di violenza ha inoltre provocato lo sfollamento di oltre un milione di persone da Idlib, Hama, Homs e Aleppo, logorando un tessuto sociale che già contava, secondo i dati dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), 7 milioni di sfollati interni e 5 milioni di siriani rifugiatisi nei paesi confinanti e altrove. Per questi ultimi si prefigura dopo anni di esilio la concreta possibilità di far ritorno nel proprio paese d’origine, diritto fondamentale di tutti i rifugiati. Allo stesso tempo, come ha sottolineato nel corso di un’intervista Shabia Mantoo, portavoce dell’UNHCR, ciò dovrà avvenire solo per loro volontà e attraverso canali sicuri. In merito alla progressiva sospensione da parte di alcuni paesi europei delle richieste d’asilo dei siriani, Mantoo ha rimarcato che tali procedure non devono essere in alcun modo ostacolate e che le singole richieste continuino ad essere valutate caso per caso assicurando imparzialità e trasparenza.

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