Un gruppo di esperti delle Nazioni Unite incoraggia la partecipazione delle persone nell'attuazione degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile
Un gruppo di esperti delle Nazioni Unite in materia di diritti umani, ha posto l’accento sull’importanza per gli Stati di assicurare la più ampia partecipazione al processo decisionale riguardo le azioni di sviluppo che li interessano. In occasione del 33° anniversario della Dichiarazione sul Diritto allo Sviluppo, gli Stati sono stati esortati ad includere tutti nell’attuazione dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile. Il comunicato in oggetto è il seguente. “I leader mondiali hanno promesso di intensificare gli sforzi per raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile" – ed è tempo di trasformare tali promesse in azioni.
Il loro impegno per l’Agenda 2030 è stato confermato durante il vertice sugli SDGs svoltosi nel settembre del 2019, nel corso del quale si sono impegnati ad incoraggiare l’azione a livello locale, ad accelerare il raggiungimento degli obiettivi e a supportare e rendere autonome città, autorità e comunità locali che rivestono un ruolo critico in questo ambito.
È necessaria un’azione immediata anche perché l’attuazione degli SDGs non è ancora stata precisamente definita. L’insoddisfazione popolare è in continua crescita, come dimostrano le numerose proteste e manifestazioni che, nel 2019, hanno coinvolto oltre trenta nazioni. Le persone esprimono legittime rimostranze alimentate da disuguaglianza di reddito, restrizioni sulle libertà e sugli spazi civici, corruzione, scontento per i servizi pubblici, discriminazione e cambiamento climatico.
Una delle principali cause del ritardo nella realizzazione degli SDGs è il fatto che le politiche ed i programmi non sono in grado di identificare ed affrontare le reali necessità della popolazione. Se gli sforzi impiegati nel raggiungimento degli obiettivi non si basano su tali necessità, l’esito non potrà essere positivo.
Coloro ai quali in passato sono stati negati i benefici derivanti dallo sviluppo, rimangono emarginati, impotenti ed esclusi. Spesso sono le donne, le minorità razziali, religiose ed etniche, gli sfollati, i migranti, le persone con disabilità e i più poveri a sopportare il peso di questa emarginazione. Se non ci dedichiamo alle disuguaglianze, alle esclusioni ed alla discriminazione che queste comunità si trovano a dover affrontare, uno sviluppo duraturo e aperto a tutti rimarrà soltanto elusivo.
Il diritto allo sviluppo autorizza ogni persona e tutti i popoli a partecipare, contribuire e a beneficiare dello sviluppo economico, sociale, culturale e politico. Garantire una partecipazione attiva non significa solo consultare le singole persone e le comunità, ma collocarli al centro dei processi decisionali che interessano il loro stesso sviluppo.
L’Agenda 2030 crea un reale collegamento tra diritto allo sviluppo e sostenibilità. All’interno del testo vengono riaffermati i principi chiave della Dichiarazione sul Diritto allo Sviluppo. Il programma riconosce il bisogno di costruire società pacifiche, giuste e inclusive basate sul rispetto dei diritti umani, incluso il diritto allo sviluppo, su un efficace stato di diritto e una buona governance a tutti i livelli, e su istituzioni efficaci, responsabili e trasparenti.
Al fine di raggiungere tali risultati, lo sviluppo deve essere un processo olistico che coinvolga tutti coloro che ne sono interessati, a partire dagli Stati e dalle organizzazioni internazionali fino alla società civile, al mondo accademico, al settore privato, alle comunità, agli individui ed ai settori emarginate della popolazione. Come concordato in precedenza con gli Stati, le priorità devono essere stabilite dai soggetti che più beneficiano dello sviluppo: le comunità devono fissare programmi, budget e processi di sviluppo.
Pertanto è fondamentale eliminare le barriere visibili e invisibili che impediscono una partecipazione comunitaria, come la mancanza di identità legale, alti costi finanziari o restrizioni sociali, per assicurare i benefici dello sviluppo all’intera società.
Esortiamo tutti gli Stati a creare dei processi di pianificazione e dei meccanismi di monitoraggio che permettano la partecipazione di tutti. I governi devono consultare la società civile per quanto riguarda la pianificazione e le riforme economiche ed assicurare la loro partecipazione al monitoraggio dell’attuazione delle politiche e dei programmi di sviluppo.
Facciamo appello a tutti coloro che sono coinvolti nei processi di sviluppo, tra cui istituzioni finanziarie internazionali, donatori, partner privati e non governativi, a esaminare attentamente le modalità con cui garantiscono la partecipazione al loro lavoro.
A quasi cinque anni dall’attuazione dell’Agenda 2030 e con soli dieci anni rimasti per raggiungere gli SDGs, è cruciale assicurare che gli sforzi siano concentrati sulle reali necessità delle popolazioni e delle comunità. Solo allora nessuno sarà lasciato indietro.”