Il Consiglio d’Europa definisce e aggiorna contenuti e metodi dell’educazione civica: sussidio utile per il consolidamento di “Cittadinanza e Costituzione” nella scuola italiana
La Carta Europea sulla Educazione per la Cittadinanza Democratica e l’Educazione ai Diritti Umani, adottata l’11 maggio 2010 dal Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa con Raccomandazione CM/Rec(2010), segna una tappa importante lungo il percorso che mira a ricapitolare all’interno di un approccio globale i vari filoni educativi: dall’educazione all’interculturalità all’educazione all’eguaglianza, dall’educazione allo sviluppo sostenibile all’educazione alla pace. Questi mantengono la loro specificità ma dentro un contesto di più ampio e integrato Sapere che pone al centro il principio del rispetto della dignità di “tutti i membri della famiglia umana e dei loro diritti, eguali e inalienabili”, come recita la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.
Il Preambolo della Carta Europea richiama espressamente il diritto fondamentale della persona all’educazione quale sancito nel Diritto internazionale, in particolare nella Dichiarazione Universale (articolo 26), nella Convenzione europea sui diritti umani e le libertà fondamentali (articolo 2 del primo Protocollo addizionale), nel Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali (articolo 13), nella Convenzione internazionale sui diritti dei bambini e degli adolescenti.
L’articolo 29 di quest’ultima così recita: “1. Gli Stati Parti convengono che l’educazione del fanciullo deve avere come finalità: a) di favorire lo sviluppo della personalità del fanciullo nonché lo sviluppo delle sue facoltà e delle sue attitudini mentali e fisiche, in tutte le loro potenzialità; b) di inculcare al fanciullo il rispetto dei diritti della persona e delle libertà fondamentali e dei principi consacrati nella Carta delle Nazioni Unite; c) di inculcare al fanciullo il rispetto dei suoi genitori, della sua identità, della sua lingua e dei suoi valori culturali, nonché il rispetto dei valori nazionali del paese nel quale vive, del paese di cui può essere originario e delle civiltà diverse dalla sua; d) preparare il fanciullo ad assumere le responsabilità della vita in una società libera, in uno spirito di comprensione, di pace, di tolleranza, di eguaglianza tra i sessi e di amicizia fra tutti i popoli e i gruppi etnici, nazionali e religiosi, con le persone di origine autoctona; e) di inculcare al fanciullo il rispetto dell’ambiente naturale”. Il paragrafo 2 del suddetto articolo precisa: “Nessuna disposizione del presente articolo sarà interpretata in maniera da nuocere alla libertà delle persone fisiche o morali di creare e di dirigere istituzioni didattiche a condizione che i principi enunciati al paragrafo 1 del presente articolo siano rispettati e che l’educazione impartita in tali istituzioni sia conforme alle norme minime prescritte dallo Stato”.
Dunque, l’approccio ‘raccomandato’ dal Consiglio d’Europa trova il suo fondamento non nell’opinione di questo o quello studioso, di questa o quella scuola pedagogica, ma direttamente nel cuore del vigente Diritto internazionale.
Il titolo solenne di “Carta Europea” sta a sottolineare che quanto in essa contenuto ha il carattere e la portata dei principi generali che fondano e orientano leggi, politiche e azioni positive. E’ il caso di un'altra pietra miliare dell’attività normativa del Consiglio d’Europa: la Carta Europea dell’Autonomia Locale, del 1985, che ha dato ampi frutti per quanto riguarda lo sviluppo delle attività di cooperazione transfrontaliera fra gli stati e fra gli enti territoriali subnazionali. E’ utile anche ricordare che lo stesso termine “Carta” è usato dall’Unione Europea: si tratta della “Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea” che, proclamata a Nizza nell’anno 2000, ha assunto piena obbligatorità giuridica in virtù dell’articolo 6 del Trattato di Lisbona, in vigore dal primo dicembre 2009.
Occorre altresì sottolineare che le Raccomandazioni del Consiglio d’Europa sono atti giuridici formali che, pur se in forma attenuata rispetto alla immediata precettività delle Convenzioni giuridiche internazionali, obbligano comunque “programmaticamente” gli stati. Insomma la portata di queste Raccomandazioni è superiore al valore meramente ‘raccomandatorio’ che è tipico delle ordinarie ‘risoluzioni’ delle Organizzazioni internazionali.
La Carta Europea dell’11 maggio 2010 è frutto di un lungo e articolato processo di mobilitazione educativa a raggio mondiale che inizia con la Costituzione dell’UNESCO del 1945 (“Poiché le guerre hanno origine nelle menti degli uomini, è nelle menti degli uomini che vanno costruite le difese della pace”) e la paradigmatica Raccomandazione del 1974, sempre dell’UNESCO, sull’Educazione per la Comprensione, la Cooperazione e la Pace Internazionali e sull’Educazione relativa ai Diritti Umani e alle Libertà Fondamentali (ovvero ‘sull’educazione civica a dimensione internazionale’), per arrivare fino al Programma Mondiale per l’Educazione ai Diritti Umani lanciato dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 2005, di cui il Consiglio d’Europa è partner regionale in Europa.
Nell’ambito ‘regionale’ europeo, tra i documenti più significativi del Consiglio d’Europa si segnalano i seguenti: Risoluzione (78)41 sull’insegnamento dei diritti umani, Raccomandazione (85)7 sull’insegnamento e l’apprendimento dei diritti umani nella scuola, Raccomandazione (97)3 sulla partecipazione dei giovani e il futuro della società civile, Dichiarazione (7 maggio 1999) sull’educazione per la cittadinanza democratica, basata sui diritti e le responsabilità dei cittadini, Raccomandazione (2002)12 sull’educazione per la cittadinanza democratica, Raccomandazione Rec (2003)8 sulla Convenzione europea sui diritti umani nell’educazione universitaria e nella formazione professionale, Raccomandazione Rec (2004)13 sulla partecipazione dei giovani alla vita locale e regionale.
La Raccomandazione del Consiglio d’Europa è frutto maturo di un’elaborazione filosofica, pedagogica e giuridica, che tiene conto delle sfide educative in un mondo sempre più interdipendente e globalizzato alla ricerca di una governance rispettosa dei valori universali e della legalità. La ratio della Raccomandazione è quella del capacity-building e dello empowerment delle persone, teorizzato in particolare da Amartya Sen: esplicito al riguardo è soprattutto quanto affermato al punto 5, lettera g, cioè che “uno degli obiettivi fondamentali di qualsiasi educazione per la cittadinanza democratica e l’educazione ai diritti umani non è soltanto quello di attrezzare di conoscenze, competenze e abilità i discenti, ma anche quello di renderli capaci di intraprendere tempestivamente nella società azioni per la difesa e la promozione dei diritti umani, della democrazia e dello stato di diritto”. C’è qui un rinvio implicito alla Dichiarazione delle Nazioni Unite del 9 dicembre 1998 “sul diritto e la responsabilità degli individui, dei gruppi e degli organi della società di promuovere e proteggere i diritti umani e le libertà fondamentali universalmente riconosciuti”, diffusamente conosciuta come la Magna Charta dei difensori dei diritti umani: un documento altamente formativo oltre che legittimante di ruoli democratici e nonviolenti in uno spazio che non conosce frontiere e muri.
Un altro dato da sottolineare è la chiamata in causa di una ricca tipologia di “soggetti interessati” (i cosiddetti stakeholders): dai genitori agli operatori del volontariato e delle organizzazioni di società civile, dalle autorità educative ai decisori politici,
La Carta ha un raggio d’applicatività per così dire onnicomprensivo: essa investe tutti i luoghi del circuito educativo – dalle pre-primarie fino all’università – e tutti i tipi di educazione e formazione: formale, informale, non-formale, generale, professionale, con un significativo riconoscimento del non-formale. Quest’ultimo è considerato quale articolazione educativa che ha una sua autonoma identità e operatività e che allo stesso tempo è trasversale agli stessi ambiti formali e informali. E’ la sottolineatura dello ‘orientamento all’azione’ e della interdisciplinarietà quali peculiari caratteri identitari dell’educazione per la cittadinanza democratica e ai diritti umani Il punto 8 della Carta riguarda la qualità della governance educativa ai vari livelli e nelle varie modalità. essa deve sempre essere democratica sia perchè il metodo democratico è un bene in sé sia perché esso è “un mezzo pratico per apprendere e sperimentare la democrazia e il rispetto dei diritti umani”: dunque, la scuola per i diritti umani è la scuola dei diritti umani.
Il punto 5, lettera j, è dedicato alla cooperazione internazionale e allo scambio di informazioni sulle buone pratiche, che devono essere incoraggiati in ragione della “natura internazionale dei valori e degli obblighi attinenti ai diritti umani e dei comuni principi che informano la democrazia e lo stato di diritto”.
Dopo avere enunciato concetti e fissato principi, al punto 15 la Carta impegna gli stati su una agenda di ‘seguiti’ operativi, tutti all’insegna della cooperazione internazionale e transnazionale, con l’esplicito compito, tra gli altri, di sostenere la cooperazione che si sviluppa attraverso le reti europee delle organizzazioni di società civile, comprese evidentemente le scuole.
La Carta del Consiglio d’Europa giunge in un momento particolarmente fertile di creatività delle istituzioni internazionali in materia di educazione e formazione fondate sui diritti umani. Si ricorda che in sede di Nazioni Unite, il Programma Mondiale per l’educazione ai diritti umani è entrato nella seconda fase, che comporta il coinvolgimento del mondo dell’università e dell’alta formazione, ed è in fase conclusiva la elaborazione di una apposita Dichiarazione delle Nazioni Unite sull’educazione ai diritti umani, di cui si prevede per l’anno prossimo la formale adozione ad opera dell’Assemblea Generale.
Per quanto riguarda, in Italia, la fertile sperimentazione in atto di “Cittadinanza e Costituzione”, la Carta Europea è un utile strumento che, con l’autorià che le è propria, conferma l’orientamento che si sta chiaramente delineando nell’assumere, quale paradigma etico-giuridico di riferimento, i diritti umani e le libertà fondamentali universalmente riconosciuti. Si tratta quindi di interpretare la Costituzione della Repubblica nel contesto e con l’ausilio delle fonti del Diritto internazionale ed europeo dei diritti umani, di considerare la cittadinanza nella sua articolazione plurale, di valorizzare il ricco patrimonio di risorse educative offerte dalle organizzazioni non governative, dal volontariato e dagli enti di governo locali e regionali, di imprimere una decisa connotazione internazionale ed europea all’offerta formativa ai vari livelli.
Raccomandazione CM/Rec(2010)7 del Comitato dei Ministri agli stati membri sulla Carta del Consiglio d’Europa sull’educazione per la cittadinanza democratica e l’educazione ai diritti umani*
(adottata dal Comitato dei Ministri l’11 maggio 2010 alla sua 120° Sessione)
1. Il Comitato dei Ministri, ai sensi dell’Articolo 15.b dello Statuto del Consiglo d’Europa;
2. Richiamando la fondamentale funzione del Consiglio d’Europa di promuovere i diritti umani, la democrazia e lo stato di diritto;
3. Fermamente convinto che l’educazione e la formazione giocano un ruolo centrale nel portare avanti questa missione;
4. Riferendosi al diritto all’educazione sancito nel diritto internazionale, in particolare nella Convenzione Europea sui Diritti Umani, nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, nel Patto Internazionale sui Diritti Economici, Sociali e Culturali e nalla Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza;
5. Ricordando che la Conferenza Internazionale sui Diritti Umani svoltasi a Vienna nel 1993 fa appello agli stati perché includano il tema dei diritti umani, della democrazia e dello stato di diritto nei curricula di tutte le istituzioni di educazione formale e non formale;
6. Riferendosi alla decisione presa dal Secondo Vertice dei Capi di Stato e di Governo del Consiglio d’Europa (1997) di lanciare una iniziativa per l’edicazione per la cittadinanza democrartica in vista di promuovere nei cittadini la consapevolezza dei loro diritti e delle loro responsabilità in una società democratica;
7. Richiamando la Raccomandazione Rec(2002)12 del Comitato dei Ministri sull’educazione per la cittadinanza democratica e desiderando di ulteriormente costruire su di essa;
8. Riferendosi alla Raccomandazione Rec(2003)8 del Comitato dei Ministri sulla promozione e il riconoscimento dell’educazione/apprendimento non formale dei giovani e alla Raccomandazione Rec(2004) sulla Convenzione Europea sui Diritti Umani nell’educazione universitaria e nella formazione professionale;
9. Riferendosi alla Raccomandazione dell’Assemblea Parlamentare 1682 (2004) che fa appello per la elaborazione di una convenzione quadro europea per la cittadinanza democratica e l’educazione ai diritti umani;
10. Rispondendo all’appello della 7° Conferenza dei Ministri europei responsabili per la Gioventù, svoltasi a Budapest nel 2005, per un documento quadro si politica sull’educazione per la cittadinanza democratica e l’educazione ai diritti umani;
11. Desiderando contribuire al conseguimento degli obiettivi del Programma Mondiale per l’Educazione ai Diritti Umani adottato dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 2005, per il quale il Consiglio d’Europa è il partner regionale in Europa;
12. Desiderando costruire sull’esperienza dell’Anno Europeo 2005 per la Cittadinanza attraverso l’Educazione, durante il quale gli stati e le organizzazioni non governative hanno realizzato numerosi esempi di buona pratica nell’educazione per la cittadinanza democratica e l’educazione ai diritti umani, e di consolidare, codificare e diffondere questa buona pratica attraverso l’Europa;
13. Consapevoli che gli stati membri sono responsabili dell’organizzazione e del contenuto dei loro sistemi educativi;
14. Riconoscendo il ruolo chiave che giocano le organizzazioni non governative e le organizzazioni giovanili in questa area dell’educazione e desideroso di sostenerle in questo loro ruolo,
Raccomanda che gli stati membri:
- attuino misure basate sulle disposizioni della Carta del Consiglio d’Europa sull’Educazione per la Cittadinanza Democratica e l’Educazione ai Diritti Umani, quale contenuta nell’appendice a questa raccomandazione;
- assicurino che la Carta sia ampiamente disseminata fra le loro autorità responabili per l’educazione e la gioventù;
Incarica il Segretario Generale di trasmettere questa raccomandazione:
- ai governi degli Stati Parti della Convenzione Culturale Europea che non sono anche membri del Consiglio d’Europa;
- alle organizzazioni internazionali.
Carta del Consiglio d’Europa sull’Educazione per la Cittadinanza Democratica e l’Educazione ai Diritti Umani
Sezione I – Disposizioni generali
1. Scopo
La presente Carta riguarda l’educazione per la cittadinanza democratica e l’educazione ai diritti umani come definite al paragrafo 2. Essa non tratta esplicitamente di aree tematiche collegate quali l’educazione interculturale, l’educazione all’eguaglianza, l’educazione per la sviluppo sostenibile e l’educazione alla pace, tranne quando queste si sovrappongono e interagiscono con l’educazione per la cittadinanza democratica e l’educazione ai diritti umani.
2. Definizioni
Ai fini della presente Carta:
a. “Educazione per la cittadinanza democratica” significa educazione, formazione, accrescimento di consapevolezza, informazione, pratiche e attività che mirano, dotando i discenti di conoscenze, abilità e competenze e sviluppando le loro attitudini e i loro comportamenti, a renderli capaci (to empower them) di esercitare e difendere i loro diritti e le loro responsabilità democratiche nella società, di apprezzare la diversità e di giocare un ruolo attivo nella vita democratica, in vista della promozione e della protezione della democrazia e dello stato di diritto.
b. “Educazione ai diritti umani” significa educazione, formazione, accrescimento di consapevolezza, informazione, pratiche e attività che mirano, dotando i discenti di conoscenze, abilità e competenze e sviluppando le loro attitudin i e comportamenti, a renderli capaci (to empower them) di contribuire alla costruzione e alla difesa di una cultura universale dei diritti umani nella società, in vista della promozione e della protezione dei diritti umani e delle libertà fondamentali;
c. “Educazione formale” significa il sistema strutturato di educazione e formazione che opera dalle scuole pre-primare alle primarie secondarie e all’università. Essa si impartisce, in via ordinaria, all’interno delle istituzioni educative generali e vocazionali ed è certificata.
d. “Educazione non-formale” significa qualsiasi prestabilito programma di educazione mirante a sviluppare un ventaglio di abilità e competenze al di fuori del contesto educativo formale.
e. “Educazione informale” significa il processo continuativo nel quale ogni individuo acquisisce attitudini, valori, abilità e conoscenze dagli apporti e dalle risorse educative presenti nel proprio ambiente e dall’esperienza quotidiana (famiglia, gruppi di coetanei, vicini, occasioni d’incontro, biblioteche, mass media, lavoro, gioco, ecc.).
3. Relazione tra educazione per la cittadinanza democratica e educazione ai diritti umani
L’educazione per una cittadinanza democratica e l’educazione ai diritti umani sono strettamente interrelate e si supportano reciprocamente. Esse si distinguono per focus e ambito più che per obiettivi e pratiche. L’educazione per la cittadinanza democratica verte primariamente sui diritti e le responsabilità democratiche e sulla partecipazione attiva, in relazione alle sfere civiche, politiche, sociali, economiche, legali e sulturali della società, mentre l’educazione ai diritti umani si occupa del più ampio spettro dei diritti umani e delle libertà democratiche in ogni aspetto della vita della gente.
4. Assetti costituzionali e priorità degli stati membri
Gli obiettivi, i principi e le politiche di seguito definite devono essere attuati secondo le seguenti modalità:
a. rispettando debitamente le strutture costituzionali di ciascun stato membro, usando mezzi congrui con tali strutture:
b. avendo riguardo alle priorità e ai bisogni di ciascun stato membro.
Sezione II
5. Finalità e principi
I seguenti obiettivi e principi devono guidare gli stati membri nel modellare le loro politiche, legislazioni e pratiche.
a. Lo scopo è di fornire ad ogni persona nel loro territorio l’opportuntià dell’educazione per la cittadinanza democratica e l’educazione ai diritti umani.
b. L’apprendimento all’interno dell’educazione per la cittadinanza democratica e l’educazione ai diritti umani è un processo di formazione continua. L’efficace apprendimento in questa area coinvolge un ampio ventaglio di soggetti aventi interesse (stakeholders) compresi i decisori politici, i professionisti dell’educazione, i discenti, i genitori, le istituzioni educative, le autorità educative, i funzionari pubblici, le organizzazioni non governative, le organizzazioni giovanili, i media e il pubblico in generale.
c. Tutti i mezzi dell’educazione e della formazione, formale, non-formal o informale, hanno una parte importante nel processo di apprendimento e sono preziosi nel promuoverne i principi e nel conseguirne gli obiettivi.
d. Le organizzazioni non governative e le organizzazioni giovanili apportano un prezioso contributo all’educazione per la cittadinanza democratica e all’educazione ai diritti umani, particolarmente attraverso l’educazione non-formale e informale, occorre pertanto offrire loro occasioni e sostegno perché diano al meglio questo contributo.
e. Le pratiche e le attività di insegnamento e di apprendimento devono seguire e promuovere i valori e i principi democratici e dei diritti umani; in particolare, la governance delle istituzioni educative, comprese le scuole, deve riflettere e promuovere i valori dei diritti umani e facilitare l’acquisizione di capacità e la partecipazione attiva dei discenti, degli staffs educativi e degli aventi interesse, compresi i genitori;
f. Elemento essenziale di qualsiasi educazione per la cittadinanza democratica e l’educazione ai diritti umani è la promozione della coesione sociale e del dialogo interculturale nonché l’apprezzamento della diversità e dell’eguaglianza, compresa l’eguaglianza di genere; a questo scopo, è essenziale sviluppare la conoscenza, le abilità personali e sociali e la comprensione che riducono i conflitti, aumentano la stima e la comprensione delle differenze tra i gruppi di credenti ed etnici, costruiscono il reciproco rispetto per la dignità umana e i valori comuni, incoraggiano il dialogo e promuovono la nonviolenza nella risoluzione dei problemi e delle controversie.
g. Uno degli obiettivi fondamentali di qualsiasi educazione per la cittadinanza democratica e l’educazione ai diritti umani è non soltanto quello inteso a dotare i discenti di conoscenze, consapevolezza e abilità, ma anche quello che mira a renderli capaci e pronti ad agire nella società nella difesa e la promozione dei diritti umani, della democrazia e dello stato di diritto.
h. La formazione e lo sviluppo continuo degli educatori professionali e leaders giovanili, così come degli stessi formatori, sui principi e le pratiche dell’educazione per la cittadinanza democratica e l’educazione ai diritti umani, sono parte vitale dell’offerta e della sostenibilità di un’efficace educazione in questa area e devono coerentemente essere programmati e finanziati in modo adeguato.
i. Forme di partenariato e di collaborazione devono essere incoraggiate tra i numerosi aventi interesse coinvolti nell’educazione per la cittadinanza democratica e l’educazione ai diritti umani, compresii decisori politici, i professionisti dell’educazione, i discenti, i genitorti, le istituzioni educative, le organizzazioni non governative, le organizzazioni giovanili, i media e il pubblico in generale, a livello nazionale, regionale e locale, in modo da beneficiare al meglio dei loro contributi.
j. Data la natura internazionale dei valori e degli obblighi relativi ai diritti umani e dei principi comuni che informano la democrazia e lo stato di diritto, è importante che gli stati membri perseguano e incoraggino la cooperazione internazionale e regionale per le attività previste dalla presente Carta e per l’individuazione e lo scambio di buone pratiche.
Sezione III – Politiche
6. Educazione formale generale e professionale
Gli stati membri devono includere l’educazione per la cittadinanza democratica e l’educazione ai diritti umani nei curricula per l’educazione formale nelle scuole pre-primarie, primarie e secondarie come pure nell’educazione e nella formazione generale e professionale. Gli stati membri devono anche continuare a sostenere, rivedere e aggiornare l’educazione per la cittadinanza democratica e l’educazione ai diritti umani in questi curricula allo scopo di assicurarne l’importanza e incoraggiare la sostenibilità di questa area.
7. Educazione superiore
Gli stati membri devono promuovere, nel debito rispetto del principio della libertà accademica, l’inclusione della educazione per la cittadinanza democratica e l’educazione ai diritti umani nelle istituzioni di educazione superiore, in particolare per i futuri professionisti dell’educazione.
8. Gestione democratica
Gli stati membri devono promuove la governance democratica in tutte le istituzioni educative sia quale metodo di governance ch è desiderabile e utile di per sè sia quale mezzo pratico di apprendimento e di esperienza della democrazia e di rispetto dei diritti umani. Essi devono incoraggiare e facilitare, con mezzi appropriati, l’attiva partecipazione dei discenti, dei gruppi educativi e degli aventi interesse, compresi i genitori, nella gestione democratica delle istituzioni educative.
9. Formazione
Gli stati membri devono fornire insegnanti, altro personale educativo, giovani leaders e formatori che sono necessari per iniziare o sviluppare la formazione per l’educazione per la cittadinanza democratica e l’educazione ai diritti umani. Essi devono garantire che tale personale abbia una accurata conoscenza e competenza quanto agli obiettivi e ai principi della disciplina e quanto ad appropriati metodi di insegnamento e apprendimento, così pure altre abilità appropriate per la loro area educativa.
10. Ruolo delle organizzazioni non governative, le organizzazioni giovanili e altri soggetti interessati.
Gli stati membri devono facilitare il ruolo delle organizzazioni non governative e delle organizzazioni giovanili nell’educazione per la cittadinanza democratica e l’educazione ai diritti umani, specialmente nell’educazione non-formale. Essi devono riconoscere queste organizzazioni e le loro attività quale parte preziosa del sistema educativo, fornire loro ove necessario il sostegno di cui avessero bisogno e fare pieno uso dell’esperienza che essi possono apportare a tutte le forme dell’educazione. Gli stati membri devono inoltre promuovere e dare pubblicità all’educazione per la cittadinanza democratica e l’educazione ai diritti umani nei confronti degli altri soggetti interessati, in particolare dei media e del pubblico in generale, al fine di massimizzare il contributo che essi possono dare a questa area.
11. Criteri di valutazione
Gli stati membri devono elaborare criteri di valutazione dell’efficacia dei programmi dell’educazione per la cittadinanza democratica e l’educazione ai diritti umani. Il feedback dei discenti deve costituire parte integrale di tutte le valutazioni.
12. Ricerca
Gli stati membri devono iniziare e promuovere la ricerca sull’educazione per la cittadinanza democratica e l’educazione ai diritti umani per fare l’inventario della situazione corrente nell’area e fornire ai soggetti interessati, compresi i decisori politici, le istituzioni educative, i dirigenti scolastici, gli insegnanti, i discenti, le organizzazioni non governative e la organizzazioni giovanili, una informazione di carattere comparativo per aiutarli a misurare e accrescere la loro efficacia ed efficienza e perfezionare le loro pratiche. Questa ricerca potrebbe vertere, inter alia, sui curricula, sulle pratiche innovative, sui metodi d’insegnamento e sviluppo dei sistemi di valutazione, inclusi criteri e indicatori di valutazione. Gli stati membri devono condividere i risultati della loro ricerca con altri stati e altri soggetti interessati ove appropriato.
13. Abilità per promuovere la coesione sociale, apprezzare la diversità e gestire le differenze e il conflitto
In tutte le aree dell’educazione, gli stati membri devono promuovere approcci educativi e metodi d’insegnamento che mirano all’apprendimento a vivere insieme in una società democratica e multiculturale e a rendere capaci i discenti di acquisire le conoscenze e le abilità per promuovere la coesione sociale, apprezzare la diversità e l’eguaglianza, apprezzare le differenze – particolarmente tra i gruppi religiosi ed etnici – e comporre disaccordi e conflitti in modo nonviolento con rispetto dei reciproci diritti, nonché per combattere tutte le forme di discriminazione e violenza, specialmente il bullismo e le molestie.
Sezione IV – Valutazione e cooperazione
14. Valutazione e revisione
Gli stati membri devono con regolarità valutare le strategie e le politiche che hanno intraprese con riferimento alla presente Carta e adattare in modo appropriato queste strategie e queste politiche. Essi possono farlo in cooperazione con altri stati membri, per esempio su base regionale. Ogni stato membro può anche chiedere l’assistenza del Consiglio d’Europa.
15. Cooperazione nelle attività di follow-up
Gli stati membri devono, ove appropriato, cooperare fra loro e attraverso il Consiglio d’Europa nel perseguire gli obiettivi e i principi della presente Carta:
a. perseguendo temi identificati come quelli di comune interesse e prioritari;
b. facilitando le attività multilaterali e transfrontaliere, comprese le esistenti reti di coordinatori nel settore dell’educazione per la cittadinanza democratica e l’educazione ai diritti umani;
c. scambiando, sviluppando, codificando e assicurando la disseminazione delle buone pratiche;
d. informando i soggetti interessati, compreso il pubblico, circa gli scopi e l’implementazione della Carta;
e. sostenendo le reti europee delle organizzazioni non governative, delle organizzazioni giovanili e degli educatori professionisti, e la cooperazione fra di essi.
16. Cooperazione internazionale
Gli stati membri devono mettere in comune con altre organizzazioni internazionali, nell’ambito del Consiglio d’Europa, i risultati del loro lavoro nel campo dell’educazione per la cittadinanza democratica e l’educazione ai diritti umani.
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* Traduzione dall'inglese a cura del Centro diritti umani dell'Università di Padova