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due bambini Rom abbracciati, campagna "Dosta!", 2007
© Consiglio d'Europa/Sandro Weltin

La dimensione umana dell’OSCE e la protezione e promozione dei diritti della minoranza Rom e Sinti

Autore: Martina Lucia Lanza, MA in Istituzioni e politiche dei diritti umani e della pace, Università di Padova / Collaboratrice del Centro diritti umani

L’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE) (si veda la seguente scheda), frutto del sistema di diplomazia congressuale avviato dall’Atto finale di Helsinki del 1975, si basa su tre “cesti”: la costruzione di rapporti di reciproca fiducia in campo politico-militare, la cooperazione economica, la realizzazione della “dimensione umana”.
Nello specifico, le questioni connesse con la minoranza Rom e Sinti sono una delle task della dimensione umana, la quale concerne gli impegni presi dagli Stati partecipanti all’OSCE rispetto allo stato di diritto e alla tutela dei diritti umani.
Per analizzare la tutela e promozione dei diritti di Rom e Sinti si prenderanno in considerazione le attività dell’Ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti umani (ODIHR) e dell’Alto Commissario sulle minoranze nazionali (HCNM).

L’Ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti umani (ODIHR) e la questione dei Rom e Sinti

L’Ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti umani (ODIHR) è la principale istituzione dell’OSCE finalizzata ad assistere gli Stati membri nell’attuazione dei loro impegni in materia di dimensione umana (si veda la seguente scheda).
Per promuovere i diritti umani di Rom e Sinti e la loro integrazione nella società, il Consiglio dei Ministri, con l’adozione della decisione VIII del 1994, ha deciso di istituire nell’ambito dell’ODIHR un Contact Point sulle questioni di Rom e Sinti (ODIHR-CPRSI).

Nel dettaglio, i compiti assegnati all’ODIHR sono i seguenti:

- agire come luogo di scambio di informazioni sulle questioni legate a Rom e Sinti e sull’implementazione degli impegni connessi;
- facilitare il contatto tra Stati e organizzazioni internazionali sulle questioni di Rom e Sinti;
- mantenere e sviluppare i contatti tra le istituzioni dell’OSCE e le altre organizzazioni e istituzioni internazionali.

L’insieme di impegni a cui gli Stati partecipanti e le istituzioni dell’OSCE devono fare riferimento è delineato dal “Piano d’azione per migliorare la situazione dei Rom e dei Sinti nell’area OSCE” (Decisione n.3/03), adottato dal Consiglio dei Ministri il 2 dicembre 2003.
Il Piano d’azione è il documento dell’area Osce più rilevante sulla questione di Rom e Sinti, in quanto indica nel dettaglio le misure speciali intese ad assicurare che le popolazioni Rom e Sinti siano in grado di svolgere, a tutti gli effetti ed in condizioni paritarie, un ruolo nella società in cui vivono.
Il principio che dovrebbe guidare gli sforzi degli Stati partecipanti e delle competenti istituzioni dell’OSCE è l’attiva partecipazione delle comunità Rom e Sinti all’elaborazione e attuazione di ciascuna strategia e in tutte le decisioni che riguardano la loro esistenza.
Le aree d’azione in cui si articola il piano sono le seguenti:

- lotta al razzismo e alla discriminazione (sul piano legislativo e di applicazione della legge, rispetto agli organi di polizia e all’uso della forza, sensibilizzazione attraverso i mass media, etc);
- gestione delle questioni socio-economiche (alloggi e condizioni di vita, disoccupazione e problemi economici, assistenza sanitaria);
- miglioramento dell’accesso all’istruzione (azioni contro la segregazione, educazione multiculturale, presenza di mediatori/formatori della comunità Rom, etc);
- rafforzamento della partecipazione alla vita pubblica e politica (coinvolgimento tempestivo, integrazione, trasparenza, autogestione etc);
- tutela dei diritti anche in situazioni di crisi e successive alle crisi;
- potenziamento della cooperazione e del coordinamento con altre organizzazioni internazionali e organizzazioni non governative.

Tra le azioni del Piano specificamente assegnate all’ODIHR-CPRSI si ritrova la consulenza rispetto alle politiche ed il rafforzamento delle capacità di associazioni della società civile Rom e Sinti.
Inoltre, rientra nel mandato dell’ODIHR il monitoraggio del Piano d’azione, attraverso la stesura di rapporti d’attuazione. Ad oggi sono stati pubblicati due rapporti (2008 e 2013), i quali offrono una valutazione dell’implementazione del Piano da parte degli Stati e delle Istituzioni dell’OSCE, in particolare l’ODIHR-CPRSI, e sono strutturati seguendo le aree d’azione delineate dal Piano stesso.

Le attività dell’Alto Commissario sulle minoranze nazionali (HCNM)

L’Ufficio dell’Alto Commissario sulle minoranze nazionali (si veda la seguente scheda) è stato istituito nel 1992 allo scopo di individuare e, per quanto possibile, scongiurare situazioni di tensione etnica nella regione OSCE suscettibili di mettere in pericolo la pace, la stabilità o le relazioni amichevoli all’interno degli Stati OSCE o tra di essi.
Realizza il suo mandato raccogliendo informazioni, anche tramite visite in loco, relative alla situa­zione delle minoranze nazionali, intese nel senso più ampio del termine: religiose, linguistiche, culturali ed etniche.

Dalla sua istituzione, l’Alto Commissario ha pubblicato una serie di linee guida e raccomandazioni tematiche che concernono anche Rom e Sinti intesi come minoranza. I primi tre documenti pubblicati hanno avuto il compito principale di innalzare ed elaborare gli standards sui diritti delle minoranze nell’area dell’educazione (raccomandazioni dell’Aja, 1996), della lingua (raccomandazioni di Oslo, 1998) e della partecipazione pubblica (raccomandazioni di Lund, 1999).
Le successive due pubblicazioni concernono delle sfide specifiche che diversi Stati devono affrontare per assicurare che le lingue minoritarie abbiano accesso ai mezzi radiotelevisivi (Linee guida del 2003) e per dotarsi di organi di Polizia adatti ad una società multietnica (raccomandazioni del 2006).
Infine, gli ultimi due documenti in ordine di tempo si focalizzano sulla questione delle minoranze nelle relazioni tra Stati (Raccomandazioni di Bolzano/Bozen, 2008) e sull’integrazione di diverse società (linee guida di Ljubljana, 2012).

La minoranza Rom e Sinti trova una menzione particolare nelle raccomandazioni sul ruolo degli organi di polizia in una società multietnica (2006). Infatti, nel documento si richiama l’attenzione sulla pratica controversa del “profilo razziale”, ossia sull’inclusione nei database della Polizia di dati concernenti razza ed etnia per tracciare il target di specifiche persone da sottoporre a misure come perquisizioni, ispezioni del veicolo e controllo dell’identità.
Le raccomandazioni sottolineano come tale pratica, la quale in Europa riguarda spesso le comunità Rom e Travellers, basa l’identificazione di soggetti che potrebbero essere coinvolti in attività criminali su stereotipi razziali o etnici, piuttosto che sul comportamento del singolo individuo.

La missione d’inchiesta OSCE in Italia (2008)

L’Italia è stata oggetto di una missione d’inchiesta nel 2008, svolta congiuntamente da ODIHR e dall’Alto Commissario sulle minoranze nazionali dell’OSCE, nell’ambito delle attività di monitoraggio stabilite con il Piano d’Azione del 2003.

La visita è stata sollecitata da una serie di eventi - iniziati con l’uccisione di una donna italiana da parte di una persona di etnia Rom a novembre 2007 e culminati con la distruzione del campo Rom di Ponticelli (Napoli) nel maggio 2008 per mano della popolazione locale - che hanno portato alla dichiarazione di stato d’emergenza in tre regioni (Campania, Lazio e Lombardia) rispetto agli “insediamenti nomadi” e all’introduzione di una serie di misure per far fronte alla crisi.
Quindi, gli obiettivi della visita sono stati:

- esaminare la situazione attuale e gli sviluppi rispetto a Rom e Sinti in Italia, inclusi sia i cittadini italiani che i migranti, con un focus speciale sui Rom provenienti dalla Romania;
- valutare le politiche e le misure intraprese dalle Autorità indirizzate ai problemi affrontati dalle comunità Rom e Sinti in Italia;
- fornire raccomandazioni al fine di assistere le Autorità locali, regionali e nazionali nel fornire una protezione effettiva ai diritti umani di Rom e Sinti e promuoverne l’integrazione.

La delegazione ha visitato Milano, Napoli e Roma ed ha incontrato: autorità locali e regionali, Rom e Sinti che vivono in campi autorizzati o non autorizzati, diversi funzionari e ministri, rappresentanti del Dipartimento delle pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri e dell’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali (UNAR).
Inoltre, la delegazione si è consultata con diversi rappresentanti delle comunità Rom e Sinti e organizzazioni della società civili rilevanti.

A seguito della visita, il rapporto presentato dalle due istituzioni dell’OSCE ha incluso un elenco di 20 raccomandazioni, tra le quali figurano:

- aumentare gli sforzi per l’implementazione del Piano d’Azione OSCE del 2003;
- rafforzare la protezione di Rom e Sinti riconoscendoli come una minoranza;
- evitare l’uso del termine “nomade” e considerare al suo posto i termini Rom e Sinti
- stabilire un’istituzione di governo che coordini la stesura, implementazione e valutazione delle politiche destinate all’integrazione di Rom e Sinti
- aderire agli standard internazionali riguardanti le espulsioni ed assicurare che gli ordini di espulsione siano basato su un esame obiettivo e scrupoloso della situazione individuale del soggetto interessato;
- trovare soluzioni durature al problema persistente dell’apolidia de facto dei Rom provenienti dall’area balcanica;
- evitare la pratica degli sgomberi forzati ed assicurare, laddove questi avvengano, tutele sotto il profilo giuridico e amministrativo e una soluzione abitativa alternativa;
- combattere i discorsi d’odio anti-Rom e altre espressioni xenofobe da parte di individui privati e pubbliche autorità.

Aggiornato il

12/5/2015