A A+ A++

Flag of tolerance
© UNESCO

Le attività dell’ECRI relative all’Italia

Autore: Andrea Cofelice

L’ECRI ha pubblicato tre rapporti sull’Italia, rispettivamente nel 1998, 2002 e 2006. Al di là delle questioni specifiche relative a ciascun rapporto (per la cui trattazione si rimanda alle singole schede che compongono il dossier), l’ECRI ha costantemente formulato numerose raccomandazioni al Governo italiano, al fine di individuare delle soluzioni ai problemi di razzismo e intolleranza, che possono essere suddivise nelle seguenti aree tematiche:

a)  Necessità di ratificare gli strumenti internazionali rilevanti in materia. Sebbene la ratifica dei documenti giuridici internazionali non costituisca di per sé un elemento sufficiente a garantire il pieno rispetto dei diritti umani all’interno degli Stati, essa tuttavia rappresenta il primo atto con cui lo Stato manifesta la propria volontà di adeguare l’ordinamento giuridico, la struttura istituzionale e le proprie politiche al vigente diritto internazionale dei diritti umani. Di conseguenza, fin dal suo primo rapporto, l’ECRI, pur riconoscendo all’Italia di aver già ratificato i principali strumenti internazionali in materia di lotta alla discriminazione e all’intolleranza, ha raccomandato al Governo di estendere tale processo di ratifica anche ad altri strumenti, tra cui si segnalano: il Protocollo 12 alla Convenzione europea dei diritti umani; la Carta europea delle lingue regionali o minoritarie; la Convenzione europea sulla nazionalità; il Protocollo addizionale alla Convenzione sulla criminalità informatica e la Convenzione internazionale per la tutela dei diritti di tutti i lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie.

b) Ordinamento giuridico e quadro istituzionale. Nei suoi rapporti, l’ECRI raccomanda all’Italia di adottare o migliorare l’applicazione delle vigenti disposizioni costituzionali, penali, civili e amministrative in materia di garanzie contro il razzismo e la discriminazione razziale. Inoltre, per quel che riguarda il quadro istituzionale, fin dal suo primo rapporto l’ECRI ha raccomandato all’Italia di istituire un organo specializzato, incaricato di vigilare in modo efficace e indipendente sulla situazione relativa al razzismo e alla discriminazione razziale e di favorire l’applicazione della legislazione contro la discriminazione. L’Italia ha dato seguito a tale raccomandazione istituendo l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali (UNAR), presso il Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri. L’ECRI, pur esprimendo soddisfazione per l’istituzione dell’UNAR, ha invitato l’Italia a monitorare sulla sua reale efficacia e indipendenza.

c) Politiche in materia di contrasto al razzismo, alla discriminazione e all'intolleranza. In tale contesto, l’ECRI ha raccomandato all’Italia di adottare specifiche politiche atte a contrastare i fenomeni legati al razzismo, alla discriminazione e all’intolleranza, in un’ampia gamma di settori, tra cui: accoglienza dei non-cittadini e loro accesso ai servizi pubblici (educazione, sanità, alloggio); politiche occupazionali; contrasto della violenza a sfondo razzista, xenofobo e antisemita; tutela dei gruppi vulnerabili (immigrati e richiedenti asilo, comunità rom, comunità musulmane, vittime della tratta).

d) Educazione, formazione e sensibilizzazione. L’ECRI attribuisce all’educazione e alla formazione un ruolo strategico soprattutto in chiave di prevenzione dei fenomeni collegati al razzismo e all’intolleranza. L’educazione, infatti, deve essere indirizzata al pieno sviluppo della personalità umana ed al rafforzamento del rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, e deve promuovere lo spirito di tolleranza, il dialogo inter-culturale, il rispetto e la comprensione reciproca, nonché la cooperazione tra tutte le persone che vivono all’interno dello Stato, a prescindere dalla loro identità etnica, culturale, linguistica o religiosa. A tal fine, l’ECRI ha raccomandato alle autorità italiane di introdurre l’insegnamento obbligatorio dei diritti umani a tutti i livelli di insegnamento e di promuovere la formazione ai diritti umani per specifiche categorie professionali, tra cui insegnanti, membri delle forze dell’ordine, operatori del settore giudiziario e dei mezzi di informazione. Infine, l’ECRI ha sollecitato l’Italia ad intraprendere iniziative a livello locale e nazionale a favore della sensibilizzazione del vasto pubblico sui problemi del razzismo e della discriminazione razziale.

e) Immigrati e richiedenti asilo. In materia di immigrazione, l’ECRI ha costantemente invitato l’Italia a vigilare affinché le disposizioni e le pratiche relative all’ottenimento della cittadinanza e al rilascio del permesso di soggiorno non provochino situazioni maggiormente precarie per gli immigrati, né tanto meno discriminazioni dirette o indirette nei confronti di alcuni individui o gruppi di persone. L’ECRI, inoltre, ha ripetutamente raccomandato di stabilire un quadro unico giuridico, politico e istituzionale a livello centrale, per fornire coerenza e organicità agli sforzi compiuti a livello locale a favore della promozione dell’integrazione tra le comunità della maggioranza e le comunità minoritarie, e in particolare tra cittadini e non cittadini. In materia d’asilo, L’ECRI ha raccomandato fermamente alle autorità italiane di garantire in tutti i casi il rispetto del principio del divieto di respingimento e il diritto degli individui di domandare asilo in ogni caso, senza discriminazioni, ivi compreso nei casi in cui gli immigrati sono intercettati in mare o sono stati arrestati al momento del loro ingresso illegale in Italia. Fin dal suo primo rapporto, inoltre, l’ECRI ha invitato le autorità italiane ad adottare una legge organica relativa al diritto di asilo e a stabilire un programma nazionale di integrazione per le persone con lo status di rifugiato, stanziando a tal fine delle risorse adeguate.

Aggiornato il

23/11/2010