Appello all’azione per i diritti umani dei Giovani in Servizio Civile Universale al Centro Diritti Umani dell’Università di Padova
Giovani, ci rivolgiamo a voi durante questa Giornata internazionale dei Diritti Umani nell’anno dell’ottantesimo anniversario delle Nazioni Unite, non solo perché siete il futuro, ma perché siete il presente che può cambiare il domani. È giunto il momento di farci sentire. Il nostro protagonismo è fondamentale per costruire il mondo in cui vogliamo vivere. Non permettiamo che la nostra voce resti inascoltata, né che altri decidano al nostro posto.
Assumiamoci la responsabilità di costruire la vita che desideriamo e di proteggere i diritti umani.
Essere giovani vuol dire anche essere liberi e non dobbiamo darlo per scontato. Difendiamo i nostri diritti: il diritto a divertirci, a sognare, ad andare a scuola, a praticare sport e ad avere un pianeta sano. Giovani come noi hanno già dimostrato che il cambiamento è possibile.
Malala Yousafzai, Greta Thunberg, la nostra atleta paralimpica Bebe Vio e, in generale, tutti quei giovani attivisti impegnati a portare avanti i valori in cui credono. Il loro coraggio e la loro determinazione hanno scosso il mondo. Noi abbiamo lo stesso potere.
Non servono gesti enormi. Iniziamo diventando la versione migliore di noi stessi. Prendiamoci cura delle relazioni in famiglia e con gli amici. Diamo vita a cantieri di pace nei luoghi che frequentiamo: scuola, università, posto di lavoro. Nessuno è solo in questa lotta.
Viviamo in un periodo in cui i diritti umani e le libertà fondamentali sono sotto attacco su scala globale. L’impunità e la complicità dilagano. La legge della forza prevale sulla forza della legge.
Ovunque guardiamo, la dignità e il valore di ogni persona vengono messi in discussione.
Le organizzazioni internazionali e la cooperazione tra Stati, nate per promuovere la pace, sono sempre più minacciate. La COP30 di Belém dimostra ancora una volta il fallimento delle istituzioni nel prendere misure concrete contro la crisi climatica, che miete vittime in tutto il mondo. Nella Striscia di Gaza e nei Territori Palestinesi Occupati si continua a morire e mancano azioni reali per fermare il genocidio, così come altri stermini di esseri umani. Ucraina, Sudan, Yemen, Repubblica Democratica del Congo sono solo alcuni tra gli oltre 50 conflitti armati attivi in questo momento. Nel frattempo crescono i finanziamenti destinati alla difesa in una scellerata corsa al riarmo, mentre diminuiscono le risorse per la cooperazione internazionale e le decisioni della Corte Internazionale di Giustizia e della Corte penale internazionale vengono sempre più spesso ignorate.
Ma gli attacchi ai diritti umani non si limitano alle zone di guerra. In Europa e in Italia assistiamo a preoccupanti violazioni dei principi dello stato di diritto, che toccano la vita quotidiana di molte persone.
I casi di discriminazione e ingiustizia sono in aumento. Persistono violenza e disuguaglianze basate sul genere, orientamento sessuale, religione o etnia. Si restringono gli spazi civici e si limitano le libertà di manifestazione, informazione e pensiero. Nel frattempo cresce il divario economico, che alimenta le diseguaglianze e le tensioni sociali, privando molti dei bisogni primari riconosciuti come diritti fondamentali dalla legge.
Di fronte a queste sfide, potremmo sentirci impotenti. Ma ricordiamoci che i diritti umani non sono un concetto astratto. Sono la base della nostra convivenza civile, e la loro difesa inizia da ognuno di noi, dalle nostre azioni quotidiane e dalle scelte che facciamo individualmente e collettivamente.
La politica può sembrarci lontana, complessa, quasi immutabile, soprattutto per noi giovani.
Possiamo credere che spetta ai “i più grandi” pensare alla politica.
Ma oggi siamo qui per sottolineare una verità fondamentale. Tutto è politica. I diritti umani sono i nostri diritti e dunque interpellano la politica. Parliamo di diritti innati, inalienabili, interdipendenti e indivisibili. Per questo, non possiamo lasciare che siano gli altri a decidere per noi. Prendiamo in mano la situazione. Occupiamo il posto che ci spetta.
Vogliamo prender parte ai processi decisionali ad ogni livello, locale, nazionale e internazionale.
La democrazia è un qualcosa di vivo di cui dobbiamo prenderci cura ogni giorno. Cominciamo da dove siamo. Facciamo volontariato, partecipiamo ad un’associazione locale, candidiamoci alla rappresentanza degli studenti, esercitiamo il diritto di voto.
La politica è spesso meschina e mira soltanto all'interesse più immediato. Con questo appello noi vogliamo denunciare che la situazione non è più accettabile.
Vogliamo una buona politica, che ponga al centro la costruzione della pace e la protezione dei diritti umani. I leader politici devono avere una visione ampia, ricca di ideali. Che si ricordino di essere al servizio delle persone. Che smettano di proteggere solo la propria posizione o i privilegi di pochi. Come ricorda Papa Francesco nella Fratelli Tutti, chi ama davvero e non vede la politica solo come una ricerca di potere sa che nulla di ciò che fa va perduto.
Dobbiamo partire da una rivoluzione a livello umano. Dobbiamo impegnarci a fare di meglio. Dobbiamo smettere di competere per essere più ricchi, realizzare più cose, avere più potere.
Ma poi, più potere di chi? Di altri esseri umani? Cosa dice questo di noi?
Vogliamo inaugurare una nuova forma di competizione nelle istituzioni: una competizione solidale. Vogliamo vedere chi investe di più per migliorare la vita delle persone, garantendo i diritti umani per tutti e tutte. Vogliamo riscoprire un nuovo modo di fare politica, progredendo verso un ordine sociale e internazionale più giusto e dignitoso, come indicato nell’art. 28 della Dichiarazione universale dei diritti umani.
È vergognoso il trattamento violento riservato ai giovani che manifestano pacificamente in tutto il mondo: la partecipazione civica non può essere punita, deve essere garantita e incoraggiata. Non solo a parole, ma con azioni concrete! Esprimiamo la piena solidarietà di questa storica Aula Magna dell’Università di Padova alle attiviste e agli attivisti nonviolenti.
Le università e le scuole devono cessare ogni accordo con i produttori di armi e diventare cantieri di pace. Armi e esercito devono stare fuori dall'educazione.
Gli enti locali devono investire nell’istruzione e nel benessere delle persone. Dobbiamo avere spazi di dialogo in cui possiamo esprimerci e confrontarci, tra di noi e con le altre generazioni.
Vogliamo che gli Stati, l’Unione Europea e le organizzazioni internazionali non perdano tempo e risorse a prepararsi ad una guerra. Piuttosto devono adottare misure coraggiose e immediate per fermare crimini di guerra, crimini contro l’umanità e arrestare i criminali, per combattere la crisi climatica, difendere i diritti della persona e dei popoli e garantire la giustizia e l’inclusione sociale.
Il sistema di cooperazione con al centro le Nazioni Unite e il diritto internazionale sono stati creati dopo la seconda guerra mondiale per proteggerci. Noi pretendiamo che i nostri governanti difendano questo sistema!
Poche persone convinte di detenere il potere non possono decidere un presente e un domani che non ci rappresentano. Il potere è nelle nostre mani: usiamolo saggiamente, con compassione e determinazione, per il benessere di tutte e tutti.
Oggi qui siamo difensori dei diritti umani: Facciamoci vedere, facciamoci ascoltare come abbiamo fatto in 200 mila alla Marcia PerugiAssisi della Pace e della Fraternità.
Siamo il presente. Siamo il cambiamento. Siamo la speranza. Agiamo ora.