Appello della Regione del Veneto al Presidente della Repubblica e ai Presidenti del Consiglio dei Ministri, del Senato e della Camera (15 gennaio 1991)
“La guerra è un’avventura senza ritorno”. Essa è tragedia perché la vita di un solo uomo è un valore inestimabile e inviolabile.
Essa è inutile perché è inidonea a rimuovere le cause dei conflitti tra gli Stati. Perciò i popoli democratici “ripudiano la guerra” (Costituzione italiana), come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali.
“Tra uccidere e morire c’è un’altra via”. Alla violenza e al sopruso di pochi la comunità internazionale deve opporre ragione e giustizia per tutti.
La Regione ritiene che il ripristino della legalità nel Kuwait attraverso l’immediato ritiro delle truppe irakene debba avvenire sotto l’autorità delle Nazioni Unite, nel rispetto di tutte le sue risoluzioni con la convocazione della Conferenza di pace sul Medio Oriente.
La comunità internazionale deve avere fiducia in se stessa. La sua forza di convinzione è straordinariamente cresciuta perché mai come ora così tanti uomini liberi si riconoscono in essa. È possibile costruire un nuovo ordine internazionale la cui autorevolezza e legittimità non vengano dall’uso delle armi dei più forti, ma al contrario dalla capacità di risolvere pacificamente i contrasti anche più difficili.
Non mettiamo scadenze al dialogo, non mettiamo limiti alle occasioni di incontro.
Mozione del Comitato permanente per la pace (istituito con Lr. 18/1988) di solidarietà alle missioni di pace delle associazioni nongovernative, 14 dicembre 1990
Il Comitato permanente per la pace esprime vivo apprezzamento e gratitudine alle associazioni, ai gruppi di volontari e ai singoli costruttori di pace i quali, in relazione alla drammatica vicenda del Golfo, hanno già svolto e tutt’ora svolgono significative missioni di pace pienamente legittimati dall’articolo 28 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo che statuisce: “ogni individuo ha diritto ad un ordine sociale e internazionale nel quale i diritti e le libertà enunciate nella presente Dichiarazione possono essere pienamente realizzate”.
Mozione del Comitato permanente per la pace, 15 gennaio 1991
Il Comitato permanente per la pace, riunito il 15 gennaio 1991 per la predisposizione del programma delle iniziative regionali per la promozione di una cultura di pace per l’anno 1991, esprime la profonda preoccupazione per la grave situazione di crisi e per il pericolo di ricorso alle armi che rischia oggi di colpire l’area del Golfo Persico, consapevole che questa situazione rappresenta un indice dei limiti di “cultura di pace” non ancora così diffusa ed affermata da impedire il ricorso alla guerra per la soluzione di controversie tra Stati. Il Comitato è consapevole che la crisi del Golfo rappresenta il momento più eclatante e drammatico di uno stato di disagio che interessa però anche altre parti del mondo, dal Libano al Baltico, dall’Africa al Tibet.
Il Comitato permanente per la pace condanna l’intervento armato dell’Iraq che, con l’invasione del Kuwait, ha calpestato diritti e libertà fondamentali dell’uomo e dei popoli, affermando la volontà e l’impegno di operare per l’affermazione del Codice internazionale dei diritti umani e dei principi dell’art. 1 della legge regionale 18/88 per la promozione di una cultura di pace nel Veneto che statuisce:
«1. La Regione del Veneto, in coerenza con i principi costituzionali che sanciscono il ripudio della guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali, la promozione dei diritti umani, delle libertà democratiche e della cooperazione internazionale, riconosce nella pace un diritto fondamentale degli uomini e dei popoli.
2. A tal fine promuove la cultura della pace mediante iniziative culturali e di ricerca, di educazione, di cooperazione e di informazione che tendono a fare del Veneto una terra di pace».
Il Codice internazionale dei diritti umani si informa al principio di vita individuale e collettiva, cioè di pace. Persone, gruppi ed enti della Regione Veneto sono invitati ad agire, quali interpreti e garanti di norme internazionali e regionali in materia di diritti umani, affinché la ragione dell’umanità prevalga sulla ragione di stato.
A questo fine il Comitato per la pace ritiene necessario ed urgente che:
- nelle scuole di ogni ordine e grado, nelle Università e negli altri ambienti di lavoro vengano enunciati i contenuti del diritto alla pace come diritto innato delle persone e dei popoli;
- le associazioni, i gruppi e le chiese invitino le persone, senza distinzione di sesso, età e nazionalià a condannare l’uso dello strumento della guerra nei rapporti tra gli Stati;
- le associazioni, gli enti territoriali -Regioni, Province, Comuni - l e istituzioni culturali di ricerca partecipino attivamente alla costruzione di strutture di governo mondiale genuinamente democratiche, idonee ad assicurare il rispetto dei diritti umani, della giustizia economica e sociale e dei diritti dei popoli – a cominciare dal diritto all’autodeterminazione – ovunque nel mondo.
Il Comitato permanente per la pace riconferma la volontà di operare, con il massimo impegno, per far crescere a tutti i livelli, in particolare tra i giovani, i principi e le convinzioni contenuti nelle leggi regionali e chiede al Governo italiano che, nel rispetto dell’art. 11 della Costituzione italiana che vieta il ricorso alla guerra quale mezzo per la risoluzione delle controversie internazionali, si attivi affinché siano riawiate tutte le possibili vie, politiche, economiche e diplomatiche per una soluzione pacifica del conflitto del Golfo, per la convocazione di una conferenza di pace in Medio Oriente e per la integrale applicazione della Carta delle Nazioni Unite, comprese le norme del capitolo VII, nello spirito di pace che è proprio della stessa Carta.
Il Comitato chiede che il ripristino della legalità nel Kuwait avvenga in ogni caso mediante l’intervento delle Nazioni Unite, nel rispetto dei principi, dei metodi e delle procedure previste dalla Carta istitutiva e pertanto sotto l’autorità delle Nazioni Unite.