Dichiarazione delle Nazioni Unite sul diritto alla pace: concluso positivamente il lungo e contrastato iter preparatorio
Il 19 dicembre 2016 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha approvato, su raccomandazione del Consiglio diritti umani (1 luglio 2016), la “Dichiarazione sul diritto alla pace”, dando così luogo al riconoscimento formale del “diritto a godere la pace” quale diritto fondamentale di ogni essere umano (131 favorevoli, 34 contrari, 19 astenuti). Questo atto intende specificare ulteriormente il contenuto del “diritto ad un ordine sociale e internazionale nel quale i diritti e le libertà fondamentali possono essere pienamente realizzati”, proclamato dall’articolo 28 della Dichiarazione Universale dei diritti umani.
Dal punto di vista giuridico-formale, le Dichiarazioni delle Nazioni Unite sono atti ‘raccomandatori’, dotati di obbligatorietà attenuata rispetto agli ‘accordi giuridici’ internazionali (trattati, convenzioni, protocolli). Si fa peraltro notare che molte Dichiarazioni, a cominciare da quella Universale del 1948, contengono principi di ius cogens, come dire segnati dal massimo grado della precettività formale e sostanziale. Questo vale naturalmente anche per la nuova Dichiarazione, soprattutto tenuto conto del fatto che la pace è diritto umano per vox populi, come dire aspirazione profonda di tanti membri della famiglia umana, prima ancora che per proclamazione formale.
Il dispositivo della Dichiarazione consta di cinque brevi articoli, da interpretare alla luce dell’ampio e dettagliato ‘preambolo’ che inizia richiamando le principali fonti del Diritto internazionale dei diritti umani: Dichiarazione Universale, Patto internazionale sui diritti civili e politici, Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali, Dichiarazione dei Vienna del 1993. Questi puntuali riferimenti rendono esplicito il terreno ‘costituzionale’ in cui prende dimora formale il nuovo diritto fondamentale.
Il senso dell’articolo 1 è che la pace è pre-condizione e, allo stesso tempo, risultato della promozione e della protezione di tutti i diritti umani e dello sviluppo. “Godere la pace” comporta l’impegno di ciascuno, e naturalmente degli stati e delle organizzazioni internazionali, a costruire la pace dentro e fra le società. L’articolo 4 sottolinea l’importanza dell’educazione per la pace al fine di “rafforzare fra tutti gli esseri umani lo spirito di tolleranza, dialogo, cooperazione e solidarietà”. Opportunamente al riguardo, il preambolo della Dichiarazione fa esplicito riferimento a due precedenti Dichiarazioni delle Nazioni Unite: la Dichiarazione sull’educazione e la formazione ai diritti umani del 2011 e la Dichiarazione su una cultura di pace del 1999.
In Italia, la Dichiarazione sul diritto alla pace servirà a dare ulteriore impulso all’applicazione della ‘norma pace diritti umani’, presente in migliaia di statuti di Comuni e Province e in numerose leggi regionali. E’ il caso di sottolineare che gli enti di governo locali e regionali italiani, a partire dal 1988 con la prima legge della Regione Veneto in materia, hanno precorso il legislatore internazionale proprio in tema di riconoscimento del diritto alla pace. Il motto appropriato per l’Italia è dunque: ‘guidare con l’esempio’ (guiding by example) anche sul piano internazionale raccogliendo, in parole ed opere, la sfida della “nonviolenza come stile di una politica di pace” lanciata da Papa Francesco con il Messaggio per la cinquantesima Giornata mondiale della pace (1 gennaio 2017).