Il Segretario Generale delle Nazioni Unite e l’Alto Commissario per i Diritti Umani chiamano alla mobilitazione per la difesa dei diritti umani
Il Centro di Ateneo per i Diritti Umani dell’Università di Padova auspica che i due discorsi di cui si riproduce il testo integrale abbiano capillare diffusione, in particolare nel mondo della scuola e dell’associazionismo.
Discorso del Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, al Consiglio Diritti Umani in apertura della 34° sessione ordinaria del Consiglio*
Ginevra, Palais des Nations, 27 febbraio 2017
Signor Presidente del Consiglio Diritti Umani,
Presidente dell’Assemblea Generale,
Alto Commissario,
Eccellenze, distinti Delegati, Colleghi, Amici,
E’ un grande onore rivolgermi al Consiglio Diritti Umani.
Per 10 anni avreste potuto riconoscermi come l’”altro” Alto Commissario (per i Rifugiati), con sede un po’ più in giù su questa via.
E’ un grande privilegio essere con voi per la prima volta nella mia qualità di Segretario Generale.
Sono qui in spirito di gratitudine. Sono qui in un tempo di urgenza.
Disprezzare i diritti umani è una malattia, una malattia che si sta diffondendo a nord, a sud, a est, a ovest.
Il Consiglio Diritti Umani è parte della cura.
Voi potete essere essenziali per la prevenzione, suonando per tempo il campanello d’allarme delle crisi.
Commissioni d’inchiesta e missioni di raccolta dei fatti sono la risposta alle gravi denunce di violazioni dei diritti umani nel mondo.
L’analisi e le raccomandazioni degli esperti indipendenti del Consiglio fanno luce, accrescono la protezione e guidano la politica.
Il crescente impegno del Consiglio con la società civile rafforza molto il vostro lavoro ed è vitale soprattutto in un tempo in cui lo spazio della società civile si sta restringendo in tante parti del mondo.
E attraverso l’Esame periodico universale (UPR) il registro diritti umani di ogni paese viene accuratamente esaminato.
Nonostante le differenze fra i suoi membri, il Consiglio si basa su una consapevolezza condivisa: la difesa dei diritti di tutte le persone anche nell’interesse di tutti gli Stati.
Questa verità è parte integrante di ogni aspetto del lavoro delle Nazioni Unite. I nostri tre pilastri della pace, dello sviluppo e dei diritti umani sono inseparabili e reciprocamente rafforzantisi.
I diritti umani - civili, politici, economici, sociali e culturali – non devono mai essere visti come un lusso o un ‘risparmio per il domani’, dopo che la pace e lo sviluppo sono stati conseguiti.
I diritti umani sono parte intrinseca di tutto ciò che facciamo e di tutto ciò che siamo.
Così, dobbiamo parlare a voce alta per i diritti umani in modo imparziale e senza doppi standard.
Dobbiamo investire in diritti umani e riconoscerli come valori e come obiettivi in sé, non permettendo che siano strumentalizzati come un arnese politico.
L’integrità e la credibilità di questo Consiglio saranno accresciute soltanto procedendo in modo da evitare il trattamento squilibrato degli Stati membri.
Signor Presidente, dico tutte queste cose come Segretario Generale delle Nazioni Unite. Ma il mio sostegno per i diritti umani va più in profondità.
E’ personale.
Io sono cresciuto sotto la dittatura di Salazar in Portogallo. Ho conosciuto la democrazia soltanto al compimento di ventiquattro anni.
Sono cresciuto vedendo come la negazione non soltanto dei diritti civili e politici, ma anche di quelli sociali, culturali ed economici corrodeva ogni aspetto della società.
Essa ha condannato molti ad una vita di povertà.
Ha innescato migrazioni di massa. I portoghesi non potevano votare avvalendosi di urne elettorali, così molti votavano coi loro piedi.
E ho visto la dittatura opprimere non soltanto i propri cittadini, ma anche la gente delle colonie in Africa, anche conducendo guerre per 13 lunghi e sanguinosi anni.
La mia passione per difendere i diritti umani è scaturita sia dal basso, nella mia gioventù sia dopo, dall’alto, come Primo Ministro che ha guidato un paese nel perseguire i diritti umani e la dignità di tutti i suoi cittadini.
Ed è diventata ancora più forte servendo come Alto Commissario per i Rifugiati e testimoniando le terribili conseguenze di ignorare, o calpestare palesemente, i diritti fondamentali e la dignità della gente.
Ora, come Segretario Generale, vedo ogni giorno come il futuro del nostro mondo e il futuro dei diritti umani vadano di pari passo.
Il nostro mondo sta diventando più pericoloso, meno prevedibile, più caotico.
Nuovi conflitti si stanno moltiplicando. Quelli vecchi non muoiono mai. Gli uni e gli altri sono sempre più interconnessi con la minaccia del terrorismo globale e dell’estremismo violento.
Più e più volte, vediamo come le violazioni dei diritti umani siano i principali indicatori delle crisi.
Più e più volte, abbiamo visto gli abusi dei diritti umani consumarsi per mano degli estremisti.
Allo stesso tempo, le violazioni dei diritti economici, al pari delle massicce ineguaglianze dentro e tra gli Stati, sono fonte di crescente disordine sociale.
Se vogliamo veramente affrontare queste sfide, dobbiamo fare della prevenzione la nostra priorità, andare alle radici del conflitto, e reagire in anticipo e più efficacemente nel rispondere alle preoccupazioni per i diritti umani.
Questa è la lezione che ci viene dai tanti conflitti e la forza motrice dell’iniziativa Human Rights up Front.
Sappiamo che come la negazione dei diritti umani è parte del problema, così la promozione attiva dei diritti umani è parte della soluzione.
E questo significa sostenere gli Stati membri nel costruire capacità e rafforzare istituzioni e società civile.
Il migliore strumento per la prevenzione è la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e i trattati che derivano da essa.
I diritti sanciti in tali strumenti individuano molte delle cause che sono alla radice dei conflitti, allo stesso tempo forniscono reali soluzioni mondiali attraverso reali mutamenti sul terreno.
Io guardo al Consiglio Diritti Umani come all’organo che è pienamente impegnato nello stabilire l’ordine di priorità delle questioni che, nel nostro mondo travagliato e turbolento, richiedono la vostra attenzione.
Tali questioni comprendono le violazioni deliberate e sistematiche del diritto internazionale umanitario in un crescente numero di conflitti, questioni peraltro che questo Consiglio molto ha fatto per metterle in evidenza.
Sempre più constatiamo che i perversi fenomeni del populismo e dell’estremismo si alimentano l’un l’altro in una frenesia di crescente razzismo, xenofobia, anti-semitismo, anti-inslamismo e altre forme di intolleranza.
Minoranze e comunità indigene sono oggetto di discriminazioni e abusi, lo stesso dicasi dei membri della comunità LGBTI.
I diritti dei rifugiati e dei migranti sono sotto attacco.
Il traffico di esseri umani è in aumento.
In presenza di tanta gente che fugge dalla guerra la comunità internazionale non deve sottrarsi alle proprie responsabilità.
Dobbiamo fare di tutto per ristabilire l’integrità del regime internazionale di protezione dei rifugiati.
La nostra sfida non è di come "condividere il fardello" ma di come ‘condividere la responsabilità’. Noi abbiamo la responsabilità collettiva che è racchiusa nei valori che condividiamo e nella Carta che ci definisce.
Allo stesso modo dobbiamo strenuamente resistere ai richiami intesi a ristabilire la tortura. La tortura è da vigliacchi, produce informazioni non usabili e deve far vergognare il paese che l’infligge.
Similmente, lavoriamo insieme per respingere i tentativi di ristabilire la pena capitale. Dico questo come cittadino di un paese che ha abolito la pena di morte 150 anni fa.
Signor, Presidente,
non possiamo conseguire nessuno dei nostri obiettivi senza la piena partecipazione delle donne e delle ragazze. All’interno del sistema delle Nazioni Unite, sono impegnato a stabilire un chiaro percorso con indicatori per conseguire la parità di genere nelle varie articolazioni del sistema. Proporrò presto all’Assemblea Generale nuove ambiziose tappe per accelerare la cessazione dello sfruttamento e dell’abuso sessuale perpetrati sotto le bandiera delle Nazioni Unite.
Noi dobbiamo fare di più in ogni parte del mondo. Importanti conquiste nel campo dei diritti delle donne sono sotto erosione, si tratti di respingimento dei diritti riproduttivi delle donne o di chiudere gli occhi sulla violenza domestica o di forzare violenteneììmente tradizionali ruoli di genere.
Diciamolo ad alta voce: i diritti delle donne sono diritti umani. Nel fare questo, faccio anche un appello speciale per i diritti dei bambini. A milioni di bambini in giro per il mondo sono negati i loro diritti.
I bambini sono le principali vittime della guerra e delle crisi, con effetti che durano lungo tutta la vita. Più della metà dei rifugiati sono bambini, la persone meno difese sulla terra.
Proteggiamo i bambini in ogni fascia di età, facciamo sì che essi conoscano i loro diritti e possano vivere e respirare questi diritti ogni giorno e ovunque.
Signor Presidente,
riconosciamo che dobbiamo fare di più per assicurare eguale attenzione ai diritti economici, sociali e culturali.
Il corpus dei diritti umani è indivisibile e interdipendente.
Non possiamo prendere a scelta questo o quel diritto, sottolineandone alcuni e ignorandone altri.
L’Agenda 2030 fornisce la piattaforma ideale per dimostrare il nostro impegno per tutti i diritti umani.
Come L’Alto Commissario (per i diritti umani) ha spesso sottolineato, il diritto allo sviluppo sta al centro dell’Agenda 2030.
Il diritto all’educazione di qualità, alla casa, al cibo, all’acqua, l’eguale accesso al lavoro: questi ed altri diritti economici e sociali possono e devono essere realizzati.
Lavorando per promuovere tutti i diritti umani, voglio esprimere un parola di apprezzamento e ammirazione per coloro che sono in prima linea.
Ai difensori dei diritti umani io voglio dire: grazie per il vostro coraggio. Le Nazioni Unite sono dalla vostra parte. Ed io sono al vostro fianco.
Ricordo agli Stati membri la loro responsabilità di assicurare che i difensori dei diritti umani possano operare senza paura di intimidazioni.
I difensori dei diritti umani devono essere in grado di partecipare liberamente ai lavori del Consiglio ed impegnarsi più ampiamente con le Nazioni Unite senza tema di rappresaglie. Questo è di importanza cruciale per il nostro lavoro e per la credibilità degli Stati membri.
I giornalisti sono parte essenziale della dinamica dei ‘pesi e contrappesi’ di ogni società. Anche a loro deve essere garantita piena protezione in punto di diritto e nei fatti per il loro lavoro, che è vitale e deve essere indipendente e al riparo da interferenze.
Signor Presidente,
Eccellenze,
la lotta per i diritti umani è al cuore della lotta per espandere gli orizzonti del possibile, per far esprimere il meglio di noi stessi e dar corso al meglio delle nostre società.
I diritti umani ispirano. I diritti umani trasformano. I diritti umani guidano il progresso e cambiano il corso della storia.
Io sono determinato ad elevare il profilo dei diritti umani e a parlarne ogni qualvolta sia necessario.
E farò il massimo per difendere i difensori.
Noi costruiremo un mondo più sicuro e più stabile per i nostri bambini nella consapevolezza delle interconnessioni esistenti fra pace, sviluppo e diritti umani.
Noi faremo avanzare la sicurezza facendo avanzare la dignità, la giustizia, l’eguaglianza e lo stato di diritto.
Ringrazio il Consiglio Diritti Umani per il lavoro che svolge nell’indicare la strada.
Molte grazie.
*Traduzione dall’originale inglese a cura del Centro di Ateneo per i Diritti Umani dell’Università di Padova.
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Discorso dell’Alto Commissario per i Diritti Umani, Zeid Ra’Ad Al Hussein, all’apertura della 34° sessione ordinaria del Consiglio Diritti Umani**
Ginevra, 27 febbraio 2017
Eccellenze,
Distinti Capi di Stato e di Governo,
Segretario Generale,
Presidente dell’Assemblea Generale,
Presidente del Consiglio Diritti Umani,
Ministri, Colleghi e Amici,
A poca distanza da dove ci troviamo oggi, la Lega delle Nazioni fu dissolta, definitivamente e formalmente. l’8 aprile del 1946. A parte alcuni successi, essa fu ostacolata da aggressioni militari, l’assenza degli Stati Uniti e l’uscita della Germania, dell’Italia, del Giapppone e dell’URSS. Il suo modo di trattare il colonialismo fu minato fin dall’inizio dal rigetto del principio di non-discriminazione.
Come reazione, gli autori della Carta delle Nazioni Unite hanno inserito questo principio di non-discriminazione nel secondo paragrafo del preambolo.
Noi, popoli delle Nazioni Unite, abbiamo proposto di riaffermare la fede nei diritti umani fondamentali, nella dignità e nel valore della persona umana, negli eguali diritti degli uomini e delle donne e delle nazioni grandi e piccole. Questo impegno è scritto dopo la determinazione di salvare le future generazioni dal flagello della guerra, quindi prima di tutte le altre parole dedicate alla pace e alla sicurezza; prima di tutti i riferimenti allo sviluppo.
Questo è per noi, io credo, un punto importante da cogliere. I diritti umani sono stati collocati nel preambolo della Carta delle Nazioni Unite non come l’ultimo o terzo pilastro o come un florilegio letterario. I diritti umani furono considerati come una necessaria pre-condizione, perché il 26 giugno 1945, il giorno della firma della Carta, l’uccisione perpetrata su una ampiezza di scala fino ad allora sconosciuta agli umani, era appena terminata, con le città polverizzate e ancora fumanti, altrettanti monumenti alla immensa malevolenza e stupidità umana.
Le delegazioni (alla Conferenza di San Francisco) compresero che soltanto accettando primariamente i diritti umani tutto il resto – pace durevole e successo nello sviluppo – sarebbe divenuto possibile. E’ questo un punto che perfino oggi, forse specialmente oggi, attende ancora di essere recepito da molti attori politici i quali vedono i diritti umani solamente come fastidiosi vincoli o, anche, da persone che godono i loro diritti fin dalla nascita e semplicemente non si accorgono di quanto tali diritti significano.
Quando uno Stato accede ad un trattato sui diritti umani, inscrive i relativi obblighi nel proprio diritto costituzionale e li implementa, poi col passare del tempo il comune cittadino, il titolare individuale di quei diritti, finisce per considerarli per acquisiti una volta per tutte. E’ come l’aria che si respira. Uno non sta a pensare migliaia di volte al giorno circa la necessità di inalare ossigeno, anche se la propria esistenza dipende, ogni volta, da tale atto. Soltanto quando il rifornimento di aria viene tagliato il suo significato diviene drammaticamente acuto.
Similmente, soltanto quando i diritti non sono più realizzati l’individuo capisce in tutta chiarezza quanto cruciali essi siano per una degna esistenza.
Per i leaders politici che oggi fanno campagne contro i diritti umani universali, o minacciano di ritirarsi da trattati internazionali o regionali e dalle istituzioni preposte a farli valere, è il caso di ricordare ciò che il mondo ha conseguito nel corso di sette decadi e ciò che noi tutti stiamo per perdere se le loro minacce hanno successo nel soffocare i diritti umani universali.
Dopo la creazione delle Nazioni Unite, innovativi trattati multilaterali sono stati negoziati e adottati: la quarta Convenzione di Ginevra, la Convenzione sui rifugiati, e i due grandi Covenants internazionali che, insieme con la Dichiarazione Universale, formano il codice universale dei diritti umani.
I due Covenants, insieme con altri fondamentali trattati internazionali sui diritti umani e i rispettivi organismi che ne sorvegliano l’applicazione, sono stati costruiti per proteggere una ampia gamma di diritti civili, politici, economici, sociali e culturali, per rafforzare i divieti contro la tortura, le sparizioni forzate, la discriminazione razziale, la discriminazione contro le donne. Essi proteggono i diritti dei bambini, i diritti dei lavoratori migranti e delle persone con disabilità.
Oggi, essi sono rinforzati da questo Consiglio con i suoi esperti indipendenti e l’Esame Periodico Universale.
Il mio Ufficio lavora con le istituzioni regionali e nazionali e con la società civile a tutti i livelli, con costante riferimento al diritto internazionale dei diritti umani per la promozione e la protezione dei diritti umani per tutti, ovunque.
Ma chiediamoci cosa questo ha effettivamente significato per la gente e quali conseguenze ne potrebbero derivare. Dopo tutto, anche prima della seconda guerra mondiale notevoli progressi erano stati conseguiti in un certo numero di paesi: fine della schiavitù, diffusione del suffragio universale, diritti dei lavoratori, sospensione della pena di morte, limiti alla crudeltà della guerra.
E tuttavia la seconda guerra mondiale ha distrutto tutto o quasi tutto, ma nelle sette decadi a seguire il progresso è ripreso con maggior vigore: fine del colonialsmo, rimozione della segregazione e dell’apartheid, riaffermazione dei diritti di una stampa libera e indipendente. I diritti delle donne sono venuti alla ribalta, così anche i diritti dei bambini, i diritti dei popoli indigeni e della comunità LGBTI e molti altri nella generale determinazione di essere liberi dalla discriminazione e dall’ingiustizia.
Con la riduzione delle distanze e dei tempi del trasporto, la gente ha viaggiato e si è mischiata con una intensità mai prima vista e rendendo chiara una cosa: l’umanità è indivisibile.
Senza l’impegno per i diritti umani fondamentali, per la dignità e il valore della persona umana e per gli eguali diritti degli uomini e delle donne e delle nazioni grandi e piccole, il nostro mondo diventerà caos, miseria e guerra diffusa.
Fra tutti i traguardi conseguiti nel dopo-guerra, l’asserzione della università dei diritti in virtù del diritto dei diritti umani è probabilmente il più degno di nota.
Un crescente numero di persone oggi sa che la tortura è proibita in qualsiasi circostanza. L’arresto e la detenzione arbitraria, il diniego del giusto processo, la repressione delle proteste pacifiche e della libertà di parola, compreso il ruolo della stampa, costituiscono altrettante violazioni di diritti. La gente sa che ha diritto allo sviluppo, al cibo, all’acqua, alla salute, all’abitazione, all’educazione e ad altro ancora.
La gente sa cosa significa la dignità e il valore di ogni essere umano.
Le marce del 21 gennaio di quest’anno, che non hanno precedenti, non hanno riguardato, io credo, un particolare individuo o governo, anche se molti le hanno considerate tali. Io credo che tali marce sono state per i diritti delle donne, per noi tutti, per una umanità educata e inclusiva. Sono orgoglioso che membri del mio staff vi abbiano preso parte. Noi difendiamo i diritti umani.
Noi dobbiamo difendere i diritti umani. Quando gli umani capiscono pienamente che hanno diritti, è quasi impossibile fare in modo che essi se ne dimentichino.
In presenza di attori politici che, come ai tempi della Lega delle Nazioni, minano il sistema multilaterale o intendono recedere da qualche sua parte, le sirene dell’esperienza storica devono suonare forte. Di fronte alla prospettiva di perdere molto occorre impegnarsi a proteggere molto.
I nostri diritti, i diritti degli altri, lo stesso futuro del nostro pianeta non possono, non devono essere messi fuori gioco da questi sconsiderati affaristi politici.
Vi chiedo di difendere i diritti di tutti e di farlo con noi.
** Traduzione dall’originale inglese a cura del Centro di Ateneo per i Diritti Umani dell’Università di Padova.