La situazione dei diritti umani nei dieci paesi dell’ASEAN
Poiché la Commissione intergovernativa dell’ASEAN sui diritti umani (AICHR) ha solo status consultivo e di assistenza tecnica senza la possibilità di monitorare l’implementazione dei contenuti della Dichiarazione dei diritti umani dell’ASEAN, questa scheda illustrerà in breve la situazione dei diritti umani nei singoli paesi membri dell’organizzazione come emersa dall’ultimo ciclo di Esame periodico universale (UPR) presso il Consiglio diritti umani delle Nazioni Unite. Per ogni paese, questa scheda esaminerà brevemente anche la presenza o meno di istituzioni nazionali per i diritti umani e il loro status presso l’International coordinating committee of national human rights institutions (ICC) e l’Asia-Pacific forum of national human rights institution (APF).
Brunei Darussalam
Il Sultanato del Brunei è stato soggetto a UPR nel 2019. La società civile ha espresso preoccupazione riguardo la ratifica di solo tre degli strumenti fondamentali delle Nazioni Unite, la CEDAW, CRPD e CRC. Il Brunei deve ancora ratificare la CAT, ICCPR, ICESCR e la ICMRV (Convenzione internazionale sulla protezione dei diritti dei lavoratori e dei membri delle loro famiglie). Altre organizzazioni hanno sottolineato come, nonostante l’aver ricevuto 5 raccomandazioni a riguardo nello scorso UPR, l’omosessualità è ancora categorizzata come reato punible fino a 10 anni di reclusione. Durante il Working Group molti stati hanno rinnovato le loro rimostranze verso la pena di morte, la quale nonostante non venga eseguita dal 1957, è ancora sentenziata in alcuni casi. Tra altri elementi di criticità ci sono il codice penale basato sulla legge Sharia e l’assenza di una istituzione nazionale per i diritti umani.
Cambogia
L’ultima UPR della Cambogia si è tenuta nel 2019 e le criticità emerse riguardano ancora soprattutto la messa in pratica delle obbligazioni contratte con la ratifica dell’ICCPR. Inoltre, varie delegazioni hanno raccomandato la ratifica del primo e del secondo protocollo opzionale all’ICCPR. La società civile ha inoltre sottolineato le difficoltà riscontrate dalla comunità LGBT+, la quale è vittima di numerose forme di discriminazione oltre a soffrire la mancanza della protezione e riconoscimento legale della loro autodeterminazione di genere. Molti stati inoltre hanno notificato come la libertà di espressione si sia significativamente deteriorata negli ultimi anni, a causa dell’abuso da parte del governo di normative emanate allo scopo di sopprimere il dissenso politico anche online. Infine, altri stati hanno raccomandato di portare a compimento il processo di creazione di una istituzione nazionale per i diritti umani, un progetto in corso e per il quale la Cambogia ha ottenuto l’assistenza tecnica dell’APF.
Filippine
Le Filippine hanno ratificato tutti i trattati fondamentali sui diritti umani eccetto la Convenzione per la protezione di tutte le persone dalla sparizione forzata (CPED). Tuttavia, larga parte delle raccomandazioni ricevute e accettate durante la UPR del 2022 riguardano la prevenzione delle sparizioni forzate da parte della polizia e di attori non statali e le uccisioni extragiudiziali. Molte delle raccomandazioni formulate richiamano l’implementazione della Convenzione contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti (CAT) e del protocollo opzionale alla CAT (OP-CAT), ratificato nel 2012. Particolarmente vocali sono state le raccomandazioni per il rientro nello Statuto di Roma, a seguito del recesso dal trattato ordinato dal presidente Duterte nel 2017. Tale decisione fu presa dal Presidente Duterte in seguito alla dichiarazione della CPI di seguire con maggiore attenzione la sua campagna antidroga. La comunità internazionale ha inoltre espresso preoccupazione verso una possibile reintroduzione della pena capitale. Le Filippine sono dotate di una istituzione nazionale per i diritti umani con status A presso l’ICC e quindi anche membro a pieno titolo dell’APF.
Indonesia
Durante il suo ultimo UPR, avvenuto nel novembre 2022. l’Indonesia ha ricevuto numerose raccomandazioni che hanno ricalcato quelle delle due sessioni precedenti. Tra queste, compaiono l’adesione all’OP-CAT, l’adesione allo Statuto di Roma della Corte penale internazionale e la ratifica della CPED, firmata nel 2010. Uno dei problemi principali emersi nella UPR è l’implementazione del secondo protocollo della CAT, l'eliminazione della pena capitale e maggiori garanzie sulla libertà di espressione, in particolare quella di religione. L’Indonesia è dotata di una istituzione nazionale per i diritti umani con status A presso l’ICC, quindi anche membro a pieno titolo dell’APF.
Laos
Il Laos è stato soggetto a UPR nel gennaio 2020 e le raccomandazioni formulate riguardano principalmente l’adesione al secondo protocollo all’ICCPR, all’OP-CAT e alla CPED. Quest’ultima raccomandazione è la sola accettata tra quelle elencate, poiché la convenzione è già stata firmata ma non ratificata. Inoltre, anche le raccomandazioni sulla ratifica dello Statuto di Roma sono state declinate. Tra le questioni più importanti emerse durante la UPR, figurano i numerosi casi di arresti e sparizioni forzate senza giustificazione legale di difensori dei diritti umani, così come le conseguenti richieste di avviare investigazioni imparziali e trasparenti sulle sparizioni. Tra le raccomandazioni respinte ne compaiono varie che suggeriscono la creazione di una istituzione nazionale per i diritti umani in linea con i Principi di Parigi. Il Laos infatti è privo di questo tipo di istituzione, anche se ha richiesto e ottenuto l’assistenza dell’APF per la sua creazione.
Malesia
La Malesia ha ratificato solo tre dei nove trattati fondamentali sui diritti umani: la Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza (CRC), la Convenzione sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione contro le donne (CEDAW) e la Convenzione sui diritti delle persone con disabilità (CRPD). Nell’ultima UPR del 2018 ha respinto tutte le raccomandazioni relative alla ratifica di trattati internazionali, tra cui l’ICCPR, l’ICESCR e la CAT. Numerose raccomandazioni sono state fatte in merito alla discriminazione e stigmatizzazione della comunità LGBT+ nel paese, oltre a sottolineare la forte condizione di sulbalternità sia politca che legale in cui incorrono le donne (in particolare la necessità dell’abolizione della mutiliazione genitale e la criminalizzazione dello stupro coniugale nel codice penale). La Malesia è dotata di una istituzione nazionale per i diritti umani con status A presso l’ICC, quindi membro a pieno titolo dell’APF.
Myanmar
Il Myanmar ha ratificato gli stessi trattati sui diritti umani ratificati dalla Malesia. Inoltre, nonostante nell’UPR del 2015 avesse ampiamente accettato le raccomandazioni sull'accesso ai trattati, in particolare ICCPR, CAT, ICESCR e CERD, in quello del 2021 ha dato un responso non chiaro. Particolare criticità è stata attribuita alla condizione delle minoranze musulmane e quelle etniche nel paese. Nei confronti di queste ultime il Myanmar si è macchiato di numerose violazioni negli ultimi anni, tra cui attacchi indiscriminati, uccisioni di civili, sparizioni forzate e detenzioni arbitrarie. Quello delle minoranze islamiche in Myanmar è un problema monitorato a livello internazionale ed è fonte di critiche per il paese. Il Myanmar è dotato di una istituzione nazionale per i diritti umani con status B presso l’ICC, cioè non pienamente accreditata, e quindi solo membro associato dell’APF.
Singapore
L’ultimo UPR a cui è stato soggetto il Singapore è stata la sessione 38 del 2021. Trattandosi di uno stato che ha ratificato tre sole convenzioni (CEDAW, CRC e CRPD), gran parte delle raccomandazioni ricevute nell’ultima UPR riguarda la ratifica di altri trattati fondamentali sui diritti umani e l’implementazione effettiva dei tre ratificati. Alcune delle maggiori preoccupazioni espresse dalle delegazioni riguardano la criminalizzazione dell’omosessualità e le forti restrizioni sulla libertà di espressione, in particolare la libertà di stampa. Inoltre, altre delegazioni hanno raccomandato ulteriori sforzi nella creazione di una istituzione nazionale per i diritti umani in linea con i Principi di Parigi. Singapore infatti non è dotato di questo tipo di istituzione né ha richiesto l’assistenza dell’APF per la sua creazione.
Thailandia
L’ultima UPR della Thailandia è stata nel novembre 2021. Tra le raccomandazioni è importante segnalare la ratifica della CPED e del secondo protocollo della CAT. Le maggiori preoccupazioni sollevate riguardano il traffico di esseri umani, di cui vittime principali sono sia donne che minori, entrambi spesso coinvolti in lavori sessuali. La società civile ha inoltre espresso preoccupazione verso le limitazioni poste sulla libertà di espressione, in particolare nei confronti dei difensori dei diritti umani, spesso oggetto di attacchi violenti, rapimenti, detenzioni arbitrarie, intimidazioni da parte di ufficiali statali. La Thailandia è comunque dotata di una istituzione nazionale per i diritti umani con status di membro associato presso l’APF, quindi accreditata con status B all’ICC.
Vietnam
Il Vietnam è stato soggetto a UPR nel 2019 e ha accettato varie raccomandazioni sull’adesione a trattati internazionali sui diritti umani, tra cui la Convenzione sui lavoratori migranti, la CPED e il protocollo opzionale della CEDAW. Tuttavia, ha rifiutato ogni raccomandazione relativa all’abolizione o a una moratoria sulla pena di morte. L’ampio uso della pena di morte è stato un elemento di preoccupazione per molte delegazioni, insieme alle questioni di genere. Il Vietnam non è dotato di una istituzione nazionale per i diritti umani, ma ha richiesto assistenza all’APF per la sua creazione.