Mainstreaming della disabilità nelle emergenze
Per mainstreaming si intende l’insieme delle politiche sulla disabilità con lo scopo di includere le persone con disabilità all’interno della società garantendo loro pari diritti e pari opportunità, senza effettuare discriminazioni. Per permettere inclusione e pari opportunità, sono necessarie alcune accortezze: bisogna mettere in campo azioni positive, soluzioni d’inclusione, sostegni che siano opportuni e funzionali e bisogna avere la capacità di usare le risorse di tutti per tutti.
In questa scheda tematica si cercherà di comprendere le condizioni delle persone con disabilità in contesti di emergenza come pandemie, guerre, catastrofi ecc.
Nel 2019 l’ONU ha prodotto il documento “Linee guida per l’inclusione delle persone con disabilità in azioni umanitarie”, in cui viene riportato che le persone con disabilità sono: le più colpite da catastrofi, disastri e conflitti, le più escluse dagli aiuti e le meno coinvolte nei processi decisionali.
Davanti a situazioni di emergenza, sono molte le istituzioni internazionali che si occupano dell’aiuto e del sostegno delle persone che ne sono vittime; tuttavia, all’interno di questi interventi si assiste alla quasi assenza di coinvolgimento delle persone con disabilità. Si può dire che le persone con disabilità nei casi di emergenza, risultano essere invisibili e i pochi interventi che vengono messi in atto sono residuali e spesso puramente e parzialmente risarcitori, sicuramente non preventivi dei rischi e delle conseguenze di tali contesti.
Come specificato dalla Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità (2009), per disabilità si intende il risultato dell’interazione tra persone con menomazione e le barriere comportamentali ed ambientali. Grazie a questa definizione, si assiste ad un cambio di paradigma: se fino a prima ci si basava su un modello medico concentrato sulla menomazione e sull’handicap, dal 2009 in poi si pone attenzione ad un modello bio-psico-sociale considerando la persona nella sua interezza e complessità. Cambiando paradigma si è sentita la necessità di modificare e riformulare le politiche d’intervento tecnico e professionale, avendo aspettative da parte dello Stato di considerare maggiormente e con più accortezza la disabilità.
La Convenzione ONU pone le basi per la creazione di altri documenti nazionali ed internazionali sulla protezione e sicurezza delle persone con disabilità in situazioni di emergenza. Il filo conduttore di questi documenti è la necessità di garantire che l’aiuto umanitario rispetti i diritti umani di tutti, utilizzando quindi un approccio a doppio binario che prevede l’adattamento di programmi d’intervento generali alle specificità di tutti.
Se quanto detto prima sembra un aspetto positivo, nella realtà dei fatti l’approccio umanitario prevede due tipi di intervento: inizialmente viene data priorità agli interventi base di soccorso, successivamente ai bisogni specifici; escludendo così le persone con disabilità dalle priorità di intervento, aiutandole e supportandole in un secondo momento perché più vulnerabili e bisognose di un aiuto più specifico e maggiori risorse.
Per avere un’attenzione maggiore e più accurata verso le persone con disabilità, potrebbe risultare più funzionale adottare un approccio multirischio e multisettoriale, cioè che tenga presente più fattori di rischio e più settori della società contemporaneamente.
I documenti internazionali auspicano i Governi di coinvolgersi in prima persona considerando tutte le persone all’interno della società, la quale dev’essere partecipativa basandosi sull’empowerment, l’inclusione, l'accessibilità e la non-discriminazione.
Al giorno d’oggi gli enti pubblici di sostegno non sono abbastanza formati e preparati nell’aiuto di persone con bisogni specifici, sono quindi le associazioni private a fornire l’aiuto necessario ed adeguato. Viene infatti sollecitata la formalizzazione e il riconoscimento a livello istituzionale l’operato di queste associazioni.
Tra le organizzazioni che hanno contribuito ad un approccio più inclusivo troviamo l’Unione Europea e il Consiglio d’Europa sono intervenuti sul tema dell’emergenza inclusiva, mettendo in campo una “Strategia sulla Disabilità 2021-2030” proiettandosi in questo modo su un orizzonte futuro. Questa strategia si basa sui risultati del documento precedente del 2010-2020. Nonostante i progressi compiuti grazie a questo documento, ancora oggi le persone con disabilità si trovano davanti a importanti ostacoli, subendo ancora il rischio di povertà ed esclusione sociale. L’obiettivo della nuova strategia è quindi quello di garantire che tutte le persone con disabilità possano godere dei loro diritti, avere pari opportunità sociali, essere in grado di decidere per la propria vita e di non subire più discriminazioni.
A tal proposito, è stato compiuto un sondaggio da parte dell’UNDRR (United Nations Office for Disaster Risk Reduction) che ha permesso di dare voce alle persone con disabilità, intervistandone circa 6.400 provenienti da diversi paesi, dimostrando e confermando che non ci sia abbastanza attenzione verso esse. Dall’indagine emergono delle priorità d’azione che secondo le persone con disabilità sono necessarie per accelerare l’inclusione della disabilità in questo contesto. Tra le priorità vi troviamo: affrontare la povertà e l’iniquità per abbattere le differenze; garantire l’applicazione dei principi della progettazione universale in questo contesto per assicurare infrastrutture, strutture e trasporti accessibili; riconoscere le potenzialità delle persone con disabilità; collaborare con la disabilità coinvolgendo tutte le parti interessate e soddisfare le esigenze specifiche delle persone con disabilità. Si può da qui dedurre che i documenti riguardanti l’inclusione della disabilità nei piani di emergenza sono molteplici, ma ancora insufficienti e poco applicati. C’è bisogno di azioni concrete che possano preservare i diritti umani di tutte le persone, soprattutto le persone con disabilità