Salviamo l’Onu - i diritti umani, la libertà, la giustizia, la democrazia e la pace
“Un numero crescente di governi si sente in diritto di calpestare il diritto internazionale, violare la Carta delle Nazioni Unite, le convenzioni internazionali sui diritti umani e le decisioni dei tribunali internazionali senza che nulla accada”
António Guterres, Segretario generale dell’Onu, 24 settembre 2024
“Il compito delle Nazioni Unite, a partire dai postulati del Preambolo e dei primi articoli della sua Carta costituzionale, può essere visto come lo sviluppo e la promozione della sovranità del diritto, sapendo che la giustizia è requisito indispensabile per realizzare l’ideale della fraternità universale. […] Bisogna assicurare il dominio incontrastato del diritto e l’infaticabile ricorso al negoziato, ai buoni uffici e all’arbitrato, come proposto dalla Carta delle Nazioni Unite, vera norma giuridica fondamentale. Occorre evitare che questa Organizzazione sia delegittimata, perché i suoi problemi e le sue carenze possono essere affrontati e risolti congiuntamente”
Papa Francesco, Fratelli Tutti, 2020
Il 24 ottobre del 1945 entrava in vigore la Carta delle Nazioni Unite. Una scelta, chiara, forte e coraggiosa di pace positiva fatta all’indomani della Seconda guerra mondiale e di 70 milioni di morti. Per la prima volta nella storia dei trattati internazionali vengono sanciti nuovi, rivoluzionari principi a fondamento dell’ordine internazionale. In capo agli Stati incombe il divieto della minaccia e dell’uso della forza, l’obbligo della soluzione pacifica delle controversie e della cooperazione internazionale, il rispetto dei diritti umani e dell’autodeterminazione dei popoli.
Grazie all'Onu, è stato possibile promuovere il processo di decolonizzazione, portare sulla scena mondiale il problema del sottosviluppo nel Sud del pianeta, far maturare la filosofia dello "sviluppo umano", di cui attestano i Rapporti pubblicati dal Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo, far crescere la cultura dell’eguaglianza di genere e della tutela dell’ambiente. Ma soprattutto, far nascere il diritto internazionale dei diritti umani, ovvero il complesso di convenzioni giuridiche internazionali che riconoscono i diritti innati della persona e dei popoli e ne impongono il rispetto, frantumando il mito dell'assolutezza della sovranità degli Stati sia al loro interno sia nei loro rapporti internazionali.
Per quanto riguarda pace e sicurezza internazionale, la Carta dispone per l’istituzione di un sistema di sicurezza collettiva volto a dotare la massima organizzazione mondiale degli strumenti necessari, compresi quelli coercitivi, per mantenere pace e sicurezza internazionale. Ma nei suoi quasi 80 anni di vita, l'Onu ha dovuto fare i conti, più che con i principi e le disposizioni del suo Statuto, con i condizionamenti derivanti dalla volontà politica dei membri permanenti con potere di veto del Consiglio di sicurezza. Il problema delle insufficienze e dei ritardi dell'Onu risiede non nella Carta, ma nella volontà di quanti sono giuridicamente obbligati a darle attuazione, cioè nei governanti degli Stati membri dell'Onu. Strumentalizzare l'Onu è fare violenza sui popoli che hanno meno voce. Prendersela con l'Onu, invece che con i suoi Stati membri, significa sbagliare bersaglio.
Occorre ripetere incessantemente due verità: i governi che non si comportano nel rispetto della Carta delle Nazioni Unite e delle norme internazionali dei diritti umani operano nell'illegalità; chi a qualsiasi livello di governance agisce per costruire un ordine internazionale di pace ha dalla sua la legge internazionale, è forte di legittimazione giuridica, oltre che morale, internazionale.
L'articolo 4 della Carta stabilisce che "possono diventare membri delle Nazioni Unite tutti gli Stati amanti della pace": oggi, questi Stati sono 193. E la pace non c'è! Le guerre dilagano.
Oggi l’Onu e la Carta sono sotto attacco. Le istituzioni e le leggi internazionali si stanno sgretolando. L’Onu, ingiustamente accusata di essere fiancheggiatrice di Hamas e palude di antisemitismo, viene attaccata militarmente dall’esercito israeliano in Libano. Un fatto gravissimo. UNIFIL è una missione di pace delle Nazioni Unite, creata con risoluzione del Consiglio di sicurezza. Ci sono governi che vogliono indebolire o distruggere l’Onu, la Carta delle Nazioni Unite e il diritto internazionale dei diritti umani, cioè quella che possiamo considerare la prima parte di una Costituzione mondiale, anch’essa fondata sulla resistenza e sull’antifascismo.
È inconcepibile come i regimi democratici sanciscano i crimini comuni per preservare lo stato di diritto e la giustizia al loro interno, lasciando poi impuniti i crimini più atroci, quali i crimini di guerra e contro l’umanità.
La distruzione in corso dell’architettura internazionale e dei pilastri della convivenza mondiale che, dalla fine della Seconda guerra mondiale, ci hanno consentito di superare molte crisi difficili, è un crimine che deve essere fermato senza indugio.
Dobbiamo tragicamente constatare che mentre intorno all’Europa il mondo brucia, i capi di Stato o di governo degli Stati membri dell’UE non si preoccupano tanto di come spegnere le fiamme, quanto di come difendere i propri rispettivi confini nazionali per evitare che le persone che cercano di fuggire da quelle fiamme possano arrivare da noi.
Invece di avviare un negoziato globale per la pace, rilanciano una folle corsa al riarmo. Le stime Nato per il 2024 indicano una spesa militare degli Stati europei di 476 miliardi di dollari, più del doppio della spesa militare di dieci anni fa, su una spesa militare globale di oltre 2.400 miliardi di dollari.
Anziché impegnarsi a difendere e potenziare l’Onu e il diritto internazionale dei diritti umani che la stessa Onu ha generato, fanno da stampella ad una egemonia americana ormai in declino, rilanciano il vecchio diritto internazionale delle sovranità armate e confinarie e alimentano le guerre.
Più che leader politici impegnati “a salvare le future generazioni dal flagello della guerra e a riaffermare la fede nei diritti fondamentali, nella dignità e nel valore della persona umana”, diventano sonnambuli che camminano verso il precipizio trascinando con loro le popolazioni che dovrebbero servire.
Il nostro futuro non può essere affidato alla follia di governanti che:
- alimentano infinite guerre sempre più sanguinose, una nuova spaventosa corsa al riarmo globale, la devastazione e disumanizzazione di interi popoli e paesi;
- sono incapaci di adottare quelle decisioni necessarie per governare la crisi climatica e i processi migratori nel rispetto dei diritti umani;
- hanno rinunciato a dare piena attuazione agli obiettivi di sviluppo sostenibile entro il 2030 come previsto dall’Agenda delle Nazioni Unite, facendo ancora una volta prevalere le criminali politiche neoliberiste sulla giustizia sociale, economica, climatica e di genere.
La strada che i governi hanno l’obbligo di percorrere è solennemente indicata nella Dichiarazione universale laddove si afferma che “il riconoscimento della dignità inerente a tutti i membri della famiglia umana e dei loro diritti, uguali ed inalienabili, costituisce il fondamento della libertà, della giustizia e della pace nel mondo”. È questa la bussola dell’umanità.
L’alternativa che abbiamo davanti è: accettare ciò che viene presentato come “inevitabile” oppure difendere, democratizzare e rilanciare l’Onu adattandola al mondo del 21° secolo.
L’Onu è come la terra: l’unica che abbiamo. Sapere che è debole e malata ci deve spingere ad agire con ancora più determinazione per il suo rilancio. La via dell’Onu è la sola “realpolitik” che ci può salvare dall’inferno.
L’alternativa all’Onu è la legge del più forte, cioè la terza guerra mondiale, un mondo fuori controllo, il dominio dell’illegalità, dell’arbitrio, e dell’impunità, la devastazione ambientale planetaria, la violazione sistematica dei fondamentali diritti umani, la fine delle libertà e della democrazia, il caos internazionale.
È venuto il momento di far rivivere lo spirito se non anche, integralmente, la lettera della Carta delle Nazioni Unite.
L’Onu deve tornare ad essere il cantiere globale della costruzione della pace nel mondo, garante della legalità internazionale, istituzione di global governance democratica volta a prevenire i conflitti e a promuovere il rispetto dei diritti della persona e dei popoli e la sicurezza umana. È una necessità urgente.
L’Onu di cui abbiamo bisogno è l’Onu dei Popoli che vogliono vivere insieme in pace e prendersi cura del nostro patrimonio comune. Una rivendicazione legittima, perché fondata sul testo letterale del Preambolo della Carta delle Nazioni Unite - “Noi Popoli delle Nazioni Unite, decise a salvare le future generazioni dal flagello della guerra…”.
La via dell’Onu è la via giuridica, istituzionale e nonviolenta alla pace. Senza istituzioni non ci sono diritti e senza diritti non c’è pace! E questo vale a tutti i livelli di governance, “dalla città all’Onu".
Il Patto per il Futuro adottato all’Onu il 23 settembre dai capi di Stato e di governo va nella direzione auspicata. È ribadito “l’incrollabile impegno” nei confronti del diritto internazionale e dei principi e degli obiettivi enunciati nella Carta delle Nazioni Unite. Viene altresì affermata la centralità delle Nazioni Unite in un’architettura multilaterale che, per stare al passo con un mondo che cambia, deve essere rafforzata attraverso una maggiore rappresentatività, inclusività, interconnessione e finanziamenti stabili.
Per promuovere il rafforzamento, la democratizzazione e il rilancio dell’Onu è indispensabile una forte e coraggiosa iniziativa di tutte le donne e gli uomini che vogliono difendere e costruire la pace agendo fuori e dentro le istituzioni.
A quasi ottant’anni dalla sua fondazione, in un tempo contrassegnato da tante e profonde contrapposizioni, dopo decenni di dibattiti, gruppi di lavoro, comitati di saggi, rapporti e raccomandazioni “senza seguito”, sappiamo che nessuna riforma positiva delle Nazioni Unite sarà possibile senza l’assunzione di un’iniziativa straordinaria.
Con questo spirito, chiediamo al Parlamento, alle forze politiche e sindacali, ai governi locali e alle organizzazioni di società civile, al mondo della scuola e dell’Università, di promuovere la creazione di un gruppo informale di “like-minded states” (come è avvenuto per la Convenzione di Ottawa per la messa al bando delle mine antipersona o per lo Statuto della Corte Penale Internazionale) decisi a promuovere una “Convenzione Universale per il rafforzamento e la democratizzazione delle Nazioni Unite” sull’esempio della “via convenzionale” sperimentata dall’Unione Europea per compiere importanti passi istituzionali.
La via convenzionale è frutto originale di un compromesso tra intergovernativismo (istanza di vertice degli Stati) e democrazia internazionale, nella forma di un organo pluralistico ad hoc, dotato di maggiore rappresentatività degli ordinari organi dell’istituzione ‘committente’: una formula che consente di aprire alla partecipazione di nuovi soggetti e che ha il preciso mandato di elaborare, in via ufficiale, un “progetto”. Nel caso dell’Unione Europea abbiamo avuto due “Convenzioni europee”, una per la preparazione della Carta dei diritti fondamentali dell’UE, l’altra per la preparazione del “Progetto di trattato che istituisce una Costituzione per l’Europa”. Ambedue questi organi hanno rimesso il loro prodotto alla pertinente istituzione dell’UE, cioè nella fattispecie al Consiglio Europeo, per gli opportuni seguiti.
La “Convenzione Universale per il rafforzamento e la democratizzazione delle Nazioni Unite” dovrebbe essere istituita in virtù di una risoluzione dell’Assemblea Generale - nel cui ambito non può essere esercitato il potere di veto -, col mandato di elaborare un documento organico di proposte relative agli organi e alle funzioni dell’ONU. La “Convenzione” assumerebbe così la forma di un organo ad hoc, creato dall’Assemblea generale, composto non soltanto da Stati membri delle Nazioni Unite e dalle Agenzie specializzate, ma anche da rappresentanti dei Parlamenti nazionali, del Parlamento europeo, delle Assemblee parlamentari sopranazionali, degli Enti di governo locale e delle organizzazioni della società civile globale.
Fermiamo la distruzione del diritto, della legalità e dell’architettura internazionale. Salviamo l’Onu e insieme i diritti umani, la libertà, la giustizia, la democrazia e la pace. Facciamolo assieme!
Fondazione PerugiAssisi per la Cultura della Pace
Centro di Ateneo per i Diritti Umani “Antonio Papisca” dell’Università di Padova
P.S. 30 anni per l’Onu - Per promuovere l’Onu dei popoli, nel 1992, all’indomani della caduta del Muro di Berlino, lanciammo un “Appello per la democratizzazione delle Nazioni Unite” sottoscritto da numerosi autorevoli esponenti dell’associazionismo, della cultura e delle istituzioni. In quell’Appello sollecitammo “un reale processo di riforma strutturale” dell’Onu come essenziale alla costruzione di un ordine mondiale più giusto, pacifico e democratico, avendo come riferimento valoriale il paradigma dei diritti umani e della democrazia, nucleo centrale del nuovo Diritto internazionale inscritto nella Carta delle Nazioni Unite, nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e nelle successive Convenzioni giuridiche internazionali. A quell’appello seguì una serie ininterrotta di marce PerugiAssisi, campagne nazionali e internazionali come “Reclaim Our UN”, iniziative, documenti e sette edizioni dell’Assemblea dell’ONU dei Popoli.
Il 24 ottobre 2024 diamo avvio ad una nuova iniziativa, popolare e istituzionale, per difendere e rilanciare l’Onu che culminerà con una nuova Assemblea dell’Onu dei Popoli (6-12 ottobre 2025) e la Marcia PerugiAssisi della pace e della fraternità “Imagine All The People” del 12 ottobre 2025.
Questo documento è aperto al contributo e alle proposte di tutti coloro che intendono difendere e rilanciare il sistema delle Nazioni Unite per costruire un mondo più giusto e umano per tutte e tutti.
Ogni contributo può essere inviato a: Fondazione PerugiAssisi per la Cultura della Pace, via della viola 1 (06122) Perugia - Tel. 335.1401733 - email adesioni@perlapace.it - www.perlapace.it