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Consiglio d’Europa: pubblicato il parere sull’implementazione della Convenzione quadro sulle minoranze nazionali da parte dell’Italia

Sede del Consiglio d'Europa, Strasburgo (Francia).
© Consiglio d'Europa

Il 28 luglio 2016 il Comitato consultivo del Consiglio d’Europa sulla Convenzione quadro sulle minoranze nazionali ha pubblicato il suo quarto parere sull’implementazione della Convenzione in Italia. Il parere è stato adottato il 19 novembre 2015 ed è basato sul rapporto inoltrato dall’Italia il 12 marzo 2014, sulle informazioni ottenute da parte di organizzazioni governative e non e sulle visite condotte dal Comitato a Lecce, Roma e Sternatia (LE) tra il 29 giugno e il 3 luglio 2015.

Secondo il Comitato, la protezione delle minoranze in Italia ha carattere asimmetrico a causa della decentralizzazione della struttura di governo. La protezione di minoranze quali quelle ladina e germanofona in Trentino Alto Adige è rafforzata dal carattere autonomo di alcune province e regioni riconosciuto dalla costituzione italiana, mentre altre minoranze residenti al di fuori di regioni o province autonome o non costituenti comunità storicamente presenti o riconosciute in Italia vivono in situazione di maggior discriminazione. Su tutte, le comunità rom, sinti e caminanti vivono frequentemente in condizioni di emarginazione sociale ed economica, spesso in c.d. campi nomadi dalle condizioni precarie e in posizioni isolate rispetto ai centri cittadini.

Il Comitato raccomanda il contrasto dell’emarginazione socioeconomica delle comunità rom, sinti e caminanti, riducendo l’abbandono scolastico e pianificando la progressiva chiusura dei c.d. campi nomadi e il trasferimento dei loro residenti in strutture di social housing. La Strategia nazionale per l’inclusione delle comunità rom, sinti e caminanti adottata nel 2011 è stata ben accolta dagli stakeholders e dalla società civile, ma la sua applicazione è stata lenta e ha ricevuto poche risorse finanziarie secondo il Comitato.

Inoltre, il parere registra una mancanza di accesso ai mezzi di comunicazione da parte delle minoranze demograficamente più piccole, le quali non riescono quindi a godere di mezzi stampa e radiotelevisivi nella propria lingua. Una situazione particolare è quella della lingua sarda, parlata da un milione di persone ma non utilizzata nelle trasmissioni né nei giornali. Oltre ad affrontare questa mancanza, il Comitato invita l'Italia a stanziare fondi per lo studio e l’insegnamento in lingua, poiché soprattutto le minoranze più piccole corrono il rischio di veder scomparire il proprio idioma.

A livello sociale, il Comitato rileva che la società italiana è aperta e tollerante nei confronti delle comunità linguistiche storiche ma ha recentemente acuito il sentimento di antiziganismo. Le raccomandazioni formulate riguardano quindi anche questo aspetto, oltre alla necessità di rendere l’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali (UNAR) maggiormente autonomo, in quanto ancora dipendente dalla Presidenza del Consiglio dei ministri.

Nel suo commento al parere del Comitato, l’Italia afferma il proprio impegno nel miglioramento delle condizioni delle minoranze nazionali citando le riforme messe in atto nel 1999 e nel 2001, tuttora alla base dei rapporti tra stato e minoranze. Inoltre, il governo italiano mette in evidenza il rafforzamento della lotta alla discriminazione con la creazione dell’Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori (OSCAD), organismo interforze della Polizia di Stato e dell’Arma dei Carabinieri. Il commento del Governo italiano ha anche sottolineato le ristrettezze finanziarie che l’Italia ha sofferto a causa della crisi economica.

La Convenzione quadro sulle minoranze nazionali è uno strumento  giuridico del Consiglio d’Europa che l’Italia ha firmato nel 1995 e successivamente ratificato nel 1997. Il Comitato consultivo monitora l’implementazione della Convenzione con ciclicità quinquennale.

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