30 agosto – Giornata internazionale dei detenuti soggetti a sparizione forzata

Una mappa del mondo centrata sul Polo Nord, inscritta in un cercine composto da rami d'ulivo incrociati. La proiezione della mappa include quattro cerchi concentrici.
© ONU

Il 30 agosto si è tenuta la 26esima “Giornata internazionale dei detenuti soggetti a sparizione forzata”, indetta dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.

Decine di migliaia di casi di sparizioni forzate rimangono irrisolti e a questi si aggiungono nuovi casi ogni anno. Le sparizioni forzate continuano a essere usate dai governi come strumento di repressione per mettere a tacere il dissenso, eliminare gli oppositori, perseguitare gruppi etnici, religiosi e politici.

Un gruppo di esperti indipendenti delle Nazioni Unite ha messo in luce il crescente numero di sparizioni forzate che avvengono in tutto il mondo, una pratica terribile che é ancora sottovalutata e che colpisce soprattutto donne e bambini. In occasione della giornata mondiale, il gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sulle sparizioni forzate ha dichiarato di aver affrontato più di 50.000 casi da quando è stato istituito nel 1980.

Per combattere questa grave violazione dei diritti umani, il 20 dicembre 2006 l'Assemblea generale delle Nazioni Unite con Risoluzione n. 61/117 ha adottato la “Convenzione per la protezione di tutte le persone dalle sparizioni forzate”.

Questo Trattato internazionale obbliga gli Stati a:

- introdurre il reato di sparizione forzata nella legislazione nazionale, proteggere i testimoni e perseguire sul piano penale ogni persona coinvolta;
- riconoscere il diritto delle famiglie a conoscere la verità e a ottenere la riparazione del danno;
- chiedere  agli Stati di prevenire le sparizioni forzate mediante rigorose garanzie a tutela delle persone private della libertà, di svolgere ricerche sugli scomparsi e, qualora risultino deceduti, di individuarne i resti e restituirli alle famiglie;
- avviare procedimenti penali nei confronti di presunti autori di sparizioni forzate nel proprio territorio, a prescindere da dove il crimine sia stato commesso, oppure di estradarli verso un altro Stato o di consegnarli a un tribunale penale internazionale.
 
Affinché la Convenzione entri in vigore, occorrono 20 ratifiche. Ad oggi, solo 13 Stati l’hanno ratificata. L'Italia, così come atri 81 Paesi, l'ha firmata, ma deve ancora ratificarla.

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