Allarme delle Nazioni Unite sulla situazione in Iran: il Governo intensifica la repressione sui diritti delle donne, marzo 2025

A due anni e mezzo dall'inizio delle proteste “Donna, vita, libertà” in Iran, il governo continua a intensificare la repressione sui diritti delle donne e delle ragazze, cercando di soffocare il dissenso. Questo è quanto emerge da un nuovo Rapporto sulla situazione dei diritti umani in Iran della Missione d'Inchiesta internazionale indipendente sulla Repubblica Islamica dell'Iran (istituita dal delle Nazioni Unite), pubblicato il 14 marzo 2025 e presentato al Consiglio per i diritti umani.
Il rapporto consolida i risultati della missione sulle gravi violazioni dei diritti umani e i crimini contro l'umanità commessi nel contesto delle proteste iniziate il 16 settembre 2022 in Iran. Malgrado le dichiarazioni pre-elettorali del Presidente Masoud Pezeshkian sulla possibilità di attenuare l'applicazione delle leggi sull'hijab obbligatorio, le autorità iraniane hanno inasprito il controllo attraverso nuove tecnologie di sorveglianza e iniziative di vigilanza sostenute dallo Stato. In particolare, dall’introduzione del cd. “Piano Noor” nell'aprile 2024, sono aumentate le persecuzioni legali contro le donne che sfidano l’obbligo dell'hijab, con sanzioni penali che vanno dalle multe al carcere, fino alla pena di morte.
Il Rapporto è stato presentato al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, contestualmente al Rapporto del Relatore Speciale sulla situazione dei diritti umani nella Repubblica Islamica dell'Iran, il 18 marzo 2025. In entrambi si evidenzia come queste misure siano espressione di una sistematica persecuzione da parte dello Stato, mirata a limitare i diritti delle donne e ragazze, negando loro il diritto all’eguaglianza. Gli atti persecutori si verificano anche contro le vittime di torture e violenze subite durante le proteste, nonché contro i loro familiari, avvocati e giornalisti che cercano di dar loro voce. Si conta che, dal 2022, almeno 10 uomini sono stati giustiziati in relazione alle proteste e altri 14, tra cui tre donne, rischiano la pena capitale. Il rapporto evidenzia gravi violazioni dei diritti umani, tra cui confessioni estorte con la tortura e processi irregolari. La Missione ha raccolto oltre 38.000 prove e intervistato 285 testimoni, confermando crimini contro l'umanità e casi di stupro di manifestanti donne.
Di fronte a un sistema giudiziario privo di indipendenza, la Missione chiede alla comunità internazionale di continuare a perseguire la giustizia al di fuori dell'Iran. Il rapporto raccomanda inoltre la creazione di un nuovo organismo indipendente per monitorare e indagare sulle violazioni in corso.
Viviana Krsticevic, membro della Missione, ha sottolineato l'importanza di misure preventive per evitare ulteriori abusi: “Data la gravità delle violazioni e il rischio di nuove violenze contro chi esprime dissenso, il Consiglio per i diritti umani deve continuare a sostenere le vittime nella loro ricerca di giustizia”.