Approvato l’ultimo Decreto della Legge Delega 227/21: un passaggio importante per modificare il nostro sistema e garantire il miglioramento della qualità di vita delle persone con disabilità e le loro famiglie
Il 5 maggio ricorre la Giornata Europea della Vita Indipendente delle persone con disabilità che ha visto quest’anno l'approvazione definitiva dell’ultimo Decreto Attuativo della Legge Delega 227/21: “Definizione della condizione di disabilità, della valutazione di base e accomodamento ragionevole e della valutazione multidimensionale per l’elaborazione e l’attuazione del progetto di vita individuale personalizzato e partecipato”.
L’approvazione di questo decreto costituisce “uno tra i passaggi fondamentali per modificare in modo sostanziale il nostro sistema e soddisfare sempre più i bisogni dei cittadini e delle cittadine con disabilità”, come evidenziato da Vincenzo Falabella, presidente della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) e componente del Consiglio di Presidenza del CNEL (Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro)
“Si tratta del cuore della riforma – dichiara in una nota la Ministra per le Disabilità Locatelli – che sviluppa un nuovo paradigma nella presa in carico della persona con disabilità, eliminando le estreme frammentazioni tra le prestazioni sanitarie, socio sanitarie e sociali”
L’ articolo 2 del documento introduce le definizioni richieste dalla Legge Delega, in coerenza con le disposizioni della Convenzione ONU per i Diritti delle Persone con Disabilità, ratificata in Italia con la L.18 del 2009, quali quelle di “condizione di disabilità” “persona con disabilità” e “accomodamento ragionevole”.
La nuova prospettiva della ridefinizione di “condizione di disabilità”, delineata dall’interazione tra persone con compromissioni e barriere comportamentali e ambientali che impediscono o limitano la partecipazione della persona stessa, porta a un nuovo assetto definitorio: “si passa dalla visione medica dell’impedimento, determinato dalla malattia o patologia in sé, al modello bio-psico-sociale, che considera l’impedimento o la limitazione nella partecipazione sociale connaturato al fatto che una persona con una data compromissione non può esercitare i suoi diritti, su base di uguaglianza con gli altri, se ha un contesto avverso (vedasi persona con assenza di deambulazione che però vive meglio e non in maniera limitata o impedita, i contesti di vita, se questi non presentano barriere).”
Ma vediamo quali sono le nuove disposizioni sul piano concreto: il decreto semplifica le procedure per la “valutazione di base”, riunificando gli accertamenti per il riconoscimento dell’invalidità civile e la disabilità ai fini lavorativi ed eliminando le visite di rivedibilità.
Per quanto riguarda la successiva “valutazione multidimensionale” fornisce indicazioni chiare e univoche per l’applicazione dell’approccio bio-psico-sociale, utilizzando lo strumento ICF-Classificazione Internazionale del funzionamento, della disabilità e della salute (OMS 2000), il quale consente di considerare anche i fattori contestuali, oltre a quelli individuali, per delineare con la persona con disabilità il suo “Profilo di funzionamento”, anche rispetto agli ostacoli e facilitatori presenti nei suoi contesti di vita.
Questo profilo costituisce la base per la costruzione del “Progetto di vita individuale personalizzato e partecipato” della persona con disabilità, lo “strumento finalizzato a realizzare gli obiettivi e le esigenze della persona con disabilità in una visione esistenziale unitaria che tenga conto degli interventi, dei servizi, dei sostegni, formali ed informali, per consentire alla persona stessa di migliorare la qualità della propria vita, di sviluppare tutte le sue potenzialità, di poter scegliere i contesti di vita e partecipare in condizioni di pari opportunità rispetto agli altri.”
Al fine di contrastare stigmi e pregiudizi il Decreto prescrive inoltre la sostituzione di termini obsoleti con parole ed espressioni più adeguate: “persona con disabilità” e non più “handicappato”, “portatore di handicap”, “disabile”, “persona affetta da…” o “diversamente abile”; “condizione di disabilità” andrà invece a sostituire, ovunque ricorra, la parola “handicap”, e così via (Art. 4)
In vista dell’adozione di questo nuovo modello sul territorio nazionale già da quest’anno partirà una formazione intensa e capillare tra Enti e organizzazioni coinvolte, “perché tutti siano pronti e formati per rendere questa nuova visione una realtà a partire dal 2025”: la ministra dichiara infatti che da già da gennaio si avvierà la sperimentazione.
“Iniziamo a ribaltare la prospettiva – prosegue Locatelli – e a parlare non più solo di assistenzialismo, ma di valorizzazione delle persone; semplifichiamo e sburocratizziamo gli iter e soprattutto partiamo dai desideri e dalle scelte di ogni persona, come previsto dalla Convenzione ONU, per arrivare a un percorso di vita dignitoso per ogni persona”.