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Consiglio d’Europa: l’Italia chiamata ad adottare misure generali riguardo al sistema di accoglienza dei migranti

Nella risoluzione del 15 marzo 2018 (CM/Del/Dec(2018)1310/H46-9), il Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa (CdE), a due anni dalla sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo (CtEDU) nel caso Khlaifia e altri c. Italia, ha sottolineato l’urgenza per l’Italia di adottare le misure generali richieste riguardo al sistema di accoglienza dei migranti.

La Grande Camera della CtEDU aveva infatti condannato l'Italia con la sentenza del 15 dicembre 2016 (n. 16483/12), riferita al caso Khlaifia e altri c. Italia, a seguito del ricorso di tre ricorrenti tunisini che erano stati trattenuti e poi espulsi dall’Italia. La sentenza aveva condannato l’Italia in particolare per aver violato l’articolo 5 della Convenzione Europea dei diritti umani (CEDU) che tutela la libertà personale e l’articolo 13 (CEDU) che assicura il diritto alla tutela giurisdizionale effettiva.

Dall’esame sull’attuazione della sentenza, il Comitato dei ministri del CdE ha chiamato l’Italia a prendere chiare misure generali riguardo al sistema di accoglienza e in particolare:

a) ha rilevato la mancanza di accessibilità a rimedi giudiziari di fronte alle autorità nazionali nei casi di privazione della libertà dei migranti collocati nei centri di accoglienza;

b) ha richiesto all'Italia di fornire entro giugno 2018 informazioni dettagliate riguardo al quadro legislativo che regola le operazioni dei centri di primo soccorso e accoglienza (Cpsa);

c) ha richiesto entro lo stesso termine al Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale di fornire informazioni sul ruolo che ricopre nei casi di trattenimento illegittimo nei centri di accoglienza.

Il Comitato dei Ministri è l’organo decisionale del Consiglio d’Europa. Esso è composto dai Ministri degli esteri di tutti gli Stati membri o dai loro rappresentanti diplomatici permanenti a Strasburgo. In relazione alla CtEDU il Comitato ha la funzione di supervisionare l’esecuzione delle sentenze della Corte da parte degli Stati membri.

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