Corte penale internazionale

Corte Penale Internazionale: la richiesta dei mandati d’arresto di due alti funzionari talebani per il crimine contro l’umanità di persecuzione di genere rappresenta un passaggio storico per la giustizia internazionale

Karim Khan, Prosecutor della Corte Penale Internazionale (ICC)
© UN Photo/Loey Felipe

Il 23 gennaio 2025 è stata avanzata la richiesta da parte del Procuratore della Corte Penale Internazionale (CPI)  Karim Khan di emissione di due mandati d’arresto per la guida suprema Haibatullah Akhundzada e il capo della Corte Suprema Abdul Hakim Haqqani, due alti funzionari del governo talebano che da agosto 2021 ha ripreso il controllo dell’Afghanistan. L’accusa è di crimini contro l’umanità, secondo quanto previsto dallo Statuto di Roma, perpetrati attraverso la persecuzione basata sul genere nei confronti di ragazze, donne e soggetti appartenenti alla comunità LGBTQI+, quindi di tutti gli individui la cui espressione e/o identità di genere non rispecchia quanto previsto dai loro canoni ideologici.

Le indagini, compiute dal team della CPI in Afghanistan sotto la guida del Sostituto Procuratore Nazhat Shameem Khan e il Consigliere Speciale per i crimini di genere e altre discriminazioni, hanno portato alla raccolta dei numerosi decreti emessi dai funzionari talebani, nonché di testimonianze di esperti e relazioni forensi a supporto delle accuse. Da tali prove emerge un quadro di persecuzione ed oppressione sistematica nei confronti delle donne e delle persone appartenenti alla comunità LGBTQI+ attuato attraverso provvedimenti quali il divieto di lavorare, di accedere agli spazi pubblici e di frequentare la scuola oltre i dodici anni, che, come ha affermato il Procuratore della CPI, minano diritti fondamentali come la libertà di espressione, il diritto all’autonomia del proprio corpo e il diritto all’educazione. Tali crimini si inseriscono inoltre in un più ampio contesto di repressione nei confronti di ogni forma di dissenso, soffocato attraverso uccisioni, reclusione, tortura, violenza sessuale e sparizione forzata. Il Procuratore Khan ha inoltre sottolineato che qualunque violazione dei diritti umani non può in alcun modo essere giustificata da una specifica interpretazione ideologica della Sharia.

Diversi esperti di diritti umani* hanno espresso il loro sostegno nei confronti di tale iniziativa, evidenziandone la portata storica e giuridica, in quanto rappresenta sia un importante avanzamento per il perseguimento della giustizia in Afghanistan, sia un ampliamento del significato attribuito ai crimini basati sul genere secondo il diritto internazionale, che vengono quindi estesi anche a quelli basati sull’identità e l’espressione di genere, l’orientamento sessuale e le caratteristiche sessuali.

Spetta ora alla Camera Preliminare della CPI  pronunciarsi sulla fondatezza delle accuse che i mandati d’arresto avanzano.


*Richard Bennett,Relatore speciale sulla situazione dei diritti umani in Afghanistan; Laura Nyirinkindi (Presidente), Claudia Flores (Vicepresidente), Dorothy Estrada Tanck, Ivana Krstić, and Haina Lu, Gruppo di lavoro sulle discriminazioni contro le donne e le ragazze; Ana Peláez Narváez, Presidente del Comitato sull’eliminazione della discriminazione contro le donne; Graeme Reid, esperto indipendente sulla protezione contro la violenza e la discriminazione basate sull’orientamento sessuale e l’identità di genere; Margaret Satterthwaite, Relatrice Speciale sull’indipendenza dei giudici e degli avvocati.

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Corte penale internazionale donne genocidio, crimini contro l'umanità Afghanistan violenza di genere