Front Line Defenders: pubblicato il rapporto “Stop the Killings” che documenta le uccisioni dei difensori dei diritti umani
Front Line Defenders e HRD Memorial Network hanno pubblicato “Stop the Killings”, un rapporto che analizza gli oltre 1000 attacchi letali sferrati, a partire dal 2014, nei confronti dei difensori dei diritti umani in sei paesi: Brasile, Colombia, Guatemala, Honduras, Messico e Filippine. Secondo il rapporto, più dell’80% degli omicidi documentati nei confronti dei difensori dei diritti umani è avvenuto in questi paesi.
Secondo Front Line Defenders le uccisioni non si verificano in modo casuale, l'eliminazione mirata di attivisti pacifici che difendono i diritti umani è diventata un'epidemia. Nella sua relazione annuale 2017, Front Line Defenders ha denunciato l'assassinio di oltre 300 persone in 27 paesi. Due terzi delle vittime stavano operando per difendere l’ambiente e i diritti delle popolazioni indigene, spesso in aree rurali remote, con scarso accesso a protezione, documentazione, e sistemi di giustizia. Si registra inoltre la questione dell’impunità per i crimini commessi nei confronti degli Human Rights Defenders (HRDs): sulla base dei dati disponibili, infatti, solo per il 12% degli omicidi sono stati arrestati dei sospettati.
Tra i principali fattori che determinano le uccisioni e le violenze nei confronti dei difensori dei diritti umani il rapporto identifica:
- le campagne di diffamazione nei confronti degli HRDs, accusati di essere contro lo Stato, contro lo sviluppo, nonché delle forze violente e destabilizzanti;
- le politiche economiche che danno priorità allo sfruttamento spietato delle risorse naturali rispetto alla protezione dell'ambiente e delle terre;
- il rifiuto di riconoscere e proteggere i diritti delle comunità agricole e delle popolazioni indigene;
- la mancanza di sistemi efficaci per documentare e investigare sugli attacchi subiti dagli HRDs e fornire loro protezione;
- la collusione da parte dello stato e/o dei suoi agenti nell'uccisione di HRDs.
A ciascuno dei sei paesi presi in considerazione “Stop the Killings” dedica un capitolo scritto in collaborazione con attivisti che operano sul campo in situazioni ritenute a rischio, i quali quotidianamente affrontano gravi minacce per documentare la crescente violenza nei confronti dei difensori dei diritti umani. Nonostante le differenze sociali e politiche che caratterizzano i sei Paesi analizzati nel rapporto, essi risultano essere accomunati dall’esercizio di una repressione violenta del dissenso pacifico e dalla cooptazione dei sistemi giudiziari da parte delle multinazionali e dei loro interessi.
Il rapporto richiama anche l'ipocrisia dei governi occidentali che apparentemente sostengono la democrazia e i diritti umani, ma continuano a fornire assistenza finanziaria e in materia di sicurezza ad alcuni dei regimi più repressivi del mondo.
Front Line Defenders è un’organizzazione non governativa che dal 2001 opera a livello internazionale per proteggere i difensori dei diritti umani a rischio, ossia coloro i quali versano in pericolo di vita e sono perseguitati per difendere in modo non violento i diritti umani enunciati nella Dichiarazione universale.
HRD Memorial è un progetto sviluppato da una coalizione di organizzazioni nazionali e internazionali che operano nel campo dei diritti umani. Il progetto si propone di raccogliere dati e informazioni e di commemorare i difensori dei diritti umani che sono stati uccisi a partire dal 1998, anno dell’adozione della Dichiarazione delle Nazioni Unite sugli Human Rights Defenders. Grazie a questo progetto e ai dati raccolti, per la prima volta è possibile fornire un’immagine veritiera della situazione degli omicidi occorsi nei confronti dei difensori dei diritti umani nel mondo.
Maggiori informazioni e la versione integrale del rapporto sono disponibili al link sottostante.