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Il Consiglio di Sicurezza si confronta sulle operazioni di pace e sulle nuove sfide

Il generale di divisione Aroldo Lázaro Sáenz (al centro, di fronte alla telecamera), capo missione e comandante della Forza di Interposizione in Libano delle Nazioni Unite (UNIFIL), visita i peacekeepers indonesiani che prestano servizio con l'UNIFIL nei pressi del villaggio di El Odaisseh, vicino alla Linea Blu nel sud del Libano.
© UN Photo/Pasqual Gorriz

Nella giornata di lunedì 24 marzo 2025, il Consiglio di Sicurezza si è riunito, insieme agli Stati membri, per decidere come adattare le operazioni di pace delle Nazioni Unite alle nuove minacce, in particolare collaborando con le organizzazioni regionali e coinvolgendo attivamente le comunità locali. Per rendere efficaci le operazioni di pace si rende necessario razionalizzare le risorse disponibili, evitando mandati cosiddetti "ad albero di Natale" troppo ampi che prolunghino le operazioni e aumentino i costi.

Il Segretario delle Nazioni Unite ha affermato che il processo di revisione delle operazioni di pace incorporerà le intuizioni della Nuova agenda per la pace e del primo studio completo sulle missioni politiche speciali negli 80 anni di storia delle Nazioni Unite.

Nel corso del dibattito è stata ribadita l’importanza di un cambiamento culturale. Jenna Russo, direttrice della ricerca dell’Istituto internazionale per la pace, a capo anche del Centro per le Operazioni di Pace Brian Urquhart, ha enunciato una serie di raccomandazioni. In primo luogo, ha chiesto di rafforzare la cultura della pianificazione all’interno del Segretariato. 

In secondo luogo, ha detto che l’Organizzazione deve accettare il rischio delle operazioni di pace, sottolineando poi la necessità di una cultura che crei spazio per provare e persino per fallire, con l'obiettivo di imparare e migliorare. 

In terzo luogo ha messo in risalto il fatto che il Segretariato dovrebbe informare in maniera oggettiva il Consiglio di Sicurezza sulla situazione reale.

Infine la direttrice ha esortato il Consiglio a considerare i vantaggi e i rischi di un approccio modulare alle operazioni di pace. Questa proposta prevede una serie di attività su misura in modo da allineare i mandati con le risorse disponibili con il rischio però che alcuni aspetti importanti passino in secondo piano.

Per quanto riguarda la maggiore collaborazione con le organizzazioni regionali, Zane Dangor, Direttore Generale del Dipartimento per le Relazioni Internazionali e la Cooperazione del Sud Africa, ha affermato che se autorizzato e supportato dalle Nazioni Unite, il dispiegamento di organizzazioni regionali come l’Unione africana, potrebbe compensare i limiti delle operazioni di mantenimento della pace dell’organizzazione.

Tra i vari interventi risalta anche quello del ministro degli Esteri del Panamá, Javier Martínez-Acha Vásquez: “la pace va costruita dalle fondamenta”. I meccanismi per la risoluzione dei conflitti, prosegue, “hanno maggiori probabilità di successo quando le leader donne vengono coinvolte nel processo di costruzione della pace”.

In conclusione, durante il dibattito molti delegati hanno espresso delle perplessità verso mandati troppo ampi delle Nazioni Unite in quanto troppo onerosi puntando su operazioni di pace realistiche.

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