ILGA-Europe: disponibile il report 2025 sulla situazione dei diritti umani delle persone LGBTI in Europa e Asia centrale

A febbraio 2025 ILGA-Europe ha pubblicato il report annuale sullo stato dei diritti umani delle persone LGBTI in Europa e Asia centrale, analizzando misure assunte a livello regionale, nazionale e internazionale, iniziative della società civile ed eventi accaduti nel corso del 2024. Il rapporto permette di delineare alcune tendenze comuni tra i paesi europei, i progressi e i passi indietro da essi compiuti in merito all’inclusione e alla tutela delle persone LGBTI.
Le sfide che le persone LGBTI devono affrontare in tutta Europa e in Asia centrale sono di varia natura e difficili da eradicare. Dinanzi al rafforzamento delle finalità securitarie delle politiche migratorie, i richiedenti asilo LGBTI risultano dei soggetti particolarmente vulnerabili, essendo spesso sottoposti a forme di discriminazione e violenza intersezionale. Nello specifico essi sono privati di adeguati servizi e supporto per lo svolgimento delle pratiche di asilo e le loro richieste sono rigettate in base a valutazioni inadeguate dell'orientamento sessuale e dell'identità di genere, o, come accaduto in Italia, a causa dell’inclusione dei paesi che criminalizzano l'omosessualità nella lista dei "paesi sicuri". Tuttavia, alcune corti nazionali hanno ribaltato queste decisioni.
Mentre alcuni paesi hanno rafforzato le tutele per l'uguaglianza LGBTI, l'applicazione delle leggi antidiscriminazione rimane carente. Si è registrata una crescente normalizzazione dell’utilizzo del discorso d’odio nei confronti di persone LGBTI in più della metà dei paesi europei. Narrazioni denigranti e discriminatorie, che identificano in loro una minaccia per i valori della famiglia tradizionale e per la società tutta, sono state diffuse da partiti conservatori in Italia e in Albania. Inoltre sono in aumento i casi di violenza omotransfobica in tutti i paesi oggetto di analisi, con ripetuti attacchi verbali e fisici avvenuti in diverse città italiane. La condanna da parte delle autorità di tali fenomeni a livello collettivo si scontra tuttavia con gli interessi politici dei singoli governi. In occasione del G7, tenutosi a giugno 2024 in Italia, quest’ultima non ha appoggiato una lettera di condanna dell’Unione Europea nei confronti dell’Ungheria per la radicata discriminazione delle persone LGBTI.
L’accesso a beni e a servizi resta un aspetto problematico irrisolto, nonostante siano stati osservati alcuni segnali positivi grazie all’intervento delle organizzazioni della società civile in alcuni paesi, tra cui l’Italia, e delle autorità statali in altri. Tuttavia in ben sette paesi sono state proposte delle leggi contro la cosiddetta "propaganda LGBTI" che potrebbero ulteriormente limitarlo. In ambito scolastico questo si è manifestato nell’esclusione di temi LGBTI e progetti di sensibilizzazione dai programmi scolastici. In Italia richieste di questo tipo sono state avanzate da figure politiche appartenenti a partiti conservatori e dalle associazioni pro-life. Sul fronte occupazionale, la discriminazione costringe molti lavoratori LGBTI a nascondere la propria identità.
Mentre alcuni paesi hanno adottato approcci più inclusivi riguardo al riconoscimento legale del genere, altri mantengono pratiche restrittive. I diritti delle famiglie LGBTI rimangono disomogenei, con alcuni paesi che hanno fatto passi avanti e altri che hanno introdotto riforme discriminatorie. Ciò rispecchia la situazione interna ad alcuni paesi, come l’Italia, dove alcune corti hanno riconosciuto le coppie dello stesso sesso sui certificati di nascita dei figli, mentre altre hanno negato questo diritto. Inoltre in Italia la maternità surrogata, definita dal Primo Ministro una pratica “disumana”, è stata inclusa nella sfera dei reati universali, fra i quali troviamo i crimini di genocidio e traffico di esseri umani.
Il report evidenzia che l’accesso alle cure trans-specifiche è ostacolato in molti paesi dall’esistenza di leggi inadeguate o esplicitamente volte alla sua limitazione, soprattutto per quanto riguarda i minori. Inoltre l’imposizione di alcune pratiche mediche “correttive”, come la mutilazione dei genitali intersessuale (IGM), è ancora diffusa, nonostante a livello europeo il Consiglio d'Europa, l'Assemblea parlamentare e la Commissione Europea stiano lavorando su raccomandazioni, audizioni e strategie per proteggere i diritti delle persone LGBTI.
La partecipazione alla vita pubblica, culturale e politica delle persone LGBTI è migliorata in alcuni paesi, ma l'ostilità politica persiste in altri. Riguardo alle tematiche LGBTI, il sentimento pubblico è eterogeneo, in quanto in certi paesi evidenziano una crescente accettazione, altri invece mostrano una società ancora profondamente divisa sull'argomento.
In merito alle libertà di assemblea, associazione e espressione è emerso un aumento degli attacchi contro le marce del Pride. Diverse organizzazioni LGBTI sono state colpite da leggi sugli "agenti stranieri", che le stigmatizzano e reprimono. Tuttavia, l'UE ha condannato tali misure in Georgia, Ungheria e Bulgaria.
In diverse parti d'Europa e Asia Centrale, le persone LGBTI continuano a subire violazioni dei diritti umani, tra cui torture, trattamenti inumani e discriminazioni. I difensori dei diritti LGBTI sono esposti a rischi elevati, inclusi intimidazioni e violenze. L'atteggiamento delle forze dell'ordine verso la comunità LGBTI presenta forti disparità: in alcune nazioni si registrano gravi violazioni, mentre altre hanno adottato approcci più rispettosi e inclusivi.