L'ascesa dell'estrema destra e la questione dell'uguaglianza di genere

Sommario
- L'ascesa dell'estrema destra e la questione dell'uguaglianza di genere
- Partiti di estrema destra e uguaglianza di genere
- La vittoria dell'estrema destra: movimenti anti-gender
- L'uguaglianza di genere è sotto minaccia?
- Conclusione
L'ascesa dell'estrema destra e la questione dell'uguaglianza di genere
Nel mondo attuale, l'ascesa delle ideologie di estrema destra rappresenta una significativa minaccia all'ideale dell'eguaglianza di genere. Questa sfida non è confinata ad una singola nazione; piuttosto, la reazione contro l'uguaglianza di genere, che colpisce in particolare le comunità LGBTQIA+, sta diventando sempre più visibile su scala globale. Anche all'interno dell'Unione Europea (UE), alcuni stati membri contravvengono alle norme UE stabilite riguardanti l'uguaglianza. Questa situazione mette in dubbio la credibilità dell'UE nel rivendicare la leadership globale nella promozione dell'uguaglianza di genere. Inoltre, l'attuale clima politico negli Stati Uniti amplifica l'opposizione all'uguaglianza di genere. Questo articolo si pone l’obiettivo di analizzare gli atteggiamenti dei movimenti di estrema destra verso l'uguaglianza di genere.
Partiti di estrema destra e uguaglianza di genere
La maggior parte dei partiti di estrema destra condivide ideologie simili riguardo all'uguaglianza di genere, adottando per lo più una prospettiva tradizionalista. Questi partiti spesso sostengono un ritorno ai valori familiari convenzionali, affermano il controllo sui corpi delle donne e si impegnano in campagne internazionali coordinate contro l'aborto e i movimenti femministi. Queste campagne riflettono una più ampio programma anti-femminista, che è centrale per il movimento internazionale di estrema destra. Il desiderio di controllare i diritti riproduttivi delle donne può essere, infatti, interpretato come uno vero e proprio sforzo per regolare la composizione demografica ed etnica all'interno degli Stati (Gálvez Muñoz, 2025).
Si possono identificare due approcci principali all'uguaglianza di genere all'interno dell'estrema destra: il tradizionalista e l'utilitarista. Nel Nord Europa, i partiti di estrema destra spesso si astengono dall'affrontare direttamente l'uguaglianza di genere, incorporando invece le loro posizioni nelle politiche familiari e di immigrazione. Ad esempio, il Partito del Popolo Danese (DF) in Danimarca e il Partito per la Libertà (PVV) nei Paesi Bassi elogiano gli alti livelli di uguaglianza di genere delle loro nazioni. Tuttavia, strumentalizzano questi risultati per emarginare gli stranieri, in particolare i musulmani (Mudde & Kaltwasser, 2015). Questo dimostra come, quindi, l'uguaglianza di genere possa essere cooptata per sostenere narrative discriminatorie.

Al contrario, altri partiti di estrema destra adottano una posizione più apertamente tradizionalista. L'Alternativa per la Germania (AfD), ad esempio, promuove l'idea che le donne debbano assumere principalmente il ruolo di madri. Il partito mantiene, infatti, una forte posizione anti-femminista e sostiene la preservazione della struttura familiare tradizionale. Si oppone al gender mainstreaming, agli studi di genere, al matrimonio egualitario, ai diritti LGBTQIA+, al controllo delle nascite sostenuto dallo Stato e all'educazione all'uguaglianza di genere nelle scuole, tutti visti come minacce ai valori familiari tradizionali (Gilloz et al., 2017). Rispetto agli esempi del Nord Europa, questa posizione rifiuta più esplicitamente le moderne norme di genere.
Quindi, in vari contesti, le questioni di genere vengono costantemente manipolate in accordo con le ideologie di estrema destra. Nei Paesi Bassi, l'uguaglianza di genere viene, per esempio, utilizzata per escludere i migranti musulmani, mentre in Germania viene minata a favore, invece, dei valori familiari tradizionali.
La vittoria dell'estrema destra: movimenti anti-gender
I partiti di estrema destra hanno giocato un ruolo significativo nel facilitare l'ascesa dei movimenti anti-gender, che sono fondamentalmente radicati nella convinzione che uomini e donne siano intrinsecamente inequali. Di conseguenza, questi movimenti si oppongono fortemente al concetto di uguaglianza di genere. Al centro della loro ideologia ci sono appelli alla religione e all' "ordine naturale", usati per giustificare il loro rifiuto dei moderni quadri di diritti di genere. I sostenitori di questi movimenti rifiutano il matrimonio egualitario, i diritti riproduttivi, l'aborto, il gender mainstreaming, i diritti transgender, le politiche anti-discriminazione e persino il più ampio concetto di genere stesso.
Ci sono esempi notevoli di questa tendenza in tutta Europa, in particolare in Francia e in Italia. In entrambi i Paesi, genitori preoccupati hanno organizzato proteste contro l'inclusione dell'educazione sessuale nei programmi scolastici, inquadrando la loro opposizione come resistenza alla cosiddetta "ideologia di genere" (Kuhar & Zobec, 2017). Dalla metà degli anni 2000, il movimento anti-gender ha, infatti, acquisito slancio. Eventi chiave includono proteste contro l'educazione sessuale in Croazia (2006), manifestazioni contro le unioni civili tra persone dello stesso sesso in Italia (2007), opposizione al matrimonio egualitario in Slovenia (2009) e la mobilitazione del movimento "Manif pour Tous" in Francia nel 2010 (Paternotte & Kuhar, 2018).
La Convenzione di Istanbul sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica è diventata anche un obiettivo primario dei movimenti anti-gender. La Convenzione è arrivata, difatti, a simboleggiare più ampi dibattiti sul genere e sull'uguaglianza, rendendola un punto focale per l'opposizione. Nel 2016, la Bulgaria ha firmato la Convenzione; tuttavia, la Corte Costituzionale bulgara l'ha successivamente dichiarata incostituzionale, sulla base del fatto che era in conflitto con la definizione di genere binaria del Paese. Una situazione simile è emersa anche in Polonia, dove, nonostante la ratifica della Convenzione nel 2015, il Parlamento polacco ha attivamente considerato il ritiro, citando preoccupazioni sul fatto che non rispetti i valori religiosi e promuova la cosiddetta "ideologia di genere" (Wittenius, 2022).
La Convenzione di Istanbul non è l'unico quadro internazionale sotto attacco. I diritti LGBTQIA+ sono sempre più a rischio in diversi Stati membri dell'UE. Ad esempio, sebbene la Slovacchia abbia firmato la Convenzione nel 2011, il suo Parlamento ha successivamente respinto la ratifica, sostenendo che approva l' "ideologia di genere" e legittima il matrimonio tra persone dello stesso sesso. Allo stesso modo, l'Ungheria, che ha anche firmato la Convenzione nel 2011, si è rifiutata di ratificarla, affermando che il concetto di genere incorporato nella Convenzione è in conflitto con la cultura e le tradizioni nazionali (Wittenius, 2022).
Questi casi illustrano come, dunque, i movimenti anti-gender abbiano influenzato con successo il discorso pubblico e l'elaborazione delle politiche, contribuendo a battute d'arresto nell'avanzamento dell'uguaglianza di genere e dei diritti umani all'interno dell'Unione Europea.
L'uguaglianza di genere è sotto minaccia?
Attualmente, c'è una marcata reazione contro l'uguaglianza di genere sia in Europa che negli Stati Uniti. L'Ungheria fornisce uno degli esempi più notevoli di questa tendenza. Secondo l'Indice di Uguaglianza di Genere 2024 dell'Istituto Europeo per l'Uguaglianza di Genere (EIGE), l'Ungheria ha ottenuto un punteggio di 57,8 su 100, classificandosi al 26° posto tra gli Stati membri dell'UE, ben al di sotto della media UE di 71,0. Diversi fattori contribuiscono a questo basso ranking. L'Ungheria non ha ratificato la Convenzione di Istanbul sulla prevenzione della violenza domestica, sostenendo che impone ideologie di genere (Mizsei, 2024). Il 18 marzo 2025, il Parlamento ungherese ha approvato una legge che vieta gli eventi Pride, ampiamente condannata come un tentativo di sopprimere le comunità LGBTQIA+ (González Cabrera, 2025). Questo ha fatto seguito ad una legge del 2021 che proibiva la rappresentazione e la promozione di contenuti LGBTQIA+ ai bambini (Ibid.). Sotto il governo di destra del Primo Ministro Viktor Orbán, la repressione dei diritti LGBTQIA+ è, infatti, diventata una politica sostenuta.

L'Ungheria non è la sola. La recentemente eletta amministrazione statunitense ha similmente lanciato un ampio attacco ai diritti di genere. Nel gennaio 2025, il Presidente Donald Trump è entrato in carica ed ha immediatamente iniziato a prendere di mira le protezioni legate al genere, in particolare quelle che riguardano gli individui LGBTQIA+. La sua amministrazione ha revocato numerosi diritti e protezioni, ha negato l'esistenza delle identità trans ed ha minato i movimenti delle donne e della comunità LGBTQIA+ (Tuckey, 2025). Il 20 gennaio 2025, una serie di ordini esecutivi e azioni presidenziali ha, infatti, ridotto i diritti degli individui transgender e non binari, smantellato i programmi di Diversità, Equità, Inclusione e Accessibilità (DEIA) e ridotto le protezioni per la salute riproduttiva e l'equità sul posto di lavoro (Ibid.). La Casa Bianca ha giustificato queste azioni come sforzi per "proteggere le donne dall'estremismo dell'ideologia di genere", che includono un ordine esecutivo per impedire che i fondi federali vengano utilizzati per promuovere l'ideologia di genere (Brechenmacher, 2025).
Se, quindi, i contesti dell'Europa e degli Stati Uniti differiscono, le basi ideologiche della resistenza di estrema destra all'uguaglianza di genere sono, invece, sorprendentemente simili. In entrambi i casi, gli attori di estrema destra cercano di limitare i diritti LGBTQIA+ e delle donne, con il pretesto di difendere i valori familiari tradizionali. Il loro obiettivo finale è, infatti, quello di riaffermare le strutture sociali patriarcali ed etero-normative.
Conclusione
Alcuni potrebbero sostenere che la politica internazionale dovrebbe concentrarsi su questioni più urgenti. Tuttavia, senza uguaglianza di genere, un vero progresso è irraggiungibile. I conflitti globali, inclusi quelli all'interno dell'Europa, colpiscono in modo sproporzionato le donne, le ragazze e gli individui LGBTQIA+. Le crisi e le guerre spesso giustificano i governi a ridurre i diritti di genere. Come dimostrato sopra, alcuni partiti di estrema destra usano queste condizioni per emarginare i migranti, mentre altri invocano la retorica della protezione delle famiglie tradizionali.
La crescente influenza dell'estrema destra mette in pericolo le conquiste duramente ottenute dal movimento per l'uguaglianza di genere. Per contrastare questa minaccia, la società civile deve amplificare la sua voce a tutti i livelli. Aumentare la consapevolezza pubblica sull'importanza dell'uguaglianza di genere può servire come potente strumento per resistere ai programmi di estrema destra e delegittimare le loro narrative anti-gender.
Inoltre, poiché l'UE aspira alla leadership globale nell'uguaglianza di genere, se vuole fare ciò, deve prima di tutto assicurare un'aderenza coerente alle norme di uguaglianza all'interno dei propri confini. La credibilità dell'UE nel promuovere l'uguaglianza di genere all'estero dipende, infatti, dalla sua capacità di sostenere quei valori tra i suoi Stati membri. Senza coerenza interna, l'influenza esterna dell'UE rimarrà sempre e comunque limitata.
Risorse
Brechenmacher, S. (2025). Trump’s “Gender Ideology” Attacks Are Following a Global Movement. Carnegie. https://carnegieendowment.org/emissary/2025/02/trump-gender-ideology-global-trend-women-lgbtq-rights?lang=en
European Institute for Gender Equality. (2024). Gender Equality Index, Hungary in 2024 edition, https://eige.europa.eu/gender-equality-index/2024/country/HU#:~:text=With%2057.8%20points%20out%20of,knowledge%20(%2B%200.8%20points)%20domains.
Gálvez Muñoz, L. (2025). An antidote against the far-right international: more feminism!, The Progressive Post, FEPS, https://feps-europe.eu/an-antidote-against-the-far-right-international-more-feminism/
Gilloz, O., Hairy, N. & Flemming, M. (2017). Getting to know you: mapping the anti-feminist face of right-wing populism in Europe, openDemocracy, https://www.opendemocracy.net/en/can-europe-make-it/mapping-anti-feminist-face-of-right-wing-populism-in-europe/
González Cabrera, C. (2025). Hungary Bans LGBT Pride Events. Human Rights Watch, https://www.hrw.org/news/2025/03/20/hungary-bans-lgbt-pride-events
Hörst, C. & Groenendaal, L. (n.d.). Manipulating the Vote: How Populists Exploit Gender Roles, GMF, https://www.gmfus.org/news/manipulating-vote-how-populists-exploit-gender-roles
Kuhar, Roman, and Zobec, Aleš. “The Anti-Gender Movement in Europe and the Educational Process in Public Schools.” CEPS Journal, vol. 7, no. 2, 2017, www.pedocs.de/frontdoor.php?source_opus=14594
Mizsei, B. Hung(a)ry for gender equality deliberation in a conservative EU. CEPS, https://www.ceps.eu/hungary-for-gender-equality-deliberation-in-a-conservative-eu/
Mudde, C., & Kaltwasser, C. R. (2015). Vox populi or vox masculini? Populism and gender in Northern Europe and South America. Patterns of Prejudice, 49(1–2), 16–36. https://doi.org/10.1080/0031322X.2015.1014197
Tuckey, S. (2025). Trump on Gender: The Dehumanisation is the Point. OXFAM, https://politicsofpoverty.oxfamamerica.org/trump-on-gender/
Paternotte, David, and Kuhar, Roman. “Disentangling and Locating the 'Global Right”: Anti-Gender Campaigns in Europe.” Politics and Governance, vol. 6, no. 3, 14 Sept. 2018, https://doi.org/10.17645/pag.v6i3.1557
Wittenius, Marie. “The Transnational Anti-Gender Movement in Europe | Gunda-Werner-Institut.” Heinrich-Böll-Stiftung, 3 Feb. 2022, https://gwi-boell.de/en/2022/02/03/the-transnational-anti-gender-movement-europe