Iraq: la centralità delle Nazioni Unite nella lettera di Papa Francesco al Segretario Generale dell'ONU
Papa Francesco ha inviato al Segretario Generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, una lettera personale con la quale sollecita l'intervento della Comunità internazionale a protezione dei cristiani e delle altre minoranze religiose ed etniche in Iraq.
La lettera si segnala in particolare per il forte e puntuale richiamo al "preambolo e ai pertinenti articoli" della Carta delle Nazioni Unite e, più in generale, alle norme del diritto internazionale, sottolineando quindi la piena validità di quanto prescrive lo Statuto dell'ONU. E' dato capire che il riferimento è in particolare agli articoli 1 e 2 e alle disposizioni dei Capitoli VI e VII della Carta e che l'intervento deve essere deciso e realizzato, non da questo o quello stato o insieme di stati, ma dalle Nazioni Unite nell'esercizio dell'autorità e dei poteri 'sopranazionali' previsti dalla stessa Carta.
Ancora una volta la sfida si indirizza alla volontà degli stati, in particolare ai cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza, affinché adempiano all'obbligo di far funzionare, tempestivamente ed efficacemente, la massima Organizzazione mondiale.
A Sua Eccellenza il Sig. Ban Ki-moon, Segretario Generale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite
È con il cuore carico e angosciato che ho seguito i drammatici eventi di questi ultimi giorni nel nord Iraq, dove i cristiani e le altre minoranze religiose sono stati costretti a fuggire dalle loro case e assistere alla distruzione dei loro luoghi di culto e del patrimonio religioso. Commosso dalla loro situazione, ho chiesto a Sua Eminenza il Cardinale Fernando Filoni, Prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli, che ha servito come Rappresentante dei miei predecessori, Papa San Giovanni Paolo II e Papa Benedetto XVI, presso il popolo in Iraq, di manifestare la mia vicinanza spirituale e di esprimere la mia preoccupazione, e quella di tutta la Chiesa cattolica, per la sofferenza intollerabile di coloro che desiderano solo vivere in pace, armonia e libertà nella terra dei loro antenati. Con lo stesso spirito, scrivo a Lei, Signor Segretario Generale, e metto davanti a lei le lacrime, le sofferenze e le grida accorate di disperazione dei Cristiani e di altre minoranze religiose dell'amata terra dell'Iraq. Nel rinnovare il mio appello urgente alla comunità internazionale ad intervenire per porre fine alla tragedia umanitaria in corso, incoraggio tutti gli organi competenti delle Nazioni Unite, in particolare quelli responsabili per la sicurezza, la pace, il diritto umanitario e l'assistenza ai rifugiati, a continuare i loro sforzi in conformità con il Preambolo e gli Articoli pertinenti della Carta delle Nazioni Unite.
Gli attacchi violenti che stanno dilagando lungo il nord dell'Iraq non possono non risvegliare le coscienze di tutti gli uomini e le donne di buona volontà ad azioni concrete di solidarietà, per proteggere quanti sono colpiti o minacciati dalla violenza e per assicurare l'assistenza necessaria e urgente alle tante persone sfollate, come anche il loro ritorno sicuro alle loro città e alle loro case. Le tragiche esperienze del ventesimo secolo, e la più elementare comprensione della dignità umana, costringe la comunità internazionale, in particolare attraverso le norme ed i meccanismi del diritto internazionale, a fare tutto ciò che le è possibile per fermare e prevenire ulteriori violenze sistematiche contro le minoranze etniche e religiose. Fiducioso che il mio appello, che unisco a quelli dei Patriarchi Orientali e degli altri leader religiosi, incontrerà una risposta positiva, colgo l'occasione per rinnovare a Vostra Eccellenza i sensi della mia più alta considerazione (Papa Francesco).