Italia: esperto ONU condanna la “criminalizzazione” di chi salva vite nel Mediterraneo
Un esperto di Diritti Umani delle Nazioni Unite ha condannato oggi la criminalizzazione di 11 difensori dei diritti umani in Italia, affermando che i loro sforzi per cercare di salvare le vite dei migranti e dei richiedenti asilo in difficoltà nel Mediterraneo, dovrebbero essere applauditi invece di condannarli.
Nel settembre 2016 è stata aperta un'indagine penale nei confronti di alcuni membri dell'equipaggio della nave di soccorso “Iuventa 10”. Le accuse contro di loro comprendevano favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, un reato che comporta una pena detentiva compresa tra 5 e 20 anni e una multa di 15.000 euro. Il 18 giugno 2019 è stata depositata una mozione per l'archiviazione delle indagini penali preliminari a carico dei membri dell'equipaggio di "Iuventa 10", ma è ancora pendente la decisione formale.
La signora Rackete è stata arrestata dalle autorità italiane il 29 giugno 2019, per aver attraccato la sua nave di soccorso, con 53 migranti a bordo, senza permesso. All'inizio di quest'anno, in appello, la Corte Suprema italiana, ha stabilito che la signora Rackete non avrebbe dovuto essere arrestata. Nonostante ciò, la signora Rackete continua ad affrontare diverse accuse, rischiando fino a 20 anni di reclusione e multe varie fino a 50.000 euro.
Secondo il progetto "Missing Migrants" dell'OIM, dal 2014, almeno 16.000 migranti hanno perso la vita nel Mediterraneo. "Il governo italiano deve riconoscere pubblicamente l'importante ruolo dei difensori dei diritti umani nella protezione del diritto alla vita dei migranti e dei richiedenti asilo a rischio nel Mediterraneo e deve porre fine alla criminalizzazione di coloro che difendono i loro diritti umani", ha detto Mary Lawlor, Relatrice Speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei difensori dei diritti umani.
La news originale in inglese dal sito di OHCHR è disponibile al seguente link.