Italia: la Corte costituzionale è chiamata a esprimersi sulla legge che criminalizza i salvataggi in mare

Il 20 maggio Human Rights Watch e l’European Center for Constitutional and Human Rights (ECCHR) hanno dichiarato che la Corte costituzionale italiana valuterà per la prima volta la legittimità costituzionale di una legge che impone sanzioni ai gruppi di salvataggio in mare durante l’udienza pubblica del 21 maggio.
Le due organizzazioni hanno deciso di intervenire perché diritti e principi fondamentali sono a rischio in quanto le misure del governo italiano limitano drasticamente le attività di soccorso nel Mediterraneo centrale, una delle rotte migratorie più letali al mondo. Le ONG prenderanno quindi parte al processo come amici curiae.
Nel 2024 sono stati già presentati tre quesiti alla Corte costituzionale in merito alla legge comunemente nota come decreto Piantedosi da parte del Tribunale di Brindisi. Le disposizioni del decreto autorizza le autorità italiane a sanzionare e trattenere le navi di soccorso umanitario, violando con ciò spesso i principi di proporzionalità, ragionevolezza e determinatezza sanciti dalla Costituzione italiana, nonché degli obblighi vincolanti che derivano dal diritto internazionale ed europeo.
L’organizzazione non governativa SOS MEDITERRANEE ha già sollevato queste questioni nel ricorso contro il fermo amministrativo disposto dalle autorità italiane nei confronti della nave Ocean Viking.
Altre criticità emerse dall’imposizione alle navi di soccorso di seguire gli ordini della guardia costiera libica riguardano il rischio della violazione del principio di non-refoulement, principio fondante del diritto internazionale che vieta il respingimento delle persone verso luoghi non sicuri.
In base a prove incontrovertibili degli abusi subiti dai migranti in Libia come la detenzione arbitraria, torture, maltrattamenti, sfruttamento, estorsione e violenze sessuali, insieme alla collusione delle unità della guardia costiera e di altre forze di sicurezza con i gruppi di trafficanti, HRW dimostra che è impossibile ritenere la guardia costiera libica un attore affidabile nelle operazioni di ricerca, soccorso e sbarco.
Dal 2017, l’Italia e l’Unione Europea supportano la guardia costiera libica con fondi e assistenza nonostante le continue prove di abusi. Nel 2023, una missione ONU ha trovato «fondati motivi per ritenere» che i migranti in Libia subiscono crimini contro l’umanità.
Le statistiche dell'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni evidenziano che dal 2014 sono morte o sparite circa 32.000 persone nel Mediterraneo raggiungendo l’Europa. Mentre più di 132.000 persone sono state riportate in Libia dal 2018 dalla guardia costiera libica, prerogativa sostenuta dall’Italia.