Nazioni Unite: l'Italia dinanzi al Comitato per l'eliminazione della discriminazione nei confronti delle donne
Dall'11 al 29 luglio si svolge, presso la sede delle Nazioni Unite a New York, la 49° sessione del Comitato delle Nazioni Unite per l'eliminazione della discriminazione nei confronti delle donne (Cedaw). Il Comitato è composto da 23 esperti indipendenti provenienti da varie regioni del mondo che stanno esaminando la situazione dei diritti delle donne in 8 paesi: Italia, Costa Rica, Gibuti, Etiopia, Repubblica di Corea, Singapore e Zambia.
L'analisi del rapporto presentato dal governo italiano è in programma il 15 luglio 2011. Oltre al rapporto ufficiale verranno presi in considerazione anche altre relazioni presentate dalla società civile, i cosiddetti "rapporti alternativi". Per questa sessione ne sono stati presentati 5:
- Tossicodipendenza, HIV/AIDS e sistema penale presentato dalle associazioni: Itaca, Antigone, Giuristi Democratici, Canadian HIV/AIDS Legal Network e Harm Reduction International;
- Suggerimenti di raccomandazioni sul tema delle disabilità da inserire nelle Osservazioni Conclusive del Comitato Cedaw, presentato da International Disability Alliance (IDA);
- Rapporto parallelo sulla situazione delle donne Rom in Italia, presentato congiuntamente dal Centro europeo per i diritti dei rom, Idea Rom Onlus e Opera Nomadi di Reggio Calabria.
- Osservazioni sul sesto rapporto periodico dell'Italia al Comitato per l'eliminazione della discriminazione nei confronti delle donne, presentato dall'Unione forense per la tutela dei diritti delle donne.
Si segnala, infine, il rapporto sulla situazione generale delle donne in Italia, presentato, per la prima volta, dalla Fondazione Pangea e da Giuristi Democratici. Alla stesura di questo rapporto hanno lavorato più di 100 organizzazioni della società civile italiana, mettendo in evidenza i punti più critici della situazione dei diritti delle donne in Italia. In generale, viene espresso un forte criticismo rispetto alla risposta del governo italiano alle osservazioni conclusive espresse dal Comitato nel 2005 in seguito alla presentazione del precedente rapporto (4° e 5° rapporto combinati insieme) da parte dell'Italia. In quell'occasione, il Comitato aveva espresso preoccupazione sul ruolo della donna in Italia, ma da allora, secondo il rapporto, non si sono registrati sostanziali miglioramenti nella condizione femminile.
Gli elementi principali del rapporto sono i seguenti:
- il numero sempre crescente di violenze domestiche terminate in femminicidi, davanti a cui la risposta del governo è apparsa debole e la strumentalizzazione politica degli stupri commessi da stranieri in luoghi pubblici rispetto a quelli commessi tra le mura domestiche - che sono molto più numerosi - al fine di giustificare l'adozione di leggi repressive in materia di immigrazione;
- l'accesso al lavoro: la presenza femminile nei luoghi di rappresentanza è ancora una questione aperta, così come le garanzie sul posto di lavoro in caso di maternità. Tuttavia, si segnalano dei passi in avanti quali: l'approvazione della legge sullo stalking e l'adozione del Piano nazionale antiviolenza;
- la diminuzione dei fondi pubblici del sistema sociale, così come l'eliminazione del tempo pieno a scuola che determinano il bisogno per le donne di rimanere in casa ad occuparsi dell'assistenza ai figli, agli anziani o ai malati;
- i diritti relativi alla salute riproduttiva: si registra la tendenza a ridurre al minimo la scelta dell'interruzione di gravidanza non garantendo, in questo modo, a tutte le donne la possibilità effettiva di scegliere.
Infine, come afferma anche il rapporto periodico del governo italiano, il maggiore ostacolo allo sviluppo della donna è il "radicamento degli stereotipi sessisti" fomentato dalla cultura dei mass media e al regresso dell'immagine della donna nel dibattito politico "date le continue allusioni sessuali". Nonostante questo, però, "i comportamenti maschilisti e scorretti nei confronti delle donne sono stati ampiamente tollerati anche in sede pubblica e hanno rafforzato un sentimento di svalutazione delle donne verso se stesse e comportamenti rinunciatari".