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Donna di Timor Leste pesca al tramonto
© UN Photo/Martine Perret

Introduzione

Autore: Federica Napolitano, E.MA's graduate

Nel 1994, la Commissione diritti umani delle Nazioni Unite con la Risoluzione 1994/45 “The question of integrating the rights of women into the human rights mechanism of the United Nations and the elimination of violence against women” istituisce, per un periodo iniziale di tre anni, la figura del Relatore speciale sulla violenza contro la donna, le sue cause e le sue conseguenze.

Con l’obiettivo di eliminare la violenza contro le donne e promuovere il pieno ed effettivo godimento dei diritti delle donne, il mandato del Relatore Speciale è finalizzato a:

  • cercare e ricevere informazioni sulla violenza contro le donne, le sue cause e le sue conseguenze da tutti gli attori rilevanti e cioè governi, Treaty Bodies, agenzie specializzate, altri Relatori speciali, organizzazioni intergovernative e non governative, etc;
  • formulare delle raccomandazioni su misure, modi e strumenti per l’eliminazione della violenza contro le donne e le sue cause e disporre rimedi per le sue conseguenze;
  • lavorare a stretto contatto con altre Procedure speciali delle Nazioni Unite e i Treaty Bodies.

Il ruolo di Relatrice speciale è conferito per la prima volta a Radhika Coomaraswamy che, nel corso del suo mandato dal 1994 al 2003, ha presentato un significativo numero di rapporti sui molteplici aspetti che concorrono a definire il quadro di soprusi e violazioni ai diritti delle donne.

Il 1994, anno di presa in carico del mandato di Relatrice speciale, segna uno spartiacque nella riflessione e nel dibattito relativi alla violenza contro le donne; è in questo momento e negli anni immediatamente successivi che, grazie all’ampiezza delle tematiche trattate, vengono poste le basi per riconoscere la violenza di genere come una questione attinente ai diritti umani e definire un quadro di riferimento significativo circa le molteplici manifestazioni della violenza e le questioni ad essa correlate.

I rapporti redatti dalla Relatrice speciale sono documenti che vanno ben oltre la dimensione puramente descrittiva: essi hanno l’obiettivo di orientare i governi e le istituzioni internazionali ad agire in maniera efficace per prevenire, punire e garantire rimedi effettivi nei casi di violenza contro le donne, in un quadro d’azione più ampio volto ad estendere l’effettività dei diritti umani ai diritti delle donne.

Il rapporto preliminare presentato nel 1994 fornisce una visione generale sul tema e differenzia tre ambiti in cui le donne sono soggette ad atti violenti di vario genere: l’ambito familiare, la comunità e la sfera d’azione statale (come conseguenza di azioni o omissioni da parte dello Stato). I tre rapporti successivi trattano ciascuno di uno di questi ambiti, analizzando dettagliatamente le diverse forme di violenza e le loro conseguenze in relazione al contesto in cui esse si manifestano.

I rapporti successivi meglio definiscono alcune problematiche quali, ad esempio, le politiche e le pratiche che hanno un impatto sui diritti riproduttivi delle donne, le questioni legate alla tratta e alla migrazione femminile, le pratiche culturali violente, ecc…

I rapporti presentati sono la sintesi non solo delle attività di monitoraggio svolte dalla Relatrice speciale, ma anche delle numerose visite in diversi paesi del mondo: Timor Est, Corea, Giappone, Sud Africa, Ruanda, Polonia, Cuba, Haiti, Afghanistan, Bangladesh.

Nel 2003, Yakin Ertürk con Risoluzione 2003/45 della Commissione diritti umani riceve il mandato di Relatrice speciale, succedendo a Radhika Coomaraswamy. L’attività della seconda Relatrice si pone in continuità con il lavoro svolto in precedenza.

Tuttavia, il lavoro di Yakin Ertürk si sviluppa a partire dalla consapevolezza che, nonostante i progressi fatti sul piano normativo, la violenza contro le donne è ancora un fenomeno in allarmante crescita. Ciò risulta preoccupante sotto due aspetti: uno prettamente giuridico relativo alla violazione di norme stabilite; un secondo più urgente e allarmante relativo all’integrità fisica e alla dignità delle donne. Tali osservazioni spingono la seconda Relatrice speciale a dare priorità allo sviluppo di linee guida che aiutino gli Stati a garantire il pieno riconoscimento e la protezione dei diritti umani delle donne sanciti a livello internazionale, con particolare attenzione al rispetto della Dichiarazione sull’eliminazione della violenza contro le donne, adottata nel 1993. A questo proposito, nel 2006 la Relatrice presenta un rapporto tematico sul tema della due diligence come strumento per un’effettiva implementazione dei diritti umani delle donne.

Inoltre, l’approccio adottato dalla Relatrice speciale mira a cogliere contemporaneamente aspetti inerenti sia alla dimensione domestica sia a quella transnazionale del fenomeno della violenza contro le donne. Il suo obiettivo è quello di mettere in evidenza, da un lato, i ‘luoghi tradizionali’ in cui la violenza continua a perpetuarsi e, dall’altro, è quello di considerare nuovi ambiti in cui se ne possono osservare le conseguenze. A tal proposito, nel primo rapporto del 2004, Yakin Ertürk presenta un’anticipazione della trattazione relativa a donne e Aids in termini di “malattia causata dalla violenza e nel contempo di vettore di violenza contro la donna”(a). 

Nel 2007 redige un rapporto che approfondisce le problematiche legate all’intersezione tra cultura e violenza contro le donne. Nel 2009 si dedica all’approfondimento della dimensione economico-politica dei diritti umani delle donne.

In un contesto di ricerca ampio e dai confini labili, la Relatrice speciale mostra esperienza, competenza e capacità nello standardizzare la terminologia più adatta ad analizzare e indirizzare l’evoluzione del concetto di violenza sulle donne. Così l’enfasi è posta sull’universalità del fenomeno, sulla moltitudine di forme in cui esso si manifesta, sull’interdipendenza delle diverse tipologie di discriminazione contro le donne e sul legame che intercorre tra la violenza di genere e i modelli di dominazione basati su relazioni di potere diseguali tra donne e uomini.

Il 2009, ultimo anno del mandato di Yakin Ertürk, segna anche i primi 15 anni dall’istituzione della figura del Relatore speciale delle Nazioni Unite sulla violenza contro le donne, consacrati in un rapporto di sintesi prodotto dalla Relatrice speciale. Il Rapporto risulta di particolare interesse perché fa il punto sugli sviluppi relativi al fenomeno della violenza contro le donne in chiave giuridica, sia a livello internazionale sia nell’adeguamento statuale.

Rashida Manjoo è nominata Relatrice Speciale dal Consiglio Diritti Umani nel 2009 per un periodo di tre anni, rinnovato per altri tre nel 2013 con Risoluzione 23/25.

Nei rapporti di Rashida Manjoo l’approccio al tema della violenza contro le donne è di natura olistica e multidimensionale. La multidimensionalità emerge dalla necessità di sfaccettare le possibili strategie d’azione per combattere e prevenire la violenza a partire dalle molteplici forme con cui si presenta e dalla frequente intersezione dei diversi tipi di discriminazione. Il rapporto del 2011, infatti, da una parte, mette in evidenza come forme multiple e intersecate di discriminazione abbiano contribuito a esacerbare la violenza contro le donne, dall’altro lato, pone l’urgenza di indagare la relazione che intercorre tra discriminazione basata sul genere e altre forme di discriminazione, e le sue conseguenze, visto che tali elementi sono stati troppo spesso sottovalutati e tralasciati.

Nel rapporto, quindi, si suggerisce un approccio olistico per concettualizzare e indirizzare la tematica in questione. Questo approccio si basa sui seguenti presupposti: i) considerare i diritti umani come universali , indivisibili e interdipendenti; ii) situare la violenza contro le donne lungo un continuum spazio-temporale; iii) prendere in considerazione sia le discriminazioni individuali/dirette, sia quelle strutturali/indirette; v) analizzare le gerarchie economiche e sociali tra donne e uomini ma anche tra le sole donne.
Il resto della rapportistica si sofferma su tematiche di rilievo quali il femminicidio, la lotta all’impunità in contesti di pace o di post conflitto, la responsabilità statale. In particolare, il rapporto 2014 della Relatrice speciale Manjoo focalizza l’analisi sulle attività intraprese dalle Nazioni Unite contro la violenza di genere negli ultimi 20 anni, soffermandosi sugli obiettivi raggiunti e sui limiti incontrati nel contrastare il fenomeno.

I Rapporti sulla condizione specifica delle donne per area geografica invece interessano: Kirgikistan, USA, Zambia, Algeria, El Salvador, Somalia, Italia, Giordania, Bosnia Erzegovina, Croazia, Papua Nuova Guinea, Isole di Solomone, India, Arzebagian e Bangladesh.

(a) P. Degani, “Condizione femminile e Nazioni Unite. Recenti sviluppi della politica internazionale per i diritti umani delle donne”, Cleup, Padova, 2010, p. 62

Aggiornato il

29/4/2015