Armi chimiche in Siria: impiego e prospettive
L’ispezione ONU sugli attacchi chimici in Siria [1] ha portato a una rapida successione di eventi estremamente importanti sia per la situazione locale, ma anche a livello internazionale: dopo il ritorno degli ispettori (31 agosto) il materiale raccolto nel sobborgo Ghouta di Damasco è stato distribuito a quattro differenti laboratori per verifiche incrociate e il 13 settembre è stato reso noto il risultato delle analisi [2], il giorno prima la Repubblica Araba Siriana (RAS) aveva comunicato al Segretario generale dell’ONU [3] di voler ottemperare in via provvisoria agli impegni previsti dalla Convenzione per la proibizione dello sviluppo, produzione, immagazzinamento e uso di armi chimiche e per la loro distruzione (CWC) e il 14 settembre depositò il suo documento di accessione alla CWC [4]; lo stesso giorno la Federazione Russa e gli Stati Uniti hanno raggiunto un accordo per l’eliminazione delle armi chimiche siriane [5]; il 19 settembre la RAS ha presentato all’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (OPCW) informazioni sulle proprie armi chimiche; il 27 il Comitato esecutivo dell’OPCW ha approvato un piano operativo di disarmo chimico [6], sulla base della proposta russo-americana e, qualche ora dopo, il Consiglio di Sicurezza dell’ONU (UNSC) ha espresso la Risoluzione 2118 che rende tale piano vincolante [7]; fra il 23 e il 30 settembre si è svolta la seconda missione degli ispettori ONU in Siria [8]; il 1 ottobre, infine, è iniziata la missione OPCW in Siria per la verifica e lo smantellamento delle armi chimiche della RAS [9].
Il rapporto dell’ispezione ONU
Il Segretario generale dell’ONU il 13 settembre ha trasmesso al Consiglio di sicurezza e all’Assemblea generale dell’ONU il rapporto degli ispettori sull’attacco in vasta scala che il 21 agosto ha causato nel sobborgo Ghouta di Damasco un migliaio di vittime, fra cui numerosi bambini, rapporto che conferma l’impiego paventato di armi chimiche: “I campioni ambientali, chimici e medici che abbiamo raccolto forniscono evidenza chiara e convincente che razzi terra-terra contenenti l’agente nervino sarin sono stati impiegati in Ein Tarma, Moadamiyah e Zamalka nella zona Ghouta di Damasco”.
Il rapporto fornisce dettagliate considerazioni metodologiche, precisando le attività svolte dalla missione: interviste con sopravvissuti e altri testimoni, documentazione delle munizioni e dei loro sub-componenti, raccolta di campioni ambientali, diagnosi dei sintomi dei sopravvissuti, raccolta di capelli, urina e campioni sanguigni per le analisi successive. Vengono descritte le procedure seguite e gli stretti protocolli applicati, i metodi impiegati nelle interviste e visite mediche, le tecniche per assicurare tracciabilità, documentazione, trasparenza e riproducibilità dei risultati.
Viene quindi ricostruita la storia della missione e sono sintetizzati i risultati, basati sui sintomi dei sopravvissuti, i resoconti del personale medico e infermieristico, l’identificazione delle munizioni utilizzate (razzi terra-terra con cariche chimiche da circa 56 litri), campioni ambientali delle zone d’impatto delle armi, diagnosi mediche e analisi di campioni biologici affidate a laboratori indipendenti.
Tutti i risultati confermano che vi è stato un massiccio attacco con sarin compiuto nelle prime ore del mattino, reso più efficace dalle condizioni atmosferiche che hanno favorito la penetrazione degli agenti nei piani bassi delle abitazioni, impiegando razzi di artiglieria (M14 modificato o da 330 mm) con identificazioni di fabbrica russe, alcuni lanciati con una traiettoria est-sudest. Il documento precisa che:
29. The facts supporting this conclusion are:
• Impacted and exploded surface-to-surface rockets, capable to carry a chemical payload, were found to contain Sarin.
• Close to the rocket impact sites, in the area where patients were affected, the environment was found to be contaminated by Sarin.
• Over fifty interviews given by survivors and health care workers provided ample corroboration of the medical and scientific results.
• A number of patients/survivors were clearly diagnosed as intoxicated by an organophosphorous compound.
• Blood and urine samples from the same patients were found positive for Sarin and Sarin signatures.
concludendo con una nota di partecipazione personale:
30. This result leaves us with the deepest concern.
Appendici tecniche precisano gli strumenti legali relativi alla missione, le metodologie usate nelle investigazioni e per la sicurezza delle evidenze raccolte, la pianificazione e le preparazioni per esaminare le varie zone, la descrizione delle attività per la raccolta di evidenze bio-mediche e i relativi risultati, l’esame delle munizioni e dei campioni ambientali raccolti e, infine, i risultati dei laboratori di analisi.
Nella presentazione alla stampa dei risultati, il capo della missione, lo scienziato svedese Åke Sellström, ha precisato che la qualità del sarin rinvenuto a Ghouta è risultata molto più elevata da quella individuata in ispezioni in Iraq negli anni ’90 [10].
Gli autori del rapporto, coerentemente con il loro mandato, verificata l’esistenza e la natura dell’attacco chimico, non hanno avanzato alcuna illazione sui responsabili della strage; sulla base dei dati del rapporto governi occidentali e osservatori indipendenti hanno osservato che il numero di attacchi contemporanei, la quantità e qualità del sarin lanciato sulle aree colpite, i sistemi di lancio e la traiettoria e angolo d’impatto di numerosi razzi, la conoscenza dei dati meteorologici, inclusa l’inversione termica mattutina, sono tutti elementi che quasi certamente escludono la responsabilità degli insorti [11], mentre la RAS e la Russia sostengono l’estraneità del governo siriano [12].
L’indagine sugli attacchi del 21 agosto non era l’obiettivo iniziale della missione ONU, ma per la loro gravità e urgenza politica hanno avuto la priorità sul resto del programma. Per completare le ricerche sugli altri eventi del progetto originario, la missione è ritornata in Siria il 23 settembre con le destinazioni: Khan al-Asal, Aleppo (evento del 19 marzo denunciato dalla Siria), Sheikh Maqsuda, Aleppo (attacco del 19 aprile segnalato dagli USA) e Saraqueb (evento del 24 aprile denunciato da Francia e UK); ha inoltre verificato le informazioni fornite dal governo siriano su ulteriori incidenti a Bahariyeh (22 agosto), a Jobar, Damasco (22 agosto) e a Sahnaya (25 agosto).
La missione si è conclusa il 30 settembre [13] e i nuovi reperti sono stati inviati a laboratori di analisi indipendenti per il completamento degli esami e la redazione del rapporto finale previsto per la fine di ottobre. Anche in questi casi la missione si limiterà a verificare la natura chimica degli attacchi, senza indagare sulle responsabilità.
L’adesione della RAS alla CWC
Il 12 settembre la Repubblica Araba Siriana comunica con una lettera del suo presidente Bashar al-Assad al Segretario generale dell’ONU di voler ottemperare in via provvisoria agli impegni previsti dalla CWC e due giorni dopo deposita il suo documento di accessione alla CWC stessa, provvedimento che entrerà in forza il prossimo 14 ottobre. L’evento è estremamente importante implicando il completo disarmo chimico del paese, stimato da istituzioni indipendenti in circa 1100 t fra agenti vescicanti (in particolare iprite) e gas nervini (inclusi sarin e agenti VX), disseminabili con bombe aeree, missili balistici e razzi d’artiglieria [14].
Come previsto dalla lettera del suo presidente, la Siria ha presentato (19 settembre) all’OPCW informazioni dettagliate (non rese pubbliche) sulle proprie armi chimiche, includenti nomi, tipi e quantità dei propri agenti chimici bellici, tipologie di munizionamento, e ubicazione e forma delle strutture di immagazzinamento, produzione, ricerca e sviluppo. I dati sono stati considerati da Russia e USA coerenti con le proprie stime dell’arsenale chimico siriano.
La RAS è il primo paese dotato di armi chimiche che aderisce alla CWC dopo la scadenza dei termini per la loro distruzione (29 aprile 2012) e, come vedremo, il Comitato Esecutivo dell’OPCW si è trovato a dover fissare specifiche date di scadenza e obiettivi intermedi, consistenti con il piano di disarmo russo-americano e compatibili con il conflitto in corso in Siria.
La decisione siriana è un passo fondamentale anche per la prospettiva che apre per l’ulteriore estensione della convenzione verso l’universalità e come viatico per la creazione di una zona priva di armi di distruzione di massa nel Medio Oriente, come deciso nell’ottava conferenza di revisione del Trattato di non proliferazione (2010) [15]. Con l’accessione della Siria rimangono fuori della CWC solo Angola, Birmania, Corea del Nord, Egitto, Israele e Sud Sudan.
Particolarmente importante è l’affermazione del presidente israeliano Shimon Peres (30 settembre) secondo cui appunto a seguito dell’accessione della Siria il governo israeliano prenderà in seria considerazione la ratifica della sua adesione alla CWC [16]; d’altra parte le armi chimiche siriane erano la principale motivazione per la non-ratifica israeliana, come dichiarato dal rappresentante israeliano all’ultima Conferenza degli stati parte [17].
L’accordo russo-americano
I ministri degli esteri russo, Sergey Lavrov e americano John Kerry il 14 settembre hanno raggiunto, dopo giorni d’intensi contatti a Ginevra, un accordo per l’eliminazione delle armi chimiche siriane “nel modo più rapido e sicuro”, rapidità e sicurezza motivate dalla critica situazione del paese e dal fatto che armi chimiche sono state impiegate nel conflitto civile in corso con il rischio di ulteriori attacchi di tal natura.
Il piano si basa su una proposta russa in quattro fasi presentata agli USA l’11 settembre [18] nella prospettiva di evitare l’intervento armato americano con azioni diplomatiche, autorevolmente sostenuta dal presidente russo con un intervento diretto sul New York Times dello stesso giorno [12].
Il piano russo-americano si muove nello spirito della CWC, ma differisce in molti punti importanti dalla procedura di distruzione prevista dalle regole della convenzione, in particolare richiedendo la possibilità di ispezioni in ogni sito ovunque in Siria, e pertanto prevede uno speciale iter per renderlo operativo: presentazione di una proposta operativa al Comitato esecutivo dell’OPCW, l’istituzione responsabile della supervisione della distruzione di armi, agenti e impianti, e proposta di una risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU per l’approvazione della proposta dell’OPCW e la definizione dei compiti dell’ONU stesso per la realizzazione degli obiettivi del programma. Il progetto è stato quindi presentato formalmente il 17 settembre al Comitato esecutivo dell’OPCW [19].
L’obiettivo, “ambizioso”, del piano è la completa eliminazione di tutte le armi e strutture chimiche militari siriane entro la prima metà del 2014, a seguito di ispezioni sui siti dichiarati da completare entro novembre assieme alla distruzione degli impianti di produzione e riempimento dei proiettili.
Il piano richiede la precisa definizione dei compiti del Segretariato tecnico dell’OPCW e la collaborazione di altre istituzioni e dei paesi parte della CWC per il raggiungimento degli obiettivi; questi ultimi devono aver accesso alle informazioni fornite dalla RAS.
Per la distruzione degli agenti e dei precursori chimici si indica un procedimento “ibrido”, sia con operazioni in loco che in impianti all’estero e la compattificazione dei materiali in aree costali della Siria. Si richiede inoltre la definizione di procedure per “speciali” ispezioni immediate e stringenti di ogni sito in qualunque luogo, misure ancora più rigorose delle “ispezioni a sorpresa” previste dalla CWC, ma mai finora attuate.
La RAS ha la piena responsabilità della distruzione di tutti i materiali nei tempi e nei modi indicati e nel caso di non rispetto delle condizioni il Comitato esecutivo della OPCW deve riferire direttamente al UNSC, che, ricordiamo, può decidere anche provvedimenti militari.
I due paesi si dichiarano determinati a lavorare in stretto contatto fra di loro e con OPCW, ONU, tutte le parti siriane e con altri paesi in grado di cooperare, al fine di garantire la sicurezza e l’efficacia della missione.
Questo spirito di collaborazione russo-americana su un tema così delicato è, a mio avviso, uno dei risultati più importanti di tutto l’affaire, dopo mesi di raffreddamento dei rapporti fra le due potenze sia a livello bilaterale che praticamente su tutte le questioni internazionali, con acute tensioni in particolare sulle problematiche medio-orientali. Ciò da adito alla speranza di una nuova stagione di distensione e collaborazione che investa tutti i campi del complesso momento politico mondiale.
La decisione del Comitato esecutivo dell’OPCW
Il Comitato esecutivo dell’OPCW riunito il 27 settembre, preso atto dell’adesione della Siria alla CWC e al suo invito a ricevere immediatamente una missione tecnica dell’OPCW per applicare la convenzione anche prima della sua entrata in vigore (14 ottobre), riconoscendo la situazione straordinaria posta dalle armi chimiche siriane e determinato ad assicurare procedure immediate per la loro distruzione, alla luce della proposta russo-americana e degli accordi con l’ONU [20] decide che la RAS:
- entro 7 giorni completi le informazioni sulle proprie armi e strutture chimiche militari,
- completi la distruzione del materiale e impianti entro la prima metà del 2014, con le scadenze intermedie che il Consiglio fisserà entro il 15 novembre,
- completi entro il 1° novembre la distruzione degli impianti di produzione e riempimento,
- cooperi alla realizzazione della decisione garantendo al personale dell’OPCW la possibilità di ispezionare ogni sito e località,
- designi un responsabile con l’autorità necessaria a far eseguire la decisione.
Inoltre il Consiglio prevede compiti per il segretariato:
- passare a tutte le parti della CWC entro 5 giorni ogni informazione acquisita,
- iniziare entro il 1° ottobre le necessarie ispezioni in Siria,
- ispezionare entro 30 giorni tutte le strutture indicate dalla RAS,
- ispezionare al più presto ogni altro sito sospetto indicato da un paese parte della CWC,
- assumere personale ispettivo qualificato temporaneo,
- riferire mensilmente al Consiglio sullo sviluppo delle attività.
Infine decide di predisporre con urgenza i necessari finanziamenti, sollecitando contributi dai paesi parte, di incontrarsi entro 24 ore dalla segnalazione del direttore generale di ritardi da parte della RAS nel rispetto delle decisioni o di mancanza di collaborazione, per prendere i necessari provvedimenti, inclusa la denuncia al UNCS.
Si tratta di una decisione senza precedenti nella storia dell’OPCW, con procedure che forzano le norme previste dalla CWC, e il documento sottolinea l’eccezionalità del caso, che non deve costituire un precedente per il futuro.
La risoluzione 2118
L’iter istituzionale per una definitiva soluzione del problema delle armi chimiche in Siria si è completato a livello del Consiglio di sicurezza dell’ONU, che il 27 settembre ha approvato all’unanimità [21] la Risoluzione 2118 (2013), che proietta il caso specifico nel contesto globale. Infatti, condannato l’attacco con armi chimiche del 21 agosto a Damasco che ha coinvolto civili, approvando il piano russo-americano e la delibera del Comitato esecutivo dell’OPCW per il disarmo chimico della Siria e sottolineando la necessità di una soluzione politica per la crisi siriana,
- determina che l’uso di armi chimiche ovunque costituisce una minaccia alla pace e sicurezza mondiali,
- condanna gli attacchi chimici in Siria e ritiene le persone responsabili perseguibili penalmente,
- approva le decisioni del Comitato esecutivo dell’OPCW, e impone alla RAS di rispettarle,
- proibisce a ogni parte attiva in Siria e a ogni attore non statale di usare, produrre, acquisire, mantenere o trasferire armi chimiche,
- autorizza la creazione di una missione ONU per assistere le ispezioni dell’OPCW in Siria a garanzia della sicurezza del personale, richiedendo al Segretario generale di predisporre un piano operativo entro 10 giorni,
- chiede a tutte le parti in Siria di collaborare con l’OPCW e l’ONU e a tutti i paesi di fornire mezzi e personale per la realizzazione del piano di disarmo,
- chiede che tutti gli stati informino immediatamente il Consiglio di sicurezza di violazioni alla risoluzione 1540 (2004) [22] che proibisce in particolare l’acquisizione di armi chimiche da parte di entità non statali,
- ricorda a ogni stato la proibizione di fornire ogni tipo di supporto a gruppi non statali nel campo delle armi chimiche,
- decide di imporre le misure previste dal capitolo VII della Carta delle Nazioni Unite [23] nel caso di inadempienze.
La risoluzione affronta anche il problema della guerra civile in Siria, facendo proprio il comunicato finale (del 30 giugno 2012) del gruppo di azione per la Siria Ginevra (documento allegato alla risoluzione), che prevede la creazione di un governo provvisorio, e richiedendo la convocazione al più presto di una conferenza internazionale per la risoluzione pacifica del conflitto.
Poiché la risoluzione è vincolante per tutti i paesi membri dell’ONU, essa rende di fatto universale il bando delle armi chimiche, estendendolo anche ai paesi non ancora parte della CWC.
Il lavoro della missione in Siria
Mentre la verifica degli attacchi chimici in Siria viene condotta dal Segretario Generale dell’ONU nel contesto del “meccanismo del segretario generale” [1], inizia ora la fase di verifica e di smantellamento delle armi chimiche della RAS, fase di cui, in base alla risoluzione del UNCS, sono direttamente responsabili la OPCW e le Nazioni Unite.
Un primo gruppo di 19 ispettori OPCW (di una dozzina di paesi differenti) col supporto di 16 funzionari ONU (personale di sicurezza, logistica, medici e interpreti) è arrivato a Damasco il 1° ottobre [24]. Il compito di questa prima missione è di creare una base logistica e di individuare i laboratori di produzione degli agenti chimici, gli impianti di confezionamento delle armi e i depositi degli armamenti operativi e dei mezzi di disseminazione sulla base delle segnalazioni del governo siriano (nuove informazioni sono state fornite il 2 ottobre). Un problema cruciale è la sicurezza della missione, che deve operare nel mezzo dei combattimenti indiscriminati in corso, in ambienti in cui la linea di fuoco si modifica continuamente; i siti da controllare sono un paio di dozzine, per un terzo in zone controllate dai gruppi anti-governativi, per cui si rendono necessarie anche trattative con i rivoltosi.
Come previsto dalla Risoluzione 2118, il Segretario generale dell’ONU ha presentato il 7 ottobre al UNSC un piano operativo, definito in collaborazione con il direttore dell’OPCW [25], per assicurare l’efficacia e la sicurezza della missione. Viene creata una missione congiunta (JM) delle due istituzioni, ciascuna operante nel proprio campo di competenza: l’ONU fornirà supporto all’organizzazione generale, curerà i contatti con il governo e i gruppi d’opposizione, garantirà la sicurezza, la logistica, le comunicazioni e l’amministrazione, mentre l’OPCW ispezionerà le armi e le strutture chimiche e ne controllerà la distruzione. La JM sarà guidata da un coordinatore speciale civile, al livello di vice-segretario generale, responsabile dei rapporti col governo siriano, con i gruppi d’opposizione e la comunità internazionale. Dato il perdurante conflitto, la missione avrà in Siria la sola presenza del personale strettamente necessario per specifiche operazioni, mantenendo una base di preparazione e di supporto in Cipro. Il personale ONU e OPCW raggiungerà le 100 unità, variando a seconda delle esigenze della missione.
Particolare preparazione e precauzioni verranno prese per garantire la sicurezza e salute del personale nel corso delle operazioni e della popolazione civile nella fase di distruzione delle armi e agenti.
Gli obiettivi della missione si articolano in tre fasi: la prima fase comprende la costituzione delle basi operative, le verifiche iniziali e la pianificazione delle operazioni di distruzione; nella seconda fase, da concludere per il 1° novembre, verranno eliminati gli impianti di produzione, miscelazione e riempimento, anche con metodi rudi e spicci; la fase finale, particolarmente difficile e rischiosa, da concludere entro il 30 giugno 2014, riguarda l’assistenza tecnica e la supervisione della distruzione da parte della RAS delle 1000 tonnellate di agenti, precursori e armi finite, materiali pericolosi da maneggiare, trasportare e distruggere anche in situazioni pacifiche, mentre ci si attendono operazioni ostili da molte parti.
Per una distruzione che garantisca salute e sicurezza della popolazione vanno applicate le tecnologie sviluppate per l’eliminazione degli altri arsenali (ricordiamo che sono ancora in piena attività gli impianti e unità mobili per trattare le armi russe, americane e i residui bellici giapponesi in Cina). Va detto che il problema siriano è parzialmente semplificato dal fatto che solo una limitata parte degli agenti è assemblata in armi complete, il grosso rimanendo ancora da militarizzare o sotto forma di sostanze precursori da trattare.
Le difficoltà sono enormi, e gravi le esigenze di personale specializzato e notevoli i costi previsti, ma il piano individuato dal Segretario generale appare realistico e robusto e se la RAS e le altre parti in conflitto non creeranno continue difficoltà e impedimenti e la comunità internazionale sosterrà questo obiettivo con l’attenzione e le risorse necessarie, la possibilità di completare il piano previsto entro la metà del prossimo anno è ragionevolmente raggiungibile [26]. Una prima passo incoraggiante è stata effettuato il 6 ottobre e riportato dal Segretario generale dell’ONU nella sua lettera:
Yesterday, the first verification visit took place. Under the supervision of OPCW experts, supported by the United Nations, Syria began to destroy its chemical weapons. Syrian personnel used cutting torches and angle grinders to destroy or disable a range of materials, including missile warheads, aerial bombs and mixing and filling equipment. I welcome this historic step, and urge all parties to do their part to ensure that this encouraging progress is maintained and indeed accelerated.
Alessandro Pascolini
Dipartimento di fisica e astronomia “Galileo Galilei”
Membro del Consiglio direttivo del Centro di Ateneo per i Diritti Umani
Università di Padova
Riferimenti bibliografici
[1] A. Pascolini, L’ispezione ONU su attacchi chimici in Siria alla luce delle norme internazionali, Human Rights Academic Voice, 12 settembre 2013 (http://unipd-centrodirittiumani.it).
[2] UN General Assembly Security Council, Report of the United Nations Mission to Investigate Allegations of the Use of Chemical Weapons in the Syrian Arab Republic on the alleged use of chemical weapons in the Ghouta area of Damascus on 21 August 2013, Note by the UN Secretary-General, A/67/997–S/2013/553, New York.
[3] Ban welcomes Syria's letter on accession to treaty banning chemical weapons, United Nations News Centre, 12 September 2013, New York.
[4] Syrian Arab Republic: Accession, Convention on the Prohibition of the Development,Production, Stockpiling and Use of Chemical Weapons and on their Destruction, 14 September 2013, UN C.N.592.2013.TREATIES-XXVI.3 (Depositary Notification), New York.
[5] U.S. Department of State Spokesperson (September 14, 2013), Framework for Elimination of Syrian Chemical Weapons, State Government, Washington, DC.
[6] OPCW Executive Council, Decision Destruction of Syrian Chemical Weapons, 27 September 2013, EC-M-33/DEC.1, The Hague.
[7] UN General Assembly Security Council,Resolution 2118, United Nations Department of Public Information, 27 September 2013, SC/11135, New York.
[8] UN news Center, UN chemical weapons investigators depart Syria after six-day mission, United Nations, 30 September 2013, New York.
[9] J. Borger, UN inspectors prepare to dismantle Syria's chemical weapons cache, The Guardian, Sunday 29 September 2013.
[10] E. Pelton, United Nations Releases Report on the Use of Chemical Weapons in Syria, US Department of State Dip Note, September 16, 2013, Washington, DC.
[11] J. P. Zanders, Disarming Syria, European Union Institute for Security Studies, SSUE Brief 33, September 2013.
[12] V. V. Putin, A Plea for Caution From Russia, New York Times, September 11, 2013.
[13] UN chemical weapons investigators depart Syria after six-day mission, UN News Centre, 01/10/2013, United Nations, New York.
[14] Arm Control Association, Seizing Control of Assad's Chemical Arsenal: U.S.-Russian Plan Is Difficult But Doable, Issue Brief, Volume 4, Issue 10, September 19, 2013.
[15] A. Pascolini, 2011, L’intensa primavera nucleare di Barack Obama, in “Pace e diritti umani/Peace human Rights”, VIII (1) pp. 31-83.
[16] Peres: Israel will consider joining chemical weapons ban treaty, Reuters The Hague, Tue, Oct 1, 2013.
[17] E. Propper, Statement at the Seventeenth Session of the Conference of the States Parties, OPCW Seventeenth Session of the Conference of the States Parties, C-17/NAT.15, The Hague, 26 – 30 November 2012.
[18] Agence France-Presse, Russia offers four step plan for Syria arms handover: Report, Moscow, September 12, 2013.
[19] Joint National Paper By The Russian Federation And The United States Of America Framework For Elimination Of Syrian Chemical Weapons, OPCW Executive Committee, EC-M-33/NAT.1, The Hague.
[20] OPCW, Agreement concerning the relationship between the UN and the OPCW, Annex to EC-MXI/DEC.1, dated 1 September 2000, The Hague.
[21] Ricordiamo che Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU attualmente è composto, oltre dei 5 membri permanenti, da Agerbajgian, Argentina, Australia, Corea (Sud), Guatemala, Lussemburgo, Marocco, Pakistan, Togo e Uganda.
[22] UN Security Council , Resolution 1540 (2004) Adopted by the Security Council at its 4956th meeting, on 28 April 2004, United Nations S/RES/1540 (2004), New York.
[23]The Charter of the United Nations, Chapter VII: Action with Respect to Threats to the Peace, Breaches of the Peace, and Acts of Aggression, 26 June 1945, San Francisco.
[24] OPCW-UN team arrives in Damascus and sets up operational base, News release from the Organization for the Prohibition of Chemical Weapons and the United Nations Damascus, 1 October 2013.
[25]UN Secretary General, Letter to the President of UN Security Council, 7 October 2013, Security Council Document S/2013/591 United Nations, New York.
[26] D.G. Kinball, Syria Plan Is Difficult but Doable, Arms Control Association, Oct 2, 2013, Washington, DC.