Le Conferenze internazionali sulla donna
Nel 1972 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite accolse la proposta lanciata dalla Commissione sulla Condizione della Donna (CSW) di proclamare il 1975 Anno Internazionale della Donna. Adottata in occasione del 25° anniversario dalla prima sessione della Commissione stessa, l’iniziativa aveva lo scopo di focalizzare l’attenzione e il dibatto dibattito della comunità internazionale sui persistenti ostacoli nel percorso di piena affermazione dei diritti delle donne. Ai temi inizialmente proposti dalla Commissione, ovvero uguaglianza e sviluppo, l’Assemblea decise di aggiungere anche la pace, in riconoscimento al contributo delle donne, spesso sottovalutato, nella ricostruzione e nel mantenimento della pace.
La Conferenza di Città del Messico
Al fine di dare maggiore concretezza allo scopo dell’Anno Internazionale, la Commissione sottopose all’attenzione dell’Assemblea l’organizzazione di un summit che riunisse i rappresentanti di Stati e organizzazioni al fine di discutere i temi sopracitati. A seguito del parere positivo dell’Assemblea, dal 19 giugno al 22 luglio 1975 ebbe luogo a Città del Messico la prima Conferenza Internazionale sulle Donne. L’incontro vide la partecipazione di rappresentanti di oltre 133 Stati, oltre a 6000 rappresentanti di 80 ONG e organizzazioni della società civile, i quali presero parte ad un meeting parallelo, la Tribuna dell’Anno Internazionale della Donna. Confronto, dialogo e scambio di buone pratiche furono i cardini di questo incontro, arricchiti dalla grande diversità culturale dei partecipanti.
Tuttavia, fin dalle prime fasi del dibattito, emersero alcune divergenze tra i vari rappresentanti. Infatti, mentre i Paesi del blocco orientale erano più interessati al tema della pace, quelli del blocco occidentale enfatizzavano il tema dell’uguaglianza tra uomo e donna ed infine i Paesi del sud del mondo ponevano l’accento sul tema dello sviluppo. Tale divergenza rifletteva sia il diverso percorso storico e sociale degli Stati partecipanti, sia le tensioni legate al più ampio contesto geopolitico internazionale.
La partecipazione delle ONG rappresentò un elemento di assoluta novità, dando voce alle istanze di movimenti dal basso per i diritti delle donne. L’alta partecipazione di donne agli eventi organizzati durante la Conferenza testimoniò un cambio di approccio sul ruolo della donna, che da oggetto passivo di misure protezione, diventò soggetto attivo capace di definire i suoi bisogni ed i mezzi necessari per raggiungerli.
I risultati della Conferenza vennero inclusi nella Dichiarazione di Città del Messico sull’uguaglianza di uomini e donne e il loro contributo allo sviluppo e alla pace; in diverse Risoluzioni su temi quali educazione, salute, diritti dei popoli e specialmente nel Programma di Azione Mondiale, composto da una serie di linee guida per l’adozione di misure concrete al fine di rimuovere le strutture socio-economiche che relegano la donna in una posizione di inferiorità. Infine venne proclamato il Decennio Internazionale sulle Donne, così da mantenere negli anni successivi l’impegno iniziato con l’Anno Internazionale. “Parità, sviluppo, pace” divennero i tre elementi fondanti su cui basare i passi futuri, attraverso l’adozione di standard minimi e la decisione di fissare per il 1980 un’altra Conferenza internazionale per verificare lo stato di attuazione del Programma.
La Conferenza di Copenhagen
Inizialmente prevista a Teheran, a causa dell’instabilità politica dovuta alla Rivoluzione iraniana, la seconda Conferenza Mondiale venne spostata a Copenhagen. I meeting ebbero luogo tra il 14 e il 30 luglio 1980 e videro la partecipazione di 145 Stati, oltre che di circa 8000 rappresentanti di ONG provenienti da 187 Paesi. Pur apprezzando i notevoli sforzi e progressi fatti dagli Stati nell’implementazione del Piano d’Azione, la discrepanza tra uguaglianza formale e uguaglianza sostanziale emerse con particolare forza. Sulla scia delle questioni affrontate a Città del Messico, venne sottolineato come il riconoscimento de iure dei diritti delle donne non implicasse automaticamente la possibilità di godere di tali diritti, a causa di strutture e consuetudini sociali discriminatorie. Per questo motivo il focus della Conferenza venne incentrato su tre aree, ossia educazione, salute e lavoro, rispetto alle quali vennero elaborate una serie di misure specifiche e action-oriented, tali da incentivare cambiamenti concreti in settori in cui le donne sperimentano maggiori discriminazioni.
Nel corso della Conferenza venne anche presentata la Convenzione per l’eliminazione di ogni forma di discriminazione contro la donna (CEDAW), elaborata dalla Commissione sulla Condizione della Donna e approvata dall’Assemblea Generale il 19 dicembre 1979. La CEDAW costituiva il primo strumento internazionale legalmente vincolante incentrato sul concetto di discriminazione. L’importanza di questo documento contribuì al superamento della crisi che aveva investito la CSW negli ultimi anni, la cui esistenza era stata addirittura messa in discussione, sia a causa della nascita di altre agenzie “concorrenziali” nell’ambito della protezione dei diritti umani, sia perché rispetto agli obiettivi fissati all’inizio del suo mandato i risultati ottenuti potevano dirsi piuttosto modesti. I contenuti e le conclusioni della Conferenza e le linee guida per la loro attuazione vennero inclusi nel Programma d’Azione Mondiale di Copenhagen.