Hong Kong

L'Erosione dei Diritti Umani ad Hong Kong

New Year travel to Hong Kong & Bangkok #14 Causeway Bay, Hong Kong
© skyseeker

Hong Kong è stata a lungo considerata una roccaforte della libertà di espressione in Asia, una posizione unica mantenuta anche dopo il passaggio alla Cina nel 1997, nel quadro "un Paese, due sistemi". Tuttavia, negli ultimi anni, si è verificata una significativa erosione della libertà di espressione a Hong Kong, sollevando preoccupazioni sulle sue implicazioni per la democrazia.

Quando i britannici consegnarono Hong Kong alla Cina nel 1997, promisero 50 anni di autogoverno e di libertà di associazione, di parola e di stampa. Il primo luglio 2024 segna 27 anni da quando Hong Kong è tornata sotto il controllo cinese, queste promesse si stanno esaurendo e il futuro della città rimane incerto.

Il contesto storico della libertà di espressione di Hong Kong è radicato nel suo passato coloniale e nella Legge fondamentale, che funge da costituzione della città garantendo i diritti ai cittadini. Hong Kong non disponeva di una legislazione o di meccanismi di protezione dei diritti umani per la maggior parte del periodo coloniale britannico. Dopo l'attuazione della Dichiarazione congiunta sino-britannica del 1985, il governo di Hong Kong ha emanato numerose leggi per promuovere i diritti umani istituendo amministrazioni e meccanismi per l'attuazione e la supervisione di queste leggi. Inoltre, le organizzazioni non governative (ONG) per i diritti umani si sono progressivamente affermate nella società civile e hanno contribuito in modo significativo alla tutela dei diritti umani.

Tuttavia, uno sguardo più attento alla scena sociale e politica della città rivela un quadro molto più complesso e sempre più cupo dei diritti e delle libertà di Hong Kong. Negli ultimi anni, Pechino ha ampliato la sua influenza e il suo controllo soprattutto dopo le proteste di massa a favore della democrazia nel 2014 e nel 2019. Ora le scuole devono impartire lezioni sul patriottismo e sulla sicurezza nazionale e alcuni nuovi libri di testo negano che Hong Kong sia mai stata una colonia britannica.

Le riforme elettorali hanno fatto sì che nessun membro dell'opposizione, ma solo quelli ritenuti "patrioti" dal governo centrale cinese, facesse parte dell'assemblea legislativa della città, mettendo a tacere i dibattiti un tempo vivaci su come gestire la città. La libertà di stampa è stata messa sotto pressione e i quotidiani filo democratici apertamente critici nei confronti del governo centrale, come l'Apple Daily, sono stati costretti a chiudere.

A partire dal 2020, le autorità cinesi hanno avviato una campagna repressiva sul dissenso politico, arrestando decine di attivisti e imprigionandoli per assembramenti non autorizzati, nonostante le disposizioni che garantiscono la libertà di tali assembramenti ai sensi della Legge fondamentale di Hong Kong. In particolare, l'introduzione della legge sulla sicurezza nazionale (NSL) nel giugno 2020 ha suscitato ampi dibattiti e preoccupazioni riguardo al suo impatto sui diritti umani. L'NSL è il culmine di decenni di tensioni ideologiche tra il governo cinese e una parte significativa della popolazione di Hong Kong. L'attuazione di questa legge a Hong Kong è un esperimento giuridico senza precedenti nel mondo del diritto consuetudinario. Molti concetti, teorie, norme e istituzioni giuridiche cinesi sono e continueranno a permeare, direttamente o implicitamente, nel diritto consuetudinario di Hong Kong mettendo alla prova la resistenza del sistema giuridico della città.

Quest'anno ha segnato anche il primo anniversario dell'Handover da quando la città ha approvato la Safeguarding National Security Ordinance, una legge locale sulla sicurezza più comunemente nota come Articolo 23. Questo articolo della Legge fondamentale stabilisce che il governo di Hong Kong possa emanare leggi interne per proibire atti di tradimento, secessione, sedizione e sovversione contro il governo di Pechino.

Il primo tentativo di legiferare l'articolo 23 della Legge fondamentale è stato fatto nel 2003 quando le autorità hanno offerto un periodo di consultazione di tre mesi che ha attirato oltre 90.000 contributi dalla società civile. 500.000 cittadini sono scesi in piazza per protestare e ciò ha costretto l'amministrazione a ritirare il disegno di legge, affermando che non c'era un "calendario" per la legislazione fino a quando non fosse riuscita a ottenere "una consultazione e un sostegno sufficienti".

L’attuale capo dell'esecutivo John Lee ha dichiarato che l'emanazione della legislazione prevista dall'articolo 23 è necessaria e urgente. Nel corso di una conferenza stampa per annunciare la consultazione pubblica del gennaio 2024, ha citato le crescenti tensioni geopolitiche e "potenziali sabotaggi" come rischi per la sicurezza nazionale. Il 19 marzo, i legislatori si sono riuniti nell'Aula del Consiglio legislativo (LegCo) per votare il disegno di legge sulla salvaguardia della sicurezza nazionale, solo pochi giorni dopo la presentazione di una bozza. Tutti gli 89 legislatori hanno votato a favore dell'approvazione della legge, che è entrata in vigore il 23 marzo.

L'opposizione dell'opinione pubblica alla legge è stata soppressa, con il governo che ha raccolto quasi il 97% dei consensi ricevuti durante un periodo di consultazione di un mese. Tuttavia, i gruppi internazionali per i diritti e i governi d'oltreoceano hanno espresso il timore che la legge possa erodere ulteriormente le libertà nella città, che da quando è stata promulgata la legge di Pechino ha visto la detenzione di decine di esponenti della democrazia e la riduzione della presenza della società civile.

L'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani Volker Türk ha criticato l'adozione "affrettata" di una nuova legge sulla sicurezza nazionale a Hong Kong, definendola "un passo indietro per la protezione dei diritti umani". Türk ha sottolineato che le disposizioni del disegno di legge, definite in modo ampio e vago, ai sensi dell'articolo 23 della Legge fondamentale di Hong Kong, potrebbero portare alla criminalizzazione di un'ampia gamma di comportamenti tutelati dal diritto internazionale dei diritti umani, tra cui la libertà di espressione, la libertà di associazione pacifica e il diritto di ricevere e diffondere informazioni.

La nuova legge introduce cinque ulteriori categorie di reati, descritti come tradimento, insurrezione, reati legati al segreto di Stato e allo spionaggio, sabotaggio e messa in pericolo della sicurezza nazionale e interferenze esterne. Inoltre, la legge innalza la pena massima per la "sedizione" dagli attuali 2 anni a 7 anni, nonostante i ripetuti appelli del Comitato per i diritti umani delle Nazioni Unite per abrogare l'arcaica legge di epoca coloniale e astenersi dall'utilizzarla.

L'ordinanza considera reati penali le libertà di associazione, di riunione e di attivismo pacifico della società civile. Permette al governo di vietare le organizzazioni che si impegnano in attività ritenute in generale pericolose per la sicurezza nazionale.

Secondo la nuova legge, la polizia può estendere la detenzione di una persona arrestata, senza che siano state mosse accuse, dalle attuali 48 ore ad ulteriori 14 giorni, previa approvazione del tribunale. La polizia può inoltre limitare il diritto di una persona indagata o detenuta di consultare alcuni avvocati. Il Patto internazionale sui diritti civili e politici stabilisce che chiunque sia arrestato o detenuto con un'accusa penale deve essere "prontamente" accusato davanti a un tribunale.

L'ordinanza criminalizza anche le disposizioni relative all’“interferenza esterna"; la vaga definizione di ciò che costituisce "forza esterna" potrebbe reprimere ulteriormente il lavoro delle organizzazioni per i diritti umani e degli organismi delle Nazioni Unite. Attività pacifiche, come criticare le politiche dei governi cinese e di Hong Kong in materia di diritti umani presso le Nazioni Unite o esortare le autorità straniere a chiedere a questi governi di rispettare i loro obblighi internazionali in materia di protezione dei diritti umani, costituiranno una violazione secondo la nuova legge.

Collegamenti

Parole chiave

Hong Kong libertà d'espressione Cina Libertà di stampa

Percorsi