Mozione per la riforma e la democratizzazione delle Nazioni Unite presentata alla Camera dei Deputati il 18 ottobre 1995
La Camera,
in occasione della celebrazione solenne del 50° anniversario della fondazione dell’Onu alla presenza, il 24 ottobre a New York, di capi di Stato e di Governo di tutto il mondo;
sensibile all’appello del Segretario Generale Boutros-Ghali per la creazione di un efficace sistema di sicurezza internazionale globale e condiviso, imperniato soprattutto sulla capacità delle Nazioni Unite ad attivare una strategia di prevenzione dei conflitti;
accogliendo il monito di Giovanni Paolo II ad un mondo più giusto e fraterno, che superi nazionalismi esasperati e promuova il diritto dei popoli e delle nazioni ad esistere, ad esistere dignitosamente e a convivere nel rispetto dell’altro;
condividendo le motivazioni ideali e politiche che hanno spinto moltissime associazioni della società civile italiana a chiedere, in occasione della marcia della pace Perugia-Assisi del 24 settembre, una profonda riforma e democratizzazione dell’Onu;
di fronte al dramma dell’ex Jugoslavia, che ha segnalato la gravissima difficoltà del diritto internazionale ad affermarsi e che ha visto al contrario imporsi la “pulizia etnica” e la tendenza alla costituzione di Stati monoetnici; preoccupata per la ripresa degli esperimenti nucleari e per lo stallo del processo di disarmo a causa del permanere di “riserve” e diffidenze soprattutto da parte di alcune medie e grandi potenze;
esprimendo apprezzamento nei confronti del Parlamento Europeo, che pensa ad una Onu sempre più capace di tutelare ovunque in modo efficace i diritti umani e sempre più rappresentativa delle differenti regioni geopolitiche della nostra terra;
in coerenza con le conclusioni e le indicazioni strategiche che sono state delineate nelle Conferenze di Rio, Copenhagen, Il Cairo, Pechino a sostegno di uno sviluppo sostenibile, senza più discriminazioni di sesso, di razza, di religione, fondato sul pieno rispetto e sulla promozione dei diritti umani; giudicando importante il confronto tra Parlamento e Governo a sostegno delle posizioni assunte dalle delegazioni italiane in sede internazionale per un allargamento del Consiglio di Sicurezza e per una rappresentanza in tale sede istituzionale più equilibrata e più capace di chiamare ad un ruolo di responsabilità un numero alto di Paesi, in rappresentanza di tutte le aree geopolitiche del pianeta;
considerando che:
la fine della guerra fredda non ha automaticamente consegnato al mondo la pace ma permangono e si accentuano fattori di insicurezza, squilibri economici e ambientali, fenomeni di criminalità internazionale che richiedono un salto di qualità sul terreno della democrazia tra Stati e sul terreno della collaborazione tra i popoli;
in questi cinquantanni malgrado difficoltà, ostacoli, fallimenti come nel caso della ex Jugoslavia, della Somalia, del Ruanda, l’Onu e le sue agenzie hanno rappresentato un fattore dinamico per accrescere il dialogo, la comprensione interculturale e interreligiosa, la solidarietà mondiale, ridurre gli effetti tragici dei conflitti, contribuire in molti altri casi a trovare soluzioni equilibrate e avviare processi di pacificazione, far evolvere comunque le frontiere del diritto internazionale fino a dichiarare la legittimità del diritto di ingerenza umanitaria; le nuove sfide dell’interdipendenza, i nuovi conflitti interetnici, la lotta all’esclusione e alla povertà richiedono un adeguamento delle strutture dell’Onu alle nuove necessità sia per quanto riguarda le parti non completamente realizzate del disegno iniziale (come l’organizzazione regionale e la costituzione di un proprio Corpo di pace) sia per quanto riguarda i mutamenti imposti dalle tumultuose trasformazioni di questi anni;
esprimendo la convinzione che:
nella riforma del Consiglio di Sicurezza si debba evitare ogni soluzione che ne accentui il carattere di direttorio sotto il controllo di pochi governi, i più forti e ricchi del pianeta, per trasformarlo invece nel soggetto principale di concertazione della politica mondiale, assicurandone la partecipazione ad un ampio numero di Paesi membri attraverso una rotazione equilibrata, sulle linee su cui si è mossa la proposta avanzata dall’Italia, abolendo inoltre nell’immediato il diritto di veto in materia di diritti umani;
in una prospettiva di lungo periodo, nel Consiglio di Sicurezza si debba privilegiare la rappresentanza di Unioni di Stati a carattere regionale, sia riconoscendo ruolo e funzione a quelle già esistenti sia come stimolo alla crescita di nuove organizzazioni di integrazione regionale;
la riforma e la democratizzazione dell’Onu comporti la necessità di uno stabile coinvolgimento dei Parlamenti democraticamente eletti nella vita dell’Organizzazione anche attraverso l’istituzione di una vera e propria Assemblea Parlamentare come già indicato da una risoluzione del Parlamento Europeo e auspicato dal Congresso dei Federalisti mondiali a San Francisco; comporti inoltre una più adeguata partecipazione delle Ong sia potenziandone lo status nel sistema delle Nazioni Unite sia prevedendo che nelle Conferenze internazionali dell’Onu la composizione delle delegazioni nazionali, salve le responsabilità di voto spettanti ai Governi, venga integrata sia da membri dei Parlamenti in quanto tali sia da Organizzazioni nongovernative;
sia ormai opportuna la costituzione di un Consiglio per la sicurezza economica e per lo sviluppo umano sostenibile come strumento indispensabile per riportare F.M.I. e Banca Mondiale entro l’ambito Onu e entro un quadro di “regole” internazionali meno unilaterali e più condivise;
sia giusto mettere a disposizione permanente dell’Onu una parte delle Forze Armate dei singoli Stati nazionali, e dunque anche da parte dell’Italia, al fine di rafforzare la funzione e l’efficacia dei compiti di polizia internazionale cui per principio statutario e per interesse collettivo alla pace l’Onu non può sottrarsi, arrivando finalmente ad un comando unificato sotto la direzione delle Nazioni Unite;
la costituzione del Tribunale Penale Internazionale permanente sui crimini di guerra e contro l’umanità non possa più essere a lungo rinviata;
si debba infine estendere la competenza della Corte Internazionale di Giustizia dell’Aja, attualmente limitata alle sole controversie tra Stati, anche ai giudizi di responsabilità in materia di guerre, minacce alla pace e violazione dei diritti fondamentali, affermando finalmente il carattere obbligatorio della sua giurisdizione, oggi ancora subordinata alla preventiva accettazione da parte degli Stati;
facendo appello ai Parlamenti di tutti gli Stati del mondo perché nel prossimo anno si moltiplichino gli sforzi e i contatti a tutti i livelli per arrivare ad una riforma e ad un rilancio dell’Onu davvero condivisi dal maggior numero di paesi possibile, perché ogni popolo abbia una voce più forte e ascoltata in sede internazionale, perché si giunga a garantire un flusso di fondi più ampio e regolare così da rendere certi e stabili i finanziamenti su cui possono contare le Nazioni Unite per le loro attività e iniziative;
chiedendo al Parlamento Europeo di continuare il confronto e la propria elaborazione al fine di rendere sempre più forte una comune posizione europea sulla riforma dell’Onu, in particolare collegandola alla preparazione della Conferenza Intergovernativa del 1996 dove è in gioco la scelta di “strutturare” una comune politica estera e di difesa dell’Unione Europea;
impegna il Governo
ad uno sforzo straordinario perché l’obiettivo dell’allargamento dei poteri e degli ambiti di competenza dell’Onu ci veda sempre in prima fila e diventi occasione di una nuova stagione della nostra politica estera, più attenta agli obblighi di solidarietà internazionale, più capace di dialogo con tutti i Paesi e con il maggior numero possibile di rappresentanze dei popoli della Terra, più capace di una nuova cooperazione nel Mediterraneo (in particolare a sostegno del processo di pace in Medio Oriente e nella ricostruzione della Bosnia e dei territori della ex Jugoslavia), più impegnata ad un nuovo rapporto tra Nord e Sud del Mondo valorizzando sia le Organizzazioni nongovernative sia il contributo creativo e professionale degli enti locali.