Verso il Summit del Futuro
Ecco cosa chiediamo al Governo Italiano
“Il compito delle Nazioni Unite, a partire dai postulati del Preambolo e dei primi articoli della sua Carta costituzionale, può essere visto come lo sviluppo e la promozione della sovranità del diritto, sapendo che la giustizia è requisito indispensabile per realizzare l’ideale della fraternità universale. […] Bisogna assicurare il dominio incontrastato del diritto e l’infaticabile ricorso al negoziato, come proposto dalla Carta delle Nazioni Unite, vera norma giuridica fondamentale. Occorre evitare che questa Organizzazione sia delegittimata, perché i suoi problemi e le sue carenze possono essere affrontati e risolti congiuntamente”.
(Papa Francesco, Fratelli Tutti)
Il 22 e 23 settembre 2024, in apertura dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite (NU), i capi di stato e di governo si riuniranno nel palazzo dell’Onu a New York per il “Summit del Futuro” che adotterà il “Patto per il Futuro”, un “Global Digital Compact” e una “Dichiarazione sulle future generazioni”.
La proposta di un Summit del futuro è stata lanciata dal Segretario generale delle NU nel Rapporto “La nostra Agenda Comune” pubblicato nel 2021 in risposta all’appello degli Stati membri che chiedevano idee su come rispondere meglio alle sfide attuali e future. Il Rapporto chiede di rinnovare la fiducia e la solidarietà a tutti i livelli, tra i popoli, i Paesi e le generazioni; di ripensare radicalmente i nostri sistemi politici, economici e sociali, così che possano agire in modo più equo ed efficace per tutti; di potenziare e democratizzare il sistema multilaterale.
Il 17 luglio è stata pubblicata l’ultima versione della bozza di Patto per il Futuro, elaborata da un Comitato rigorosamente intergovernativo (le organizzazioni nongovernative sono escluse dalla stanza negoziale) coordinato da due stati co-facilitatori: Germania e Namibia. L’assunto di fondo è che le profonde trasformazioni in atto a livello globale richiedono un rilancio del multilateralismo e della global governance: “non si tratta di un’opzione, ma di una necessità”.
I capi di stato e di governo ribadiscono la centralità delle Nazioni Unite in un’architettura multilaterale che deve essere rafforzata, per stare al passo con un mondo che cambia, attraverso una maggiore rappresentatività, inclusività, interconnessione e finanziamenti stabili. Ribadiscono altresì “l’incrollabile impegno” nei confronti del diritto internazionale e dei principi e degli obiettivi enunciati nella Carta delle NU. Una maggiore interazione dei tre pilastri delle NU – sviluppo sostenibile, pace e sicurezza, diritti umani – , nonché la realizzazione degli Obiettivi di sviluppo sostenibile enunciati nell’Agenda 2030 delle NU costituiscono altrettanti impegni.
Dopo aver richiamato l’incipit del Preambolo della Carta delle NU che recita “noi, popoli delle Nazioni Unite, decisi a salvare le future generazioni dal flagello della guerra”, i capi di stato e di governo prendono atto che “questo flagello sta assumendo forme nuove e più pericolose” e si impegnano solennemente a rispettare gli obblighi di diritto internazionale, a invertire l’erosione delle norme internazionali, a fare pieno uso di tutti gli strumenti e i meccanismi previsti dalla Carta delle NU e dal diritto internazionale, a intensificare l’uso della diplomazia per risolvere pacificamente le controversie tra Stati, e a porre fine all’impunità.
La persona umana con il suo corredo di diritti fondamentali riconosciuti nella Dichiarazione Universale del 1948 è posta al centro delle azioni per l’attuazione del Patto, impegnando i capi di stato e di governo a promuovere e proteggere tutti i diritti umani, a riconoscerne l’universalità, l’indivisibilità e l’interdipendenza e a garantire la libertà dalla paura e dal bisogno per tutti, senza discriminazioni.
Le 58 Azioni proposte dai capi di stato e di governo: retorica intergovernativa o coraggio del cambiamento?
La bozza di Patto per il Futuro si articola in cinque grandi capitoli e per ogni capitolo, i capi di stato e di governo “decidono” di intraprendere 58 “azioni”: 12 per Sviluppo sostenibile e finanziamento dello sviluppo, 17 per Pace e sicurezza internazionale, 7 per Scienza, tecnologia, innovazione e cooperazione digitale, 4 per Giovani e future generazioni, 18 per Trasformare la governance globale.
Tra le “azioni” più significative si segnalano: realizzare gli Obiettivi di sviluppo sostenibile entro il 2030, affrontare con determinazione il cambiamento climatico, affrontare le cause profonde dei conflitti, proteggere tutti i civili nei conflitti armati, garantire che le persone colpite da emergenze umanitarie ricevano il sostegno di cui hanno bisogno, rispettare le decisioni della Corte internazionale di giustizia, agire per raggiungere l’obiettivo di un mondo libero da armi nucleari, rispettare gli obblighi in materia di disarmo, contribuire al pieno godimento di tutti diritti umani per tutti, migliorare l’uguaglianza di genere e la vita di tutte le donne e le ragazze, rafforzare la partecipazione dei giovani a livello nazionale e internazionale, rinvigorire il sistema multilaterale, rivitalizzare il lavoro dell’Assemblea generale, potenziare il Consiglio economico e sociale e la Commissione per il Peacebuilding, potenziare il pilastro diritti umani delle NU, accelerare la riforma dell’architettura e della governance finanziaria internazionale.
Il documento dei capi di stato e di governo intende rilanciare l’architettura dell’ordine mondiale stabilito a San Francisco con la Carta delle NU e, tre anni dopo, con la Dichiarazione universale dei diritti umani. Ovvero un ordine internazionale fondato sul multilateralismo e il diritto internazionale con l’obiettivo primario di garantire tutti i diritti umani per tutti.
Tuttavia, l’epoca che stiamo vivendo è marcata da segnali che vanno nella direzione opposta a quella indicata dalla bozza di Patto per il Futuro: nessun rilancio del ruolo d’autorità sopranazionale delle NU, ri-legittimazione della guerra quale strumento fisiologico delle relazioni internazionali, folle rilancio della spesa militare, crescente minaccia di utilizzo di armi nucleari, riesumazione di principi del vecchio diritto internazionale delle sovranità statuali armate e confinarie, contenimento del ruolo delle organizzazioni nongovernative, de-regulation economica e istituzionale. L’approccio dei governi è all’insegna di “l’ONU faccia ciò che le è possibile fare” (e non, ciò che deve fare secondo il suo Statuto) sgravando così gli stati dalla responsabilità e dall’obbligo giuridico di dare all’Onu tutte le risorse e gli strumenti per realizzare i suoi obiettivi. L’Onu è ormai relegata alla funzione notarile di legittimazione ex post nei riguardi di “fatti compiuti”, comprese le operazioni che sono decise e condotte in palese violazione dei principi della Carta.
Nell’edizione speciale del Rapporto delle NU sugli Obiettivi di sviluppo sostenibile (2023) il Segretario generale delle Nazioni Unite scrive: “A metà strada dalla scadenza dell’Agenda 2030, il Rapporto sullo stato di avanzamento degli SDGs mostra che stiamo lasciando indietro più della metà del mondo. I progressi su oltre il 50% degli obiettivi degli SDGs sono deboli e insufficienti; sul 30% si sono bloccati o hanno subito un’inversione di tendenza. Tra questi, gli obiettivi chiave sulla povertà, la fame e il clima. Se non agiamo subito, l’Agenda 2030 potrebbe diventare un epitaffio per un mondo che avrebbe potuto essere”.
Insomma, il “Summit del Futuro” se vorrà veramente porre la persona umana e le generazioni future al centro dell’ordine mondiale, dovrà riconoscere e superare le profonde contraddizioni che abbiamo sommariamente richiamato. Dovrà trasformare quelle generiche “Azioni” in altrettante proposte concrete raccogliendo la progettualità della società civile.
Promuoviamo una Convenzione Universale per il rafforzamento e la democratizzazione delle Nazioni Unite
Per assicurare pace, giustizia, diritti umani, sviluppo umano e sicurezza internazionale occorre trasformare la governance globale. Per questo è necessario potenziare e democratizzare il sistema delle Nazioni Unite. Ma in seno all’Onu il cantiere della riforma è da tempo bloccato. Per gli Stati con seggio permanente e potere di veto nel Consiglio di sicurezza il mantenimento dello status quo rimane l’obiettivo primario. Come noto, l’ultimo significativo dibattito sulla riforma si è svolto in coincidenza con il 50° anniversario dell’ONU, col risultato di ulteriormente alimentare lo spazio dei “rapporti senza seguito”.
Per uscire dallo stallo in cui si trova il processo di riforma è necessario lasciarsi alle spalle i tradizionali, spesso inconcludenti, contesti diplomatici, e dar vita ad un organo ad hoc, più democratico, in grado di raccogliere anche le proposte che vengono dalla società civile globale.
Al governo italiano e all’Unione europea chiediamo di avanzare al Summit del Futuro la proposta di una “Convenzione Universale per il rafforzamento e la democratizzazione delle Nazioni Unite” sull’esempio della “via convenzionale” sperimentata dall’Unione europea per compiere importanti passi istituzionali. Un organo ad hoc, creato dall’Assemblea generale, composto non soltanto da stati membri delle NU e dalle Agenzie specializzate, ma anche da rappresentanti dei parlamenti nazionali, del Parlamento europeo, delle Assemblee parlamentari sopranazionali, degli enti di governo locale, delle ONG con status consultivo, del movimento globale delle donne.
Il governo italiano deve promuovere e mettersi alla testa di un gruppo informale di “EU like-minded states” da allargare anche a stati non europei, come è avvenuto per la Convenzione di Ottawa per la messa al bando delle mine antipersona o per lo Statuto della Corte penale internazionale.
10 proposte per il rafforzamento e la democratizzazione dell’Onu
I parametri di riferimento dell’azione progettuale della Convenzione universale dovrebbero essere quelli della rappresentanza, della legittimazione e della partecipazione. In questa prospettiva avanziamo 10 Proposte concrete.
- Creare un’Assemblea parlamentare delle Nazioni Unite quale organo elettivo di secondo grado con funzioni consultive. Nel giugno 2005 (e di nuovo nel luglio 2018) il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione che chiedeva l’istituzione di un’Assemblea parlamentare delle NU quale organo democratico dell’organizzazione e strumento per associare la società civile mondiale al processo decisionale. La risoluzione stabiliva inoltre che “l’Assemblea parlamentare avrebbe dovuto essere dotata di veri e propri diritti di informazione, partecipazione e controllo ed essere in grado di adottare raccomandazioni dirette all’Assemblea generale”;
- allargare la membership del Consiglio di sicurezza, senza estendere i seggi permanenti e il potere di veto ai nuovi membri, secondo la proposta presentata dalla coalizione “Uniting for Consensus” (UfC) guidata dall’Italia; stabilire una “regola del gioco” che preveda la moratoria del potere di veto sulle questioni che riguardano i diritti umani, i crimini di guerra, i crimini contro l’umanità e il genocidio; ammettere, in qualità di membri con speciale status, l’Unione Europea e quelle Organizzazioni regionali che gestiscono missioni di pace dell’Onu (ai sensi del Cap. VIII della Carta);
- mettere in funzione il sistema di sicurezza collettiva previsto dalla Carta delle NU dando finalmente attuazione all’art. 43 che obbliga tutti i membri delle Nazioni Unite “a mettere a disposizione del Consiglio di Sicurezza, a sua richiesta ed in conformità ad un accordo o ad accordi speciali, le forze armate, l’assistenza e le facilitazioni per il mantenimento della pace e della sicurezza internazionale”. Punto di partenza per capirne la ratio sono i principi e gli obiettivi inscritti nella Carta: proscrizione della guerra, risoluzione delle controversie con mezzi pacifici, divieto della minaccia o dell’uso della forza nelle relazioni internazionali, rispetto dei diritti umani;
- abrogare l’articolo 106 (disposizione transitoria) della Carta delle NU, che riguarda la materia della sicurezza e assegna, nel perdurante stato di non-applicazione dell’articolo 43, un super-potere ai cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza nella loro qualità di vincitori della seconda guerra mondiale;
- avviare, alla vigilia dell’80° anniversario del bombardamento atomico di Hiroshima e Nagasaki, una campagna per la ratifica universale del Trattato di proibizione delle armi nucleari;
- creare un corpo di polizia giudiziaria internazionale (Caschi blu giudiziari) da mettere a disposizione della Corte penale internazionale, nonché rendere obbligatoria per tutti gli Stati membri la giurisdizione della Corte internazionale di giustizia attribuendole un potere di controllo di legittimità sugli atti del Consiglio di sicurezza.
- attribuire all’Assemblea generale procedure di controllo democratico sugli atti del Consiglio di sicurezza, nonché sul disarmo e sulla disciplina degli armamenti come stabilito dalla Carta;
- trasformare il Consiglio economico e sociale (Ecosoc) in “Consiglio per la sicurezza umana” con funzioni di orientamento dell’economia mondiale secondo principi di giustizia sociale ed economica e di supervisione delle politiche pubbliche globali per la gestione dei beni globali;
- raddoppiare il bilancio annuale dell’Onu. Quello approvato dall’Assemblea generale per il 2024 è di 3,59 miliardi di dollari. Una somma del tutto inadeguata per consentire all’Onu di svolgere le funzioni e di raggiungere gli obiettivi stabiliti dalla Carta; portare dal 5% al 15% il bilancio ordinario delle Nazioni Unite per il “pilastro” diritti umani;
- estendere lo status consultivo che le ONG hanno all’Ecosoc anche all’Assemblea generale e al Consiglio di sicurezza ed elevarlo a status co-decisionale per materie quali sviluppo umano, diritti umani, ambiente; sostituire con un organo composto da esperti indipendenti il Comitato delle ONG di matrice intergovernativa che esamina le domande di status consultivo, spesso negando ingiustamente l’accesso alle ONG che sfidano le posizioni di determinati Stati.
Fondazione PerugiAssisi per la Cultura della Pace
Centro di Ateneo per i Diritti Umani “Antonio Papisca” dell’Università di Padova
Cattedra Unesco “Diritti Umani, Democrazia e Pace” dell’Università di Padova
Perugia, Padova 20 agosto 2024