L’approccio alla ricerca del Centro di Ateneo per i Diritti Umani
L’attività di ricerca del Centro di Ateneo per i Diritti Umani ha, fin dall’inizio, perseguito l’obiettivo di contribuire all’approfondimento e alla disseminazione della cultura dei diritti umani partendo dall’assunto che il “sapere dei diritti umani” è un sapere assio-pratico e irenico, costitutivamente inter- e trans-disciplinare ed orientato all’azione, che si propone di costruire la pace, quale opera della giustizia, non soltanto tra le persone, i gruppi e i popoli, ma anche tra i “saperi” particolari. Il nucleo paradigmatico di riferimento è quello fornito dal vigente Diritto internazionale dei diritti umani, che si radica nella Carta delle Nazioni Unite e nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. La ricerca condotta dal Centro mira ad elucidare la natura e la portata di questo Ius Novum Universale genuinamente umanocentrico, a sviscerarne le molteplici potenzialità, a individuare ricadute e percorsi applicativi nei vari campi dell’agire umano. Particolare attenzione è rivolta alle forme e ai metodi intesi a incarnare il paradigma dei diritti umani nei contesti educativi, istituzionali e politici, con particolare riguardo ai diritti delle donne e alla condizione dei gruppi vulnerabili, e nello spazio che è proprio dei diritti umani: lo spazio-mondo, quale spazio glocale, ‘dalla Città all’Onu’, senza soluzione di continuità.
In questa visione di “legalità agìta, non subìta” per il rispetto della dignità di tutti i membri della famiglia umana e degli eguali diritti e doveri che ad essi ineriscono, i principi cui la ricerca del Centro fa costante riferimento sono quelli della centralità della persona umana nella politica e in qualsiasi altro sistema o processo, della universalità dei diritti fondamentali – civili, politici, economici, sociali, culturali -, della loro interdipendenza e indivisibilità, della indissociabilità dei diritti umani delle donne e delle bambine dai diritti umani internazionalmente riconosciuti, della giustizia sociale ed economica, dello stato di diritto, dello stato sociale, della democrazia rappresentativa e partecipativa, della sussidiarietà, della proscrizione della guerra, del divieto di usare la forza per la risoluzione delle controversie internazionali, dell'obbligo di risolverle pacificamente, della universalità della giustizia penale, della ‘good governance’.
Fra le tecniche d’analisi utilizzate è anche la Teoria Generale dei Sistemi, che consente, tra l’altro, di cogliere la dimensione olistica del Diritto internazionale dei diritti umani. La funzione di questo è di traghettare nei vari sistemi d’azione (dalla politica all’economia), con l’autorità propria dello ius positum, i valori dell’etica universale che esso ha recepito, alimentando un percorso di ricapitolazione umanocentrica dei processi educativi, politici ed economici, che ha il suo vertice nel valore della persona - ‘diritto umano sussistente’ (A.Rosmini).
Scelta strategica del Centro è quella di finalizzare i risultati della propria ricerca, in via primaria, alla loro utilizzazione per programmi educativi e formativi, oltre che (ovviamente) nel sistema universitario, anche all’interno di mondi vitali quali la scuola di ogni ordine e grado, la rete delle organizzazioni di società civile solidaristica, gli enti di governo locale. A tal fine, il Centro è costantemente impegnato a elaborare e aggiornare piani di insegnamento e moduli educativi. A partire dal 2009, collabora con la Commissione MIUR per la sperimentazione di "Cittadinanza e Costituzione", in particolare per la formazione degli insegnanti in materia.
Nel suo operare in questa direzione, il Centro declina, con intenti di programmazione sistematica e organica, i contenuti sostantivi indicati dall’articolo 26 della Dichiarazione Universale, che recita:
Ogni individuo ha diritto all’istruzione. L’istruzione (…) deve essere indirizzata al pieno sviluppo della personalità umana ed al rafforzamento e al rispetto dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali. Essa deve promuovere la comprensione, la tolleranza, l’amicizia fra tutte le Nazioni, i gruppi razziali e religiosi, e deve favorire l’opera delle Nazioni Unite per il mantenimento della pace.
Nel mondo universitario il Centro di Padova, con ruolo pioneristico, ha contribuito a conseguire risultati originali e marcatamente innovativi sul terreno della programmazione formativa. In particolare si segnala l’attività intesa a creare nuovi Corsi di laurea – triennale e biennale – rispettivamente in “Scienze Politiche, Relazioni internazionali, Diritti Umani” e in “Human Rights and Multi-level Governance”. I Corsi attivati nell’Università di Padova registrano il più alto numero di iscritti rispetto agli altri offerti dal Dipartimento di Scienze Politiche, Giuridiche e Studi Internazionali. Già nel 1988 il Centro aveva prmosso la creazione nell’Università di Padova della Scuola triennale di specializzazione in “Istituzioni e Tecniche di Tutela dei Diritti Umani”, la prima del genere al mondo. Da segnalare, per l’alto rilievo in sede europea e internazionale, la progettazione e la gestione (con costante aggiornamento curriculare) del “Master Europeo in Diritti Umani e Democratizzazione”, istituito nel 1997 con sede a Venezia.
In questa sua opera di “produzione di senso” con forte connotazione assiologica e marcata dimensione internazionale nel campo dell’educazione e della formazione, il Centro si è preoccupato di alimentare lo scambio e la collaborazione con gli ambienti vitali coinvolti, soprattutto con gli insegnanti, gli amministratori locali, i responsabili dell’associazionismo e del volontariato.
Oltre che per i caratteri della interdisciplinarietà e dell’orientamento all’azione secondo il classico approccio Unesco, la parte sostantiva della ricerca del Centro si caratterizza per la accentuata dimensione glocalistica, rectius “glocalistica”, in base al duplice assunto che lo spazio territoriale e funzionale dei diritti umani travalica quello delle frontiere nazionali e che il principio di sussidiarietà può fecondamente operare in questo campo privilegiando, per la dimensione territoriale, i poli terminali della governance locale e della governance sopranazionale, e per la dimensione funzionale, la operatività delle organizzazioni non governative e dei movimenti sociali transnazionali. Al riguardo, una significativa carica di legittimazione viene dalla Dichiarazione delle Nazioni Unite sul diritto e la responsabilità degli individui, dei gruppi e degli organi della società di promuovere e proteggere le libertà fondamentali e i diritti umani universalmente riconosciuti e dalle collegate linee guida del Consiglio UE sugli human rights defenders.
L’attenzione al nuovo Diritto internazionale è costante e riguarda le fonti, le procedure, le istituzioni specializzate, sia del sistema universale dei diritti umani, sia dei sistemi regionali. La nota distintiva del Centro risiede soprattutto nell’impegno posto nell’elucidare, da un lato, le proprietà distintive del Diritto internazionale dei diritti umani rispetto a quelle del vecchio Diritto statocentrico e dello stesso Diritto internazionale umanitario, dall’altro, l’opera di fertilizzazione umanocentrica e democratica che il nuovo Diritto va operando riguardo agli ordinamenti nazionali.
In questo contesto, si segnala la ricerca, costantemente aggiornata, sul tema della giustizia penale internazionale ancorata al paradigma dei diritti umani e delle sue ricadute sugli assetti giuridici e politici della comunità internazionale, con particolare riferimento al ruolo dei soggetti non governativi.
Nel solco dell’inter- e trans-disciplinarietà, l’analisi giuridica è sistematicamente accompagnata da quella politologica e sociologica, con attenzione particolare ai diritti umani delle donne e degli appartenenti ai gruppi vulnerabili. Partendo dalla constatazione che il Diritto internazionale dei diritti umani è stato in particolare fatto proprio dalle organizzazioni solidaristiche di società civile, le quali lo spendono ‘sul campo’ quale risorsa di potere e fonte di legittimazione di più avanzati percorsi di democrazia (rappresentativa e partecipativa) dalla città fino alle massime istanze di governance intergovernativa e sopranazionale, la ricerca del Centro è impegnata ad elucidare il collegamento tra la democratizzazione delle Nazioni Unite e di altre organizzazioni internazionali e il potenziamento delle loro funzioni. In questo filone d’analisi – democrazia internazionale, transnazionale e comopolitica - si colloca la riflessione condotta a partire dagli anni ottanta sulla riforma delle Nazioni Unite, sul ruolo delle ONG che vi hanno “status consultivo”, sull’impatto che il paradigma dei diritti umani esercita in ordine alla qualificazione democratica dell’Unione Europea.
Un percorso di ricerca originale è quello che ha come oggetto la difesa civica istituzionale: anche in questo caso rileva la finalizzazione strategica di educare e formare personale competente per l’esercizio di funzioni di garanzia extra-giurisdizionale dei diritti umani. L’impegno profuso dal Centro in questo settore è di consolidare e sviluppare la cultura della difesa civica nel terreno che le è proprio per ascrizione logica e istituzionale: quello appunto dei diritti umani e dell’appartenenza al contesto delle “istituzioni nazionali per i diritti umani”.
Un lavoro scientifico di alto profilo istituzionale e politico è quello condotto negli anni 1986-1987 su mandato dell’UNICEF-Italia con riferimento alla elaborazione, allora in svolgimento alle Nazioni Unite a Ginevra, della Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia. Il Centro di Padova diede vita ad un Comitato scientifico composto da professori, tra gli altri, del calibro di Ernesto Caffo, Fausto Pocar, Silvio Ceccato, Aldo Visalberghi, Dario Velo, Adriana Beghé Loreti, Giampaolo Guaraldi. Il documento elaborato da questo Comitato, con intenti di organicità e in fertile collaborazione con la segreteria del pertinente Gruppo di lavoro di Ginevra, fu rimesso al Presidente dell’UNICEF e da questo trasmesso per gli opportuni seguiti al Ministro degli Esteri allora in carica.
Anche l’attenzione per la delicata tematica dei diritti dei popoli è costante, avuto particolare riguardo ai diritti all’autodeterminazione, allo sviluppo e alla pace. In questo settore, si segnala la partecipazione negli anni ottanta a Conferenze internazionali indette dall’Unesco, rispettivamente a San Marino e a Parigi sul tema dei diritti dei popoli e dei diritti di solidarietà. Sempre a Parigi, la direzione del Centro ha partecipato nel 1989 alla riunione dell’apposito Gruppo di Esperti, conclusa con l’adozione di un corposo rapporto in materia. In ragione di quanto sopra, l’Unesco ha trasferito al Centro tutta la documentazione ufficiale prodotta in occasione di Conferenze organizzate in vari continenti, perché venisse debitamente pubblicata. Su apposita convenzione con l’Unesco, il Centro ha pubblicato il volume a cura di G.B. Kutudjian e A. Papisca, “Droits des peuples. Rights of Peoples” (Cedam, 1991).
Da segnalare anche il contributo che il personale di ricerca del Centro ha dato, con la Cattedra UNESCO “Diritti umani, democrazia e pace” incardinata nel Centro, alla riflessione multidisciplinare condotta dalla rete delle analoghe Cattedre UNESCO attive nelle varie regioni del mondo.
Per quanto in particolare riguarda gli enti locali, negli anni 1987-1988, il Centro ha collaborato alla stesura del testo della prima Legge Regionale per la promozione di una cultura di pace (L.R. 30 marzo 1988, n. 18). A partire dal lancio nel 1991 della proposta di inserire la ‘norma pace diritti umani’ nei nuovi Statuti di Comuni e Province, il Centro ha sviluppato un filone di ricerca portante su un dato, assolutamente innovativo per l’ordinamento italiano: il riferimento al Diritto internazionale dei diritti umani, oltre che alla Costituzione Italiana, direttamente operato dagli Enti locali, con conseguente creazione di strutture specializzate (Assessorati, Consulte, Dipartimenti, Uffici) riguardanti diritti umani, educazione alla pace, cooperazione allo sviluppo, interculturalità.
La produzione scientifica del Centro è veicolata, soprattutto ai mondi vitali più volte evocati, per mezzo della pubblicazione di Volumi nella Collana “Studi e ricerche sui diritti umani” (Cedam), Quaderni, Tascabili, la Rivista “Pace, diritti dell’uomo, diritti dei popoli”, edita dal 1987 al 1989 presso la Liviana Editrice e dal 1990 al 1995 presso la Cedam, e la sua continuazione dal 2004 al 2013 nella nuova serie “Pace diritti umani/Peace human rights” con la Marsilio Editori, il Bollettino cartaceo “Archivio pace diritti umani/peace human rights”, inviato ad oltre tremila indirizzi, e il Database ‘Archivio pace diritti umani/peace human rights’. All’interno di quest’ultimo, sono consultabili due corposi codici: Raccolta di strumenti internazionali sui diritti umani e Raccolta di strumenti di diritto internazionale umanitario, penale e dei rifugiati, pubblicati a cura di P. De Stefani rispettivamente nei Quaderni n. 7/2004 e n.14/2007 del Centro interdipartimentale sui diritti della persona e dei popoli dell’Università di Padova (Cleup).
Da segnalare anche la produzione di CD, a partire da quelli intitolati rispettivamente “abcdiritti umani” e “adotta un diritto umano”, realizzati con la collaborazione anche di insegnanti e studenti.
Per quanto riguarda in particolare l’Unione Europea, la direzione del Centro è stata parte attiva, a partire dal 1990, nell’introdurre all’interno del programma comunitario denominato ‘Action Jean Monnet’ la tematica dei diritti umani, della pace e del ruolo delle formazioni di società civile per qualificare l’Unione Europa quale attore civile, dotato di soft power da spendere per la costruzione di un ordine mondiale di pace fondato sulla Carta delle Nazioni Unite. A riconoscimento delle sue attività di ricerca e di educazione, del Centro è fatta menzione in una delle venti “Success Stories” segnalate, con apposita pubblicazione in più lingue del 2007, dalla Commissione Europea nel quadro delle attività del suddetto Programma Jean Monnet.
Le più recenti ricerche hanno assunto una dimensione marcatamente transnazionale anche per il numero e la rappresentatività di persone e strutture coinvolte. Si segnala innanzitutto il progetto europeo di ricerca su “Il ruolo del dialogo interculturale per lo sviluppo di una nuova (plurale, democratica) cittadinanza”, cofinanziato dall’Unione Europea e dalla Regione del Veneto. La ricerca, iniziata e conclusa con Conferenze internazionali presso l’Università di Padova rispettivamente nel marzo 2006 e nel marzo 2007, è stata condotta con la collaborazione di docenti ed esperti di numerose Università europee e di altri continenti, coordinati dal Centro di Padova. Frutto della ricerca è il volume a cura di L. Bekemans, M. Karasinska-Fendler, M. Mascia, A. Papisca, C. A. Stephanou, P. G. Xuereb, Intercultural Dialogue and Citizenship. Translating Values into Action. A Common Project for Europeans and Their Partners, Venezia, Marsilio, 2007 (pp.665). Il volume intende contribuire a elucidare idee e progetti nel quadro dell’Anno Europeo per il Dialogo Interculturale, indetto dalle istituzioni dell’UE per il 2008. D’intesa con la Commissione Europea, versioni parziali del citato volume sono state pubblicate in italiano (a cura di M. Mascia) e in polacco (a cura di M. Karasinska-Fendler).
Un altro progetto europeo (Daphne), anch’esso cofinanziato dall’Unione Europea e dalla Regione del Veneto, è stato realizzato dal Centro di Padova con la collaborazione del “L. Boltzman Institute on Human Rights” di Vienna, l’Associazione Diritti Umani Sviluppo Umano e la “Foundation against Traffiking in Women” di Varsavia, sul tema della tratta di donne e minori. Ne è scaturita la pubblicazione, nella forma di “Toolkit educativo per insegnanti e studenti”, del volume a cura di P. Degani, Human Rights and Trafiking in Women and Youg People. An Educational Toolkit for Teachers and Students”, Padova, 2007 (in inglese, italiano, tedesco e polacco).
Un altro significativo percorso di ricerca sul tema “Verso una prospettiva integrata tra diritti umani e approccio allo sviluppo umano: fondamenti teorico-normativi, problemi di misurazione e linee d’azione” si è avviato nel 2007 sulla base di un accordo di collaborazione tra il Centro di Padova, l’Università di Pavia e la Jordan University di Amman, con finanziamento disposto dal Ministero dell’Università nel quadro di cooperazione mediterranea intergovernativa del c.d. “Processo di Catania”. L’obiettivo strategico è, oltre che di arricchire di contributi scientifici la tematica del dialogo interculturale nell’area del Mediterraneo, anche di favorire lo sviluppo, nella stessa area, di forme di collaborazione inter-universitaria per lo svolgimento di corsi universitari in materia di diritti umani.
Una ricerca finanziata dal Dipartimento dei Diritti e delle Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri, riguarda il tema della difesa civica istituzionale e, più in generale, delle istituzioni per i diritti umani in Italia in ottica comparativa con quanto esistente in altri paesi europei. L’obiettivo è quello di produrre una fedele “mappatura” in materia, anche nel quadro della collaborazione in atto con il Consiglio d’Europa e il suo Commissario per i diritti umani.
Un’altra ricerca ha come oggetto la rilevazione e la valutazione di quanto in atto nel sistema universitario italiano in termini di corsi d’insegnamento sui diritti umani e la pace.
In risposta ad una richiesta del Ministero Affari Esteri, la direzione del Centro ha svolto una ricerca (2006-2007) sul tema dei Corpi Civili di Pace ed ha prodotto un documento propedeutico alla (auspicata) istituzione di tali Corpi in Italia.
Un ulteriore filone di ricerca condotta riguarda la materia della cosiddetta “City diplomacy”, in particolare gli aspetti giuridico-istituzionali del ruolo internazionale degli enti di governo locale. La ricerca ha contribuito alla preparazione dei contenuti della Conferenza mondiale sulla City Diplomacy, organizzata all’Aja nel giugno 2008, per iniziativa della municipalità di quella città e di “United Cities and Local Governments”, Associazione con status consultivo presso le Nazioni Unite.
La produzione scientifica del Centro si è tradotta, oltre che nella pubblicazione di volumi e saggi, anche nella diffusione di documenti e appelli intesi a sottolineare la necessità di seguire il cammino della legalità dei diritti umani e della risoluzione pacifica delle controversie in frangenti particolarmente delicati della vita politica nazionale e internazionale oltre che in occasioni di importanti convegni e conferenze promosse da organizzazioni non governative ed enti di governo locale e regionale.
All’interno di un ricco elenco di iniziative, se ne segnalano alcune.
In occasione della Conferenza internazionale organizzata dall’associazione Mani Tese a Firenze, a Palazzo Vecchio, nel novembre 1985, con la partecipazione di insigni personalità internazionali (tra le quali, l’Arcivescovo brasiliano Dom Helder Camara e l’Abbé Pierre), il Centro ha collaborato alla stesura del documento-manifesto “Per una Costituente mondiale per la pace e lo sviluppo: Appello dei Giovani di Mani Tese”.
In quanto coordinatore della Commissione diritti umani della “Assemblea dei Cittadini di Helsinki” (Helsinki Citizens Assembly, HCA), fondata da Vaclav Havel, il Centro ha elaborato documenti destinati alla Riunione di Mosca della Conferenza sulla dimensione umana della CSCE (settembre- ottobre 1991) e alla Conferenza della HCA di Bratislava (marzo 1992) portanti su “Autodeterminazione, diritti umani e diritti dei popoli, diritti delle minoranze, territori transnazionali”.
Nel settembre del 1992 è stato lanciato a Roma l’Appello del Centro “per la democratizzazione delle Nazioni Unite”: tra i primi firmatari, Norberto Bobbio e il Vescovo Tonino Bello. Sulla scia di questo documemento, si realizza per quattro anni, a cadenza mensile, la collaborazione con la Rivista “Nigrizia” nelle rubriche intitolate “Onu dei Popoli” e “Diritti umani e ...”.
Nei primi mesi del 1993, la direzione del Centro collabora con il Ministero Affari Esteri per la elaborazione della proposta italiana di Tribunale internazionale per la ex Jugoslavia.
Nell’aprile del 1999, al termine di un affollato seminario organizzato nella Facoltà di Scienze Politiche di Padova, il Centro lancia un Appello sul Kossovo “Per la pace nei Balcani nella legalità”, il cui testo viene inviato anche al Presidente della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro, al Presidente del Consiglio, Massimo D’Alema, ai Presidenti della Camera e del Senato, rispettivamente Luciano Violante e Nicola Mancino. Al Centro giungono puntuali riscontri dal Quirinale e dal Ministero Affari Esteri, e corpose lettere a firma degli Onorevoli Violante e Mancino, Presidenti rispettivamente della Camera e del Senato. Questo documento, approvato dalla Tavola della Pace e dal Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per la Pace e i Diritti umani, ha costituito la ‘piattaforma’ della Marcia straordinaria per la Pace Perugia-Assisi del 16 maggio 1999.
A partire dal 1995 prende avvio la sequela di sessioni della “Assemblea dell’ONU dei Popoli”, nella forma di conferenze internazionali di società civile convocate dalla “Tavola della Pace” alla vigilia della storica Marcia della Pace Perugia-Assisi. Il Centro collabora da allora alla progettazione tematica, con la produzione di documenti su temi quali quelli dell’ordine mondiale fondato sul Diritto internazionale dei diritti umani, della democrazia internazionale, dell’economia di giustizia, della riforma delle Nazioni Unite.
In questo contesto, si segnalano tra gli altri il documento “La società civile globale per la riforma e la democratizzazione delle Nazioni Unite”, presentato al Seminario nazionale della Tavola della Pace “La pace progetto politico” (Perugia, settembre 2004) e alla Conferenza internazionale “Reclaim our United Nations” (Padova, novembre 2004).
In questo stesso contesto di sviluppo di cultura politica fondata sulla legalità forte dei diritti umani, si segnala il documento preparato dalla direzione del Centro sul tema “La pace non è il suo nome ma ciò che la fa: l’Agenda politica dei diritti umani”, e utilizzato come documento di lavoro della 7° Assemblea dell’ONU dei Popoli “Tutti i diritti umani per tutti” (Perugia, 5-6 ottobre 2007).
Nel quadro di programmi promossi e finanziati dalla Commissione europea, vanno segnalati i contributi di studio che il Centro di Padova ha dato alle Conferenze internazionali, svoltesi a Bruxelles negli anni 2002-2008, in collaborazione con le reti delle Cattedre Jean Monnet e delle Associazioni per lo Studio della Comunità Europea (ECSA-World) sui temi del dialogo interculturale, dei diritti umani e dell’ordine mondiale.