ICAN: online il nuovo report “I costi nascosti: spesa per le armi nucleari nel 2024

E’ stato pubblicato il nuovo rapporto dell’International Campaign to Abolish Nuclear Weapon (ICAN) “I costi nascosti: spesa per le armi nucleari 2024” che evidenzia un aumento del 11% rispetto al 2023, equivalente a circa 10 miliardi di dollari in più, della spesa dei nove stati dotati di armi nucleari, ossia Stati Uniti, Cina, Francia, India, Regno Unito, Israele, Corea del Nord, Russia e Pakistan, superando i 100 miliardi di dollari. II paese che ha investito maggiormente nelle armi nucleari nel 2024 sono gli Stati Uniti, con finanziamenti pari a 56,8 miliardi di dollari, seguiti dalla Cina con 12,5 miliardi di dollari e il Regno Unito con 10,4 miliardi di dollari.
Il settore delle armi nucleari continua a rappresentare un mercato in crescita, con contratti in corso che superano i 463 miliardi di dollari. Alcuni di questi accordi si estendono per diversi decenni, evidenziando un impegno a lungo termine in questo campo controverso. Solo nel 2024 sono stati stretti nuovi contratti per un valore di oltre 20 miliardi di dollari. Le società coinvolte non si limitano a produrre, ma investono anche significativamente in attività di lobbying, cercando di influenzare le decisioni governative a loro favore.
Nel rapporto infatti viene affermato che, secondo dati raccolti da esperti, non ancora confermati, ma corroborati da fonti ufficiali trapelate, nel 2024 erano presenti armamenti nucleari statunitensi in Italia, Germania, Olanda, Belgio, e Turchia, mentre la presenza in Bielorussia di armi russe non è ancora stata confermata. Nello specifico, in Italia ci sarebbe il numero più alto di armamenti, ben 35, ospitati nelle basi aeree americane di Aviano, in Friuli Venezia Giulia, e Ghedi, in provincia di Brescia. Rispetto a ciò, il rapporto mette in luce un grave problema di mancanza di trasparenza, data l’assoluta ignoranza in cui vengono volutamente mantenuti cittadini, cittadine e legislatori riguardo all’ubicazione degli armamenti e alla percentuale delle tasse da loro pagate destinata a questo settore. Secondo un’indagine statistica condotta ad aprile 2025 in sei paesi europei, tra cui l’Italia, la maggioranza della popolazione è infatti contraria alla presenza di armi nucleari sul proprio territorio, con un picco del 63% di dissenso in Italia. Questo dato evidenzia un netto contrasto tra l’opinione pubblica e le politiche di difesa attuali.
Il rapporto infine denuncia lo spreco delle risorse economiche destinate alle armi nucleari, data l’impossibilità di vincere una guerra nucleare, che non dovrebbe comunque essere mai combattuta. I fondi del 2024 avrebbero potuto infatti essere impiegati per far fronte all’insicurezza derivante dalla progressione del cambiamento climatico e alla grave perdita di biodiversità a cui stiamo assistendo, o per migliorare servizi essenziali come la sanità, l’educazione e l’alloggio, o ancora per coprire i costi delle Nazioni Unite, che oggi si trovano a fronteggiare tagli molto ingenti da parte dei paesi membri che ne minacciano lo smantellamento.
In un momento storico in cui si registra il più alto rischio di un’escalation nucleare di sempre, gli stati dotati di armi nucleari continuano a praticare la dottrina della deterrenza gli uni con gli altri come unica strada di dialogo, minacciandone l’uso ed esacerbando ancor di più i fragili equilibri internazionali. Nonostante ciò, il rapporto sottolinea un dato incoraggiante: 98 stati, sostenuti da oltre 700 organizzazioni della società civile, hanno firmato, ratificato o aderito direttamente al Trattato ONU sulla proibizione delle armi nucleari. Ciò dimostra una sempre più diffusa consapevolezza e un impegno concreto verso il disarmo nucleare a livello globale.