violenza

Relazione su donne, violenza e salute della Commissione Parlamentare: il coinvolgimento diretto delle donne con disabilità che fa la differenza

Attuare le sentenze della CEDU: Nuova scheda informativa sui casi di violenza domestica
© Council of Europe

Nel mese di settembre la Commissione Parlamentare di inchiesta sul femminicidio, nonchè su ogni altra forma di violenza di genere, ha pubblicato la Relazione su donne, violenza e salute rispetto all’applicazione delle Linee Guida Nazionali per le Aziende sanitarie e le Aziende ospedaliere in tema di soccorso e assistenza socio-sanitaria alle donne vittime di violenza (G.U.30/01/2018).

La grande novità rappresentata da questo documento consiste nel coinvolgimento diretto, per la prima volta, delle donne con disabilità ascoltando la voce di Associazioni come FISH (Federazione Italiana Superamento Handicap) eFAND (Federazione Associazioni Nazionali Disabilità), il Tavolo 9 sulle Donne dell’ Osservatorio Nazionale sulla Condizione delle Persone con Disabilità e l’allora Ministra per le Disabilità.

Mettendo in campo le  loro competenze è stato finalmente possibile delineare un quadro appropriato sul fenomeno della violenza nei confronti delle donne con disabilità e progettare un piano di contrasto alle discriminazioni multiple.

Il momento dell’accesso alla Sanità da parte delle donne vittime di violenza, rappresentando anche un’opportunità di aggancio, risulta essere fondamentale così come il testo delle Linee Guida Sanitarie per il soccorso.
Ciononostante, paradossalmente, riguardo le donne con disabilità offre solo riferimenti spot rispetto alle indicazione di azioni adeguate, senza fornire una visione d’insieme. Ne è un concreto esempio l’indicazione di esporre il materiale informativo in tutti i Triage, accessibile per le donne straniere ma non per le donne con disabilità.
Nelle diverse Sezioni della Relazione, ad esempio in “Formazione Professionale” e “Raccordo tra strutture ospedaliere e territorio”, troviamo vari riferimenti alle donne con disabilità espliciti o impliciti, facendo riferimento alle discriminazioni multiple.
Purtroppo però in diversi passaggi della sezione “Trattamento diagnostico-terapeutico” è riportato in modo acritico il testo delle Linee Guida: indicando l’’atteggiamento adeguato da utilizzare nella presa in carico delle donne che hanno subito violenza, si fa riferimento alle donne “affette da disabiilità” considerando ancora la disabilità come malattia e non come condizione.

Tuttavia un grande passo avanti è rappresentato dalla Sezione  “Le discriminazioni multiple e la violenza di genere”, interamente dedicata alle vittime di violenza con disabilità e in cui si fa riferimento al Preambolo della  Convenzione ONU, il quale sottolinea che «Le donne, le ragazze e le bambine con disabilità corrono spesso maggiori rischi nell’ambiente domestico ed all’esterno, di violenze, lesioni e abusi, di abbandono o mancanza di cure, maltrattamento e sfruttamento» ed evidenzia come siano maggiormente esposte a discriminazioni multiple che le rendono svantaggiate sia rispetto alle altre donne, sia rispetto agli uomini con disabilità.

I pochi dati disponibili sul fenomeno della violenza, oltre che obsoleti e probabilistici (risalgono all’indagine ISTAT del 2014) non sono disaggregati oltre che per genere, anche per la disabilità della vittima, impedendo quindi di delineare un quadro reale della situazione e pianificare adeguati interventi ad hoc .
Risulta  rilevante l’indagineVERA 2-Violence Emergence, Recognition and Awareness(FISH, 2020) che ha evidenziato un drammatico sommerso.

Il testo della Relazione evidenzia inoltre come i Centri Antiviolenza  raramente offrano adeguate accessibilità e preparazione del personale e l’esistenza di fattori specifici e situazioni delicate che ostacolano la denuncia di violenze e abusi, troppo spesso perpetrati da persone appartenenti all’ambiente domestico o alle strutture di accoglienza.

Un’ulteriore barriera di accesso alla giustizia consiste negli stereotipi negativi dovuti alla “scarsa informazione e formazione di magistrati, avvocati e forze dell’ordine, basti pensare alle resistenze riguardo al riconoscimento della capacità di testimoniare delle donne con disabilità.

Oltre a indicare adeguate modalità d’intervento per sanare le criticità rilevate, il documento evidenzia i richiami ricevuti dall’Italia sia dal Comitato ONU in occasione del Primo Rapporto sull’applicazione della Convenzione ONU (Osservazioni Conclusive), sia dal GREVIO, organo responsabile del monitoraggio sull'attuazione della Convenzione di Istanbul (Violenza di genere e domestica -Rapporto di valutazione, 2020).

E’ palese quindi la necessità di mettere in campo con urgenza un processo di abbattimento delle discriminazioni da parte delle Istituzioni. La ricetta sarebbe semplice e sempre efficace: la sistematica integrazione delle donne con disabilità nella definizione delle politiche che le riguardano direttamente.

Collegamenti

Parole chiave

persone con disabilità inclusione violenza Parlamento italiano genere