Il COVID-19 colpisce in maniera sproporzionata le popolazioni afrodiscendenti
A distanza di qualche mese dallo scoppio della pandemia COVID-19, i dati stanno confermando che il suo impatto non è uguale per tutti. Le differenze sono sempre più evidenti sia tra i diversi paesi, sia tra i diversi gruppi sociali all’interno dello stesso territorio.
Una delle categorie colpite in modo sproporzionato è quella delle popolazioni afrodiscendenti. Le ragioni si trovano nelle disparità presenti prima della diffusione della pandemia, che spiegano le differenze nell’impatto e che sono a loro volta intensificate.
In un appello del 6 Aprile 2020, il Gruppo di lavoro di esperti sulle popolazioni afrodiscendenti delle Nazioni Unite ha chiesto l’impegno dei governi nel contrasto delle disparità razziali legate alla pandemia, presentando alcuni fattori di rischio, tra i quali specifici rischi per la salute dovuti a patologie preesistenti e la rappresentazione sproporzionata di persone afrodiscendenti in settori occupazionali più a rischio. Tali circostanze sono rese più complesse dall’intersezione della razza con altri fattori, come il genere o la presenza di disabilità, e rischiano di non essere prese in considerazione a causa della mancanza di rappresentazione di persone afrodiscendenti nei processi decisionali.
Il 4 maggio 2020, Public Health England (PHE), agenzia del Dipartimento della Salute britannico, ha annunciato l’inizio di uno studio che prenderà in considerazione l’etnia, insieme ad altri fattori, nell’esaminare migliaia di cartelle cliniche di persone che sono state contagiate. Secondo il direttore regionale Kevin Fenton, l’importanza di tale ricerca è data dall’aumento di prove di un impatto sproporzionato del COVID-19 sulla minoranza nera e altre minoranze etniche.
I numeri che più facilmente rendono l’idea del fenomeno sono quelli legati ai tassi di mortalità per COVID-19. Come ricordato dal Direttore Generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) in una dichiarazione del 6 maggio 2020, crisi come questa possono ingigantire le disuguaglianze esistenti: lo dimostrano i tassi più elevati di ospedalizzazione e morte tra determinate popolazioni in molti paesi.
Secondo un report del 7 Maggio 2020 dell’Office for National Statistics (ONS) del Regno Unito, il rischio di decesso per COVID-19 tra alcuni gruppi etnici è significativamente più alto che tra i bianchi. In particolare, i dati riportati mostrano che le persone afrodiscendenti in Inghilterra e Galles hanno una probabilità quattro volte maggiore di morire di COVID-19 rispetto alla popolazione bianca (con numeri leggermente più alti per le donne). I decessi negli ospedali per la popolazione nera dei Caraibi sono tre volte più alti di quelli della maggioranza bianca britannica, secondo una pubblicazione dell’Institute for Fiscal Studies.
Tali differenze, secondo l’ONS, sono dovute al fatto che le minoranze etniche tendono ad essere più svantaggiate rispetto alla maggioranza bianca. Questi svantaggi riguardano la relazione tra appartenenza etnica e stato socio-economico.
Le disuguaglianze sono più difficili da identificare in assenza di dati disaggregati. Non ci sono al momento studi a livello di Unione Europea a riguardo, nonostante la discriminazione razziale sia un problema diffuso. L’Associazione Europea di Salute Pubblica ha pubblicato un appello per la riduzione dell’impatto del COVID-19 su migranti e minoranze etniche, senza fare distinzioni tra le due categorie.
Negli Stati Uniti, le disparità sono evidenti: secondo i dati raccolti dal World Economic Forum, in diversi Stati americani le percentuali dei decessi per COVID-19 tra gli afroamericani sono non solo più alte rispetto alla loro quota sulla popolazione, ma arrivano a più del doppio. Nello stato del Kansas, i decessi per COVID-19 di persone afroamericane sono circa un terzo del totale, nonostante la popolazione afroamericana rappresenti il 6% della popolazione.
Figure 1 Infografica su impatto COVID-19 sulla popolazione nera americana © Mona Chalabi 2020
Tra le cause suggerite ci sono anche qui problemi di salute preesistenti, più comuni tra gli afroamericani, e la maggiore esposizione al contagio legata alla prominenza in occupazioni più a rischio, riscontrata anche nei dati britannici.
Figure 2 Quota di lavoratori nei servizi essenziali divisa per gruppo etnico nel Regno Unito
Inoltre, le disparità in ambito sanitario riguardano non solo le diverse possibilità di accesso ma anche una differenza di trattamento all’interno del sistema sanitario stesso. Negli Stati Uniti, la presenza di pregiudizi razziali tra i professionisti sanitari è conosciuta da tempo.
In un’intervista del 5 maggio sul tema, Ali Meghji, docente del Dipartimento di Sociologia dell’Università di Cambridge, ha ricordato che le diseguaglianze razziali hanno conseguenze negative sulla salute della popolazione nera e di altre minoranze, rendendole più vulnerabili al virus.
La situazione segue una trama simile in America Latina e Caraibi. Una pubblicazione del Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione (UNFPA) presenta le implicazioni del COVID-19 sulla minoranza afrodiscendente della regione, che rappresenta circa il 24% della popolazione, con un’analisi dei principali fattori di rischio legati all’appartenenza ad un gruppo sociale storicamente escluso e marginalizzato. I dati mostrano la relazione tra appartenenza etnica e stato socio-economico, con condizioni di vita generalmente peggiori per la minoranza afrodiscendente.
In confronto alle rispettive medie nazionali, per le popolazioni afrodiscendenti della regione sono individuati, ad esempio, livelli di reddito più bassi e minore accesso ad abitazione, educazione e servizi sanitari (Brasile), minore soddisfazione dei bisogni primari (Ecuador), indice di povertà più alto (Colombia), tassi più alti di mortalità infantile (Colombia e Haiti). Questi fattori si trovano alla base della presenza maggiore di problemi di salute che rendono la popolazione nera più vulnerabile di fronte al COVID-19, sommati a maggiori difficoltà di accesso a servizi sanitari e una maggiore esposizione al contagio legata agli ostacoli che impediscono di seguire misure di precauzione adeguate, con numeri ancora una volta più preoccupanti per le donne.
Tali aspetti sono stati analizzati in una riunione virtuale tenutasi il 24 aprile da 10 degli 11 Stati membri della Rete Interamericana sulle politiche della popolazione afrodiscendente (RIAFRO), insieme agli esperti di diversi enti. I partecipanti hanno individuato le radici delle disparità legate al COVID-19 nel razzismo strutturale, nella disuguaglianza e nella discriminazione storica di cui la popolazione afrodiscendente è stata e continua a essere vittima. Tra i fattori evidenziati, troviamo anche in questo caso ostacoli nell'accesso ai servizi sanitari, una presenza maggiore di condizioni mediche croniche e una maggiore presenza della minoranza nera in lavori essenziali nella risposta alla pandemia.
In conclusione, le discriminazioni strutturali a discapito delle popolazioni afrodiscendenti si riflettono nelle forti disparità in materia di occupazione, istruzione, alloggio, salute e nelle condizioni di vita in generale, creando i presupposti per una maggiore vulnerabilità di fronte all’attuale pandemia. A livello istituzionale, la mancanza di rappresentanti afrodiscendenti e di dati sufficienti in materia spiegano l’assenza di consapevolezza nei processi decisionali.
Le cause hanno radici storiche complesse: le strutture di disuguaglianza, e le conseguenti discriminazioni razziali, sono il risultato del fallimento nel rimediare ai danni della schiavitù e del colonialismo.
Come dichiarato dagli esperti delle Nazioni Unite, la pandemia COVID-19 non rappresenta semplicemente una nuova crisi, ma complica le crisi già in corso nelle comunità afrodiscendenti a livello globale.