Comitato Europeo dei Diritti Sociali: i reclami collettivi contro l'Italia nel 2022

Nel 2022, il Comitato europeo dei diritti sociali ha accolto quattro reclami pendenti presentate da tre diverse organizzazioni.
Il 31 marzo 2022, il reclamo n. 208/2022 presentata dall'Unione Sindacale di Base (USB) contro l'Italia ha denunciato una violazione dell'articolo 6.4 (diritto alla contrattazione collettiva) della Carta sociale riveduta. Le restrizioni contenute nelle disposizioni della legge n. 146 del 12 giugno 1990 sul diritto di sciopero nei servizi pubblici essenziali sono contrarie all'articolo 6.4 della Carta, afferma il sindacato. Imponendo l'obbligo di fornire le condizioni richieste al momento, l'USB sostiene che tali norme limitano il diritto di sciopero in modo incompatibile con i principi che si possono dedurre dall'articolo citato. Il ricorrente chiede al Comitato europeo dei diritti sociali di dichiarare che gli aspetti sollevati in merito al diritto di sciopero limitano l'esercizio di tale diritto in modo incompatibile con le disposizioni citate della Carta sociale europea.
Il reclamo n. 213/2022 è stato registrato il 29 agosto 2022 dall'Associazione Sindacale Militari (ASSO.MIL). Il caso riguarda l'articolo 12 (diritto alla sicurezza sociale) e l'articolo E (non discriminazione) in relazione a tale disposizione della Carta sociale europea riveduta. L'associazione sostiene che l'Italia ha violato il diritto alla sicurezza sociale non istituendo un fondo pensionistico integrativo per gli ex membri delle forze armate, come previsto dal decreto legislativo n. 124/1993. La discriminazione segnalata, che colpisce i membri delle forze armate, deriva dal trattamento riservato ai dipendenti pubblici che già beneficiano di fondi pensionistici integrativi.
Gli ultimi due reclami dell'anno sono stati presentati dal Sindacato Autonomo Comitato Nazionale Pompieri (CO.NA.PO.) il 15 settembre 2022.
La reclamo n. 214/2022 riguarda gli articoli 2.4 (diritto a condizioni di lavoro eque), 4.1 e 2 (diritto a una retribuzione equa), 12 (diritto alla sicurezza sociale) e l'articolo E (non discriminazione) in combinato disposto con tali disposizioni della Carta sociale europea riveduta. Il sindacato accusa l'Italia di violare la legge ritardando l'attuazione della legge n. 183/2010. Una volta entrata in vigore, la legge equiparerebbe lo status e la retribuzione dei vigili del fuoco italiani attualmente in servizio a quelli degli altri corpi di protezione civile che operano anch'essi in condizioni che mettono a rischio la salute e la vita. Un altro episodio di discriminazione è il trattamento riservato ai vigili del fuoco assunti dopo il 2020, che ricevono una retribuzione più alta a parità di grado rispetto agli altri con maggiore anzianità di servizio. Un secondo reclamo n. 215/2022 che cita le stesse ragioni evidenzia la situazione dei vigili del fuoco italiani in pensione che, come i colleghi in servizio attivo, sono discriminati in termini di pensione a causa del ritardo nell'attuazione della suddetta legge. Anche in questo caso si può notare un favoritismo dovuto alla durata del rapporto di lavoro.